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 2009  maggio 28 Giovedì calendario

PYONGYANG L’ARMISTIZIO CON SEUL


La Corea del Nord alza ancora la posta del suo gioco di sfida a Oriente e Occidente, alzando la tensione a livelli senza precedenti. Dopo un altro lancio di missili effettuato ieri mattina, Pyongyang ieri ha minacciato i vicini del Sud con un conflitto militare, annunciando di non considerarsi più vincolata dall’armistizio che dal 1953 mantiene una fragile pace lungo il confine del 38° parallelo. E i satelliti americani avrebbero intercettato segnali di attività all’impianto di produzione di combustibile nucleare al reattore di Yongbyon, chiuso qualche mese fa in segno di distensione nei confronti della comunità internazionale.
Dopo il test nucleare che ha ripristinato il programma atomico del regime di Kim Jong-Il, e la conseguente condanna internazionale, nella penisola coreana soffiano venti di guerra. La minaccia dal Nord ha spinto Seul ad aderire al Programma di anti-proliferazione (Psi), iniziativa lanciata dagli Stati Uniti nel 2003, alla quale hanno aderito 90 Paesi. Include manovre militari, e soprattutto autorizza il sequestro in alto mare di navi sospettate di trasportare materiale nucleare e armi di distruzione di massa. Misure che potrebbero interessare da vicino Pyongyang con la sua intensa e segreta attività militare, e infatti ieri il regime ha promesso che «qualsiasi azione ostile, in particolare il fatto di fermare o di perquisire le nostre navi, darà luogo a una risposta militare dura e immediata», recita un comunicato dell’agenzia ufficiale Kcna. L’adesione della Corea del Sud alla Psi è servita da pretesto per rompere l’armistizio, e Pyongyang annuncia ufficialmente che «la penisola coreana ritornerà in uno stato di guerra». I vertici militari di Seul, da parte loro, hanno dichiarato di essere pronti a «rispondere con fermezza» ad ogni provocazione. E Hillary Clinton ha promesso che gli Stati Uniti difenderanno la Corea del Sud, avvertendo che Pyongyang avrà delle conseguenze per i suoi «atti belligeranti».
Una situazione che viene presa sul serio, al punto che la Russia ha annunciato di adottare «le necessarie misure preventive» inclusa una possibile risposta militare, ha spiegato un funzionario dei servizi di sicurezza. Nelle regioni lungo il confine con la Corea del Nord le agenzie di difesa civile e di controllo radiologico sono state allertate «nell’eventualità di un conflitto nella penisola coreana con l’uso di ordigni nucleari». Notizia smentita in seguito da un altro portavoce, ma il Cremlino ha completamente cambiato toni nei confronti del suo ex alleato, e non solo l’ha condannato duramente - insieme alla Cina - ma appare intenzionato stavolta ad appoggiare le sanzioni dell’Onu, come ha fatto capire il ministro degli Esteri Serghey Lavrov, avvertendo però che «non deve essere una punizione fine a se stessa» e che continua a sperare in una ripresa delle trattative con Pyongyang.
Il Consiglio di sicurezza dell’Onu si prepara a mettere a punto una risoluzione che dovrebbe comportare nuove sanzioni contro Pyongyang, in un insolito clima di unanimità. Il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, ha tuttavia affermato che la bozza non vedrà la luce prima della fine della settimana.