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 2009  maggio 28 Giovedì calendario

CARA MERKEL, GUARDATI DAL METTERE PUTIN AL VOLANTE DI OPEL


Per quanto incredibile possa sembrare, Berlino sta per imitare il pasticcio realizzato da Washington con le operazioni di salvataggio dell’industria dell’auto, in questo caso con una virata verso la Russia. I contribuenti tedeschi potrebbero dover finanziare miliardi di euro in garanzie statali per permettere al Cremlino di «salvare» dalla bancarotta la divisione Opel di GM. Dopo settimane di trattative, il cancelliere tedesco Angela Merkel sembra pronta a nominare il candidato privilegiato per l’acquisto di Opel, prima che la casa madre GM ricorra al Capitolo 11 della legge fallimentare statunitense entro il 1° giugno. A quanto pare, tutte le offerte avanzate per Opel (da Fiat, dal fondo di investimento RHJ International e dal fornitore dell’industria automobilistica Magna, che ha presentato un’offerta congiunta con la russa Sberbank) chiedono dai 5 ai 7 miliardi di euro in garanzie statali tedesche, perciò la parola «acquisto» potrebbe non essere la più indicata. Nel corso del mese, le cifre divulgate da GM hanno rivelato una perdita del primo trimestre pari a 1,5 miliardi di euro per i tre marchi europei Opel, Saab e Vauxhaul. Ne consegue che anche Opel avrà bisogno di un prestito ponte da parte dello Stato se vorrà restare operativa in attesa di un’eventuale acquisizione. E tuttavia Berlino sembra determinata a mettere nei guai i contribuenti per proteggere quanti più posti di lavoro possibile dei 25.000 dell’intera Opel. anno di elezioni e i cristianodemocratici insieme ai socialdemocratici al potere temono che la chiusura degli stabilimenti e i licenziamenti in massa possano ripercuotersi sui risultati alle urne di settembre. L’offerta che con ogni probabilità riceverà il via libera da Berlino è quella avanzata dal fornitore austro-canadese Magna, probabilmente per il fatto che il suo piano è quello che promette di salvare il maggior numero di posti di lavoro. Questo dovrebbe sollevare immediatamente qualche sospetto sull’offerta. Gli esperti del settore, infatti, ritengono che la capacità produttiva dell’industria automobilistica europea superi la domanda del 25%, perciò un esubero di soli 2.500 posti di lavoro sembra una prospettiva quantomeno ottimistica.

Nonostante Magna campeggi su tutti i giornali tedeschi, il fornitore di componenti si accaparrerebbe appena il 20% della partecipazione in Opel, accanto a GM (con il 35%) e ai sindacati (con il 10%). Il resto dovrebbe andare alla banca russa a partecipazione pubblica Sberbank, il cui presidente è German Gref, ex ministro dell’Economia e alleato di Vladimir Putin. Così, quest’ultimo avrebbe finalmente una rappresentanza importante in una società occidentale in virtù di una garanzia di prestito da 5 miliardi di euro versata dai contribuenti tedeschi. Sabato scorso, il cancelliere Merkel ha discusso l’offerta Magna-Sberbank con il leader russo. L’accordo prevederebbe una cooperazione tra Opel e Gaz, costruttore automobilistico russo di proprietà di Oleg Deripaska. Il colosso ha gravi problemi finanziari, proprio come Gaz, che è afflitta dai debiti, e in matematica la moltiplicazione di due fattori negativi dà come risultato un numero positivo. Ma combinare due case automobilistiche in perdita non darà risultati analoghi. E per i contribuenti tedeschi il prezzo potrebbe crescere ancora di più. Il giornale tedesco Manager Magazin e Dow Jones Newswires hanno scritto che Commerzbank potrebbe concedere a Magna un prestito di 4 miliardi per l’acquisizione e il finanziamento di Opel. In seguito a un’operazione di salvataggio da 18 miliardi effettuata quest’anno, Commerzbank è ora nazionalizzata al 25%. In altre parole, una banca tedesca controllata dallo Stato presterebbe a Magna il denaro per l’accordo Opel (che richiederà ulteriori garanzie di prestito da molti miliardi di euro) in modo che la casa automobilista tedesca sull’orlo della bancarotta venga gestita da una banca controllata dal Cremlino e cooperi con un produttore russo, anch’esso sull’orlo della bancarotta. Angela Merkel ha dichiarato di voler fare in modo che il denaro dei contribuenti non vada a finire negli Stati Uniti, ma non sembra preoccuparsi del denaro che, invece, andrà ad aiutare un oligarca russo e ad agevolare l’espansione economica del Cremlino in Occidente. Rispetto all’offerta Magna-Sberbank, quella di Fiat, che ha proposto una fusione tra Opel e Chrysler con 6 miliardi di garanzie di prestito tedeschi, sembra invece un esercizio di economia di mercato. A prescindere da chi sarà il vincitore, i miliardi di euro in garanzie statali e prestiti ponte potranno salvare qualche posto di lavoro Opel, almeno per ora, ma solo a spese dei lavoratori di quelle case automobilistiche più efficienti che non ricevono aiuti di Stato. Questi piani danneggiano la buona gestione alterando la concorrenza. La funzione dello Stato non è «salvare» posti di lavoro, ma garantire il contesto adatto alla loro creazione. Inoltre, non è affatto detto che gli eventuali investitori sovvenzionati vogliano rispettare i patti, proteggendo i lavoratori Opel dalla cruda realtà economia. Ma il vero motivo di sdegno è il fatto che Berlino conosce benissimo la linea d’azione più indicata. La scorsa settimana, il ministro dell’Economia Karl-Theodor zu Guttenberg ha affermato che per Opel sarebbe meglio una procedura di «insolvenza ordinaria», da cui potrà rialzarsi nuovamente redditizia, una prassi che a lungo termine salverebbe molti più posti di lavoro di quanto sarebbe in grado di fare qualsiasi operazione di salvataggio. Angela Merkel forse dovrebbe riflettere a fondo prima di sprecare il denaro dei contribuenti, soprattutto se quel denaro dovrà essere usato per mettere Putin alla guida di Opel.