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 2009  maggio 28 Giovedì calendario

VOTO EUROPEO A PREZZI STRACCIATI


Il «tariffario»: da 80 centesimi a 1,5 euro - Il prezzo sale a ridosso delle urne - I «COSTI» - Ad Andria la denuncia di Mancini (Pdl): offerti 2mila consensi per 3mila euro. Rivellini (An) parla di baratto con posti lavoro - «MERCATO» SICILIANO - Al sindaco di Gela Crocetta proposto un «pacchetto» di 500 preferenze a 400 euro «Negli ultimi giorni si arriva anche a 50-60 euro a voto»

Nel libero mercato dei voti europei si può provare a comprare tutto: anche storia e tradizione politica. Cosche e clan al Sud non si fermano neppure di fronte a due cognomi che dovrebbero tenere lontana ogni tentazione: Mancini e Crocetta.
La campagna elettorale per conquistare un seggio a Bruxelles fa i conti con un tariffario che è destinato a crescere in prossimità delle elezioni. I prezzi, per il momento, sono stracciati.
 il 20 maggio quando Giacomo Mancini jr – che con un doppio salto carpiato è passato dal centro-sinistra, che lo aveva eletto nel 2001 al Parlamento, al centro-destra, coalizione con la quale si presenta ora agli elettori non prima di essere transitato nel 2006 nella Rosa nel pugno che lo fece rieleggere alla Camera – si trova in provincia di Bari per convincere anche i pugliesi a votarlo. Il suo numero di cellulare è lo stesso da otto anni: rintracciarlo non è un problema, quel numero lo conoscono migliaia di persone. «L’interlocutore – spiega al Sole 24 Ore il nipote di Giacomo Mancini senior, controversa colonna della storia patria – mi dice di essere un attivista politico che vuole incontrarmi. Ci diamo appuntamento ad Andria, vivo da sempre in mezzo alla gente e faccio della trasparenza una bandiera».
All’appuntamento la sorpresa. Mancini va con il suo staff e trova ad accoglierlo tre persone che dopo i saluti di rito e qualche convenevole spiegano di controllare 10 sezioni in provincia e mettono a disposizione un pacchetto di 2mila voti sicuri. «In cambio della X sul mio cognome – continua Mancini – dovevo sganciare 3mila euro». A conti fatti il prezzo è un affare: 1,5 euro a voto. «Su questo calcolo – dice l’eurocandidato del Pdl – abbiamo ironizzato con il mio staff ma prima ho liquidato i tre dicendo che i voti li conquisto e non li compro». Reazioni del trio acchiappacandidati? «Nessuna – spiega Mancini ”. Hanno girato i tacchi e se ne sono andati, magari pronti a offrire i voti a qualcun’altro».
Nessuna denuncia alle forze dell’ordine: Mancini ha preferito rendere pubblico l’episodio, che non è unico. «Le campagne elettorali – afferma – costano e sono molti quelli che si offrono per allestire sedi e comitati elettorali improvvisati». Gratis? No di certo.
Dalla Puglia alla Sicilia la musica non cambia. Rosario Crocetta è il sindaco di Gela (Caltanissetta). Una vita spesa per contrastare le cosche locali, a partire dagli Emmanuello che gliel’hanno giurata dopo che ha messo la cosca alla berlina e ha licenziato dal Comune Virginia Di Fede, la moglie del boss Daniele Emmanuello, ucciso il 3 dicembre 2007 dalla Polizia che lo stava catturando dopo una latitanza di 11 anni. In campagna elettorale Crocetta vive come sempre scortato e con la certezza di essere nel mirino. Nonostante questo – forse per sfregio, forse per impunità – le cosche hanno contattato il suo staff per mettere sul banco il pacchetto di voti. «Hanno chiamato alcuni giorni fa la mia segreteria – spiega Crocetta – proponendo un pacchetto: ogni 500 voti avrei dovuto pagare 400 euro». Crocetta non sa dire se comprandone qualche migliaio avrebbe goduto di sconti, promozioni o agevolazioni. Resta il fatto che, rispetto alla Puglia, il prezzo è circa la metà: 80 centesimi a voto. «I volontari che mi accompagnano – spiega divertito – hanno fatto appena in tempo a rispondere di offrire i voti ad altri. Stavano attaccando la cornetta quando l’interlocutore è stato colto dalla sorpresa e li ha trattenuti ancora un po’: dite a Crocetta che qui così fan tutti, che c’è di strano a comprare dei voti?».
Il sindaco di Gela spiega nei minimi dettagli i meccanismi. «Nell’ultima settimana – afferma – il prezzo di un voto in Sicilia sale fino a 50, 60 euro e le cosche non si fermano di fronte a nulla. Non si spiegherebbe altrimenti perché candidati sconosciuti raccimolino nelle varie competizioni elettorali migliaia di voti che li portano a conquistare magicamente un seggio. La storia di Antonello Antinoro, l’ex assessore regionale ai Beni culturali in Sicilia indagato per voto di scambio, eurocandidato per l’Udc, non rappresenta solo il passato». In questa campagna elettorale le città siciliane sono piene dei suoi manifesti e sono in molti a chiedersi dove Crocetta trovi le risorse. «Le campagne elettorali – spiega – sono costosissime ma ho aperto, come sempre, un conto corrente dove in massima trasparenza viene segnato ogni centesimo. I bonifici bancari sospetti vengono rispediti al mittente».
Se dalla Sicilia si risale la penisola fino a Napoli la musica cambia poco. Enzo Rivellini è il capogruppo in Regione Campania di quella che una volta, prima di sciogliersi nel Pdl, era An. Si presenta agli elettori dopo anni di battaglie contro sprechi e malaffare nella sua terra. Nonostante tutto, quando si trova a parlare al telefono con i suoi potenziali elettori, non manca chi azzarda colpi bassi. «Soldi no – spiega – nessuno me li ha mai chiesti. Sanno che non trovano terreno fertile ma qualcuno che prova a buttare lì l’idea di un figlio disoccupato da piazzare non manca mai». Per uscirne basta l’ironia. «Dico sempre che può esserci un maresciallo all’ascolto – chiosa Rivellini – ma resta il fatto che bisogna riflettere sulla drammaticità delle condizioni in cui si trova il Sud».
Non sarà certo un tariffario – aggiornato fino all’ultimo momento dai bookmaker del voto di scambio – a salvarlo dalle difficoltà in cui si trova.