Mauro Romano, ItaliaOggi 28/5/2009, 28 maggio 2009
I TAGLI AL PALAZZO LI FACCIAMO NOI
Nota congiunta dei presidenti. Gettonato il testo Zanda, con 400 deputati e 200 senatori
Schifani e Fini: si riparte dalle proposte già all’esame del senato
Alla fine i presidenti dei due rami del parlamento hanno rotto gli indugi. E hanno chiarito, con una nota congiunta, che il taglio del numero dei parlamentari è un tema che verrà affrontato sulla base delle proposte già arrivate in parlamento. In particolare si ripartirà dalla commissione affari costituzionali del senato, dove il disegno di legge proposto dal senatore Luigi Zanda (Pd), è già stato incardinato. Il suo obiettivo principale è quello di portare i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200.
Insomma, il presidente del senato, Renato Schifani, e quello della camera, Gianfranco Fini, dopo una fitta riunione con i capigruppo di palazzo Madama e Montecitorio, hanno messo un paletto. La riduzione si farà, ma non con un disegno di legge popolare come aveva ventilato nei giorni scorsi il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi. Il quale, con l’obiettivo di dimagrire il corpaccione del Palazzo, aveva detto che una proposta firmata da milioni di cittadini avrebbe messo tutti d’accordo, nel senso che nessuno avrebbe osato ostacolare un percorso chiesto a gran voce dai cittadini. E dire che le proposte che sono oggi nei cassetti di camera e senato sono veramente tante. Molte di esse sono state presentate dal Pd e proprio una di queste, quella avanzata da Zanda, potrebbe essere il punto di ripartenza. Questa proposta intende ridurre il numero dei parlamentari portando a 400 quello dei deputati e a 200 quello dei senatori (per inciso, oggi sono rispettivamente 630 e 315). Assegnato alla commissione affari costituzionali nel novembre dello scorso anno, se ne è iniziato a discutere nei primi mesi del nuovo anno, ma è stato scelto un esame congiunto con altre proposte di legge in materia. Secondo il progetto Zanda, inoltre, otto deputati verrebbero eletti nella circoscrizione estero e lo stesso accadrebbe per quattro senatori.
Dal lato del Pdl, invece, spiccano due testi, uno presentato al senato da Andrea Pastore e l’altro alla camera da Italo Bocchino. Entrambi prevedono 500 deputati e un numero variabile di senatori che, in base alla trasformazione della camera alta in senato federale, vengono eletti dai consigli regionali a seconda degli abitanti: si parte da cinque per le regioni con popolazione inferiore al milione di abitanti e si arriva a 12 per chi ne ha più di sette.
Simile all’ipotesi Zanda, tanto per ritornare nel campo del Pd, è anche una proposta di Olga D’Antona, presentata il 30 aprile del 2008. In questo caso i deputati vengono ridotti a 400 e i senatori a 200. In più è prevista un governo con una composizione al massimo di 15 ministri e 30 sottosegretari. Non poteva poi mancare una proposta dell’Italia dei Valori, sempre molto attenta a cavalcare le polemiche anti-casta. Una proposta in tal senso è stata firmata alla camera da Antonio Borghesi, che l’ha depositata a Montecitorio il 13 maggio del 2008. Il testo, anche in questo caso, prevede 400 deputati e 200 senatori. In più ci sono 12 ministri e al massimo 60 sottosegretari.
Insomma, come si vede i parlamentari italiani, subito dopo le elezioni politiche si sono scatenati in un furore propositivo che quasi non ha eguali. Certo, poi il percorso si è un po’ fermato. Pronto, però, per essere ripreso adesso che le scadenze elettorali sono alle porte. Per adesso, però, la cosa più concreta sembrava la proposta del premier, che aveva annunciato una proposta di legge popolare che ha l’obiettivo di arrivare a 300 deputati e 150 senatori. Berlusconi ha sempre detto che se la pdl porta la firma di milioni di elettori il parlamento non si rifiuterà di approvarla. Adesso però sono scesi in campo Schifani e Fini, facendo capire che quello che giace in parlamento è più che sufficiente per affrontare il tema una volta per tutte. Alla determinazione si è arrivati dopo un confronto all’interno della conferenza dei capigruppo. La situazione, in conclusione, sembra finalmente potersi smuovere. Almeno negli auspici. Per questo non resta che attendere.