Diodato Pirone, il Messaggero 28/5/2009, 28 maggio 2009
BERTA: STA NASCENDO UN NUOVO MODELLO PRODUTTIVO
«Il caso Opel è uno dei passaggi della rivoluzione epocale che sta vivendo il settore dell’auto. A cento anni dalla nascita della Ford T, prima auto di massa, e della catena di montaggio, l’auto entra in un nuovo mondo. Il modello di riferimento - sia come prodotto che come sistema produttivo - forse non sarà più americano o giapponese ma magari cinese o indiano con auto più semplici, più sobrie e meno costose». E’ l’analisi di Giuseppe Berta, torinese, professore di storia dell’industria alla Bocconi.
Professore ma lei se l’aspettava questo marasma?
«C’erano molti segnali ma adesso la crisi sta accelerando tutto. Basti dire che 10 anni fa GM con le sue controllate europee e asiatiche copriva il 23% del mercato mondiale dell’auto»
Quali erano i segnali?
«GM per mezzo secolo è stata ininterrottamente fra le prime tre aziende migliori fra le 500 della classifica di Fortune ma da 10 anni perdeva soldi. GM e Chrysler sono sopravvissute a loro stesse grazie alla moda dei SUV ma la loro capacità innovativa era finita»
Anche perché i giapponesi...
«Quello della Toyota è un caso straordinario di crescita senza acquisizioni. Tuttavia il suo ”kaizen”, l’eccellente modello produttivo basato sul miglioramento continuo, è stato messo in discussione dall’ansia di raggiungere il primato mondiale. A quel punto l’azienda nipponica è stata colta in contropiede e come l’implosione di GM anche per Toyota è accaduto l’impensabile: il gigante sta subendo perdite colossali»
In questo contesto la strategia di Marchionne qual è?
«Semplice: mentre tutto il mondo va per aria noi raccogliamo i cocci, li ripuliamo e giochiamo d’anticipo. Ma nel mondo sta emergendo anche un’altra strategia che peraltro anche Fiat sta studiando da tempo»
Quale?
«Quella dei produttori indiani e cinesi che dicono: i nostri clienti vogliono auto semplici, vendiamo queste auto anche agli occidentali. Noi oggi siamo abituati ad auto con mille gadgets e a scegliere fra mille colori. Domani la Nano dell’indiana Tata costerà sui 5 mila euro»
Qual è la lezione del caso Opel?
«Che manca l’Europa. Ogni Stato vuol mantenere le industrie che ha e Berlino non vuole troppi fastidi per Volkswagen. Ma questi fortini non reggono: la fabbrica è il luogo del cambiamento. Guardiamo a quello che sta facendo Obama in America: per legge ha stabilito che tutte le auto Usa devono consumare meno. L’Europa invece non riesce a spendere un euro per i motori elettrici che pure potrebbero aiutarci a uscire prima dalla più grave crisi da 80 anni a questa parte».