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 2009  maggio 28 Giovedì calendario

Per decidere a chi dare Opel, il go­verno tedesco ha organizzato una specie di Grande fratello: i tre pre­tendenti chiusi ciascuno in una stanza diversa e obbligati a rispon­dere alle domande di una squadra planetaria formata da politici e sindacalisti tedeschi, rappresen­tanti della General Motors e invia­ti di Obama

Per decidere a chi dare Opel, il go­verno tedesco ha organizzato una specie di Grande fratello: i tre pre­tendenti chiusi ciascuno in una stanza diversa e obbligati a rispon­dere alle domande di una squadra planetaria formata da politici e sindacalisti tedeschi, rappresen­tanti della General Motors e invia­ti di Obama. I giornali hanno volu­to ad ogni costo scrivere che ieri sera lo sposo sarebbe stato scelto e subito dopo il matrimonio celebra­to. Illusione: una decisione tanto affrettata non aveva logica – nel quadro di conflittualità elettorale tedesco – e non era neanche tecni­camente possibile, dato che fino al 1˚ giugno il destino di Opel è in definitiva nelle mani di Gm e Berli­no potrà fare molto per i lavorato­ri tedeschi della Opel, ma sempre quando avrà capito le intenzioni della casa madre.

Gm non è ancora fallita?
Fallirà il 1˚ giugno, cioè lunedì prossimo, quando verrà in sca­denza un bond da un miliardo a cui non farà onore. Ieri è stato compiuto un passo importante sulla strada del Chapter 11: Gm aveva offerto ai suoi azionisti il 10% della Gm futura, in cambio delle vecchie azioni e della ri­nuncia ad ogni azione legale. Un concambio che non ha accettato praticamente nessuno. Non si creda che, dopo la proclamazio­ne della bancarotta pilotata, la mano passi del tutto ai tedeschi: Obama vuole mettere su Gm an­cora una cinquantina di miliardi e impadronirsi del 70 per cento della casa. Il presidente vuole ri­strutturare il suo settore automo­bilistico in prima persona, Mar­chionne è un suo uomo e i giochi­ni dei partiti a Berlino non posso­no interessarlo più di tanto. Se Chrysler e Gm non dovessero in­trecciare i loro destini – come sembra più che possibile – po­trebbe esserci un problema nella cessione di Opel a Fiat: Gm infat­ti rafforzerebbe con questa mos­sa il suo futuro concorrente Chrysler. Ma naturalmente è del tutto possibile che anche Gm di­venti un partner dei torinesi. Si sa già che per cedere le attività in America Latina – che a Mar­chionne piacerebbero molto – General Motors chiede una par­tecipazione del 30% nella nuova società. Anche se le architetture societarie sono per ora un miste­ro, con questa mossa Gm entre­rebbe per forza in qualche modo nel capitale di Chrysler.

Credevo che la partita si gio­casse soprattutto a Berlino.
Berlino è decisiva perché preste­rà un miliardo e mezzo a Opel per tenerla in vita fino all’arrivo del nuovo socio. Che ieri non è stato scelto. Gm ha fatto un pas­so importante per la sopravvi­venza della sua controllata tede­sca: ha trasferito a una sua socie­tà in Germania – la Adam Opel GmbH – stabilimenti, rete vendi­ta e tecnologie di Opel e Vau­xhall. Tenendosi però il debito. In questo modo, il futuro socio dovrà far fronte all’esposizione verso lo Stato e a nient’altro.

Fiat ha più chance.
Io dico che Fiat ha chance note­voli, superiori a quelle di Ma­gna. Gli svedesi hanno comuni­cato ufficialmente che il Lingot­to è fra i tre pretendenti di Saab (partita Gm anche questa). Ieri poi il Financial Times ha final­mente scritto la verità e cioè che il piano Fiat è migliore del pia­no Magna. Le cito il passaggio: «La migliore opzione è Fiat, an­che se i rivali di Magna sembra­no aver persuaso molti politici e sindacalisti che la proposta del gruppo canadese è la migliore per la Germania». In questo sen­so tutte le spinte a rinviare fan­no il gioco della Fiat, perché con le elezioni alle porte è diffi­cile per un premier smentire il sindacato. Ho anche l’impressio­ne che i socialdemocratici abbia­no fatto un errore grave.

Quale?
Se, per ipotesi, domani mattina il governo scegliesse Magna, gli avversari della Merkel alle ele­zioni potrebbero cantare vitto­ria e attribuire a se stessi il meri­to di quella scelta. Lei capisce che la Cdu non può permetterlo. Noti che né la Merkel né Gutten­berg si sono mai pronunciati uffi­cialmente per la Fiat. Questo ren­derebbe l’eventuale scelta dei to­rinesi meno colorata politica­mente.

Come faranno a non sceglie­re?
Ma intanto l’apertura del Chap­ter 11 per Gm porterà la faccenda avanti di un mese, cioè arrivere­mo senza sforzo alla fine di giu­gno. Subito dopo si perderà un po’ di tempo a recitare le punta­te del Grande fratello con i pre­tendenti. C’è anche un avance ci­nese, fatta dalla Baic, la quale avrebbe promesso di non licen­ziare nessuno. I tedeschi hanno risposto: è arrivata in ritardo, non abbiamo neanche fatto in tempo ad aprire il fascicolo. Ma più in là verranno buoni anche loro per guadagnare le settima­ne che servono a superare il 27 settembre, data delle elezioni te­desche. Il partito del rinvio è in crescita: ieri ne ha parlato favo­revolmente la Faz (la Frankfur­ter Allgemeine Zeitung) e persino Armin Schild, un sindacalista della Ig Metall che s’è fatto inter­vistare dalla Berliner Zeitung, ha raccomandato: «Niente fretta». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 28/5/2009]