M. D. C., Corriere della sera 28/5/2009, 28 maggio 2009
«PECHINO NON LI FERMA PERCHE’ ORA TEME UN’ONDA DI PROFUGHI»
PECHINO – «Aspettare. E poi coinvolgere la Corea del Nord. Adesso occorre pazienza». Andrei Lankov, cattedra alla Kookmin University, è uno dei massimi esperti del Paese, che conosce anche per avervi studiato: dopo la laurea a Leningrado, ha trascorso alcuni anni all’Università Kim Il-sung prima di spostarsi nel Sud e in Australia. La Corea comunista vuole soldi e attenzione e «ha solo due risorse: l’atomo e i missili. Li ha già usati entrambi e gli Usa non hanno reagito. Cosa può fare: attaccare gli americani? I generali statunitensi sarebbero ben contenti… Disseminare tecnologia e materiale nucleare in medio Oriente? Rischioso…».
Le minacce a Seul di ieri? «Seul deve solo aspettare.
Non può far niente e comunque qui al Sud la Corea del Nord non è una questione politica e la gente non ci fa caso». La Cina? «Non ha grandi mezzi per premere su Pyongyang. Ogni misura finanziaria non colpirebbe i leader ma la popolazione. Caso mai funzionerebbe il blocco dei conti personali». E una crisi umanitaria riverserebbe profughi in Cina e Pechino non gradirebbe… «Si parla di sanzioni, ma sono inutili.
Patirebbe la gente, magari morirebbero migliaia di contadini, ma Kim e l’élite non cambierebbero». Che fare, allora? «Lasciare raffreddare la situazione ed evitare segni di resa, come spedire l’inviato di Obama a offrire cibo o aiuti in cambio della quiete».