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 2009  maggio 28 Giovedì calendario

DAL CASO MILAZZO ALLA RETE DI ORLANDO, SICILIA «APRIPISTA»


QUANDO FIN IL CENTRISMO - Alla fine degli anni ’50 Milazzo, in disaccordo con Fanfani, fa la giunta con Pci e Msi. Poco dopo il primo centro-sinistra a Roma

Spesso, nella storia della Repubblica, le vicende politiche della Sicilia hanno anticipato e lasciato intravedere scenari che si sono realizzati in campo nazionale. Si comprende quindi che la vicenda Lombardo e la crisi della sua giunta, con relative divisioni nel Pdl, possano andare anche oltre lo stretto di Messina. Come è accaduto in un passato più e meno recente.
Tra il 1958 e il 1960 la miccia che portò alla liquidazione del centrismo e all’accelerazione e all’avvio del centro-sinistra (quello con Nenni) fu accesa dalla vicenda Milazzo. Vale a dire dalla costituzione in Sicilia di una giunta regionale, presieduta da Silvio Milazzo, un democristiano di origine sturziana che non godeva della fiducia del leader del suo partito e presidente del Consiglio, Amintore Fanfani. Ma che tuttavia ottenne la fiducia del Consiglio regionale per il concorso dei voti determinanti di comunisti e missini. Milazzo fu espulso dalla Dc e formò l’Unione cristiano sociale che, subito dopo, ottenne un buon risultato elettorale.
La crisi della Dc siciliana ebbe rapide e numerose ripercussioni a livello nazionale. Fanfani perse la presidenza del Consiglio e la segreteria Dc, lasciandole rispettivamente ad Antonio Segni e ad Aldo Moro. Nel frattempo nasceva la corrente dorotea, la più forte nella storia della Democrazia cristiana. Ma soprattutto, con la caduta del governo Segni e il fallimento rovinoso del tentativo Tambroni, si chiudeva definitivamente la stagione del centrismo e si avviava, con il recupero di Fanfani, la stagione del centro-sinistra. Non c’è una meccanica riproposizione degli schemi siciliani nella politica nazionale, ma i primi (il caso Milazzo e dintorni), scuotendo gli equilibri interni della Dc, anticipano il nuovo corso dell’apertura a sinistra.
Anche la crisi del centro-sinistra degli anni 90 e il rinnovamento politico segnato dalla stagione di Tangentopoli vengono anticipati da vicende siciliane. Sulla spinta di una ferma e dura denuncia delle connivenze della politica locale con la mafia, a Palermo, Leoluca Orlando nel 1990 ottiene un successo straordinario: oltre 70mila preferenze con il suo partito (la Dc) che passa dal 35 al 45% dei voti. Contro Orlando insorge tutta la Dc nazionale e locale (De Mita non è più a piazza del Gesù ed è iniziata la stagione del Caf). E così il vincitore delle elezioni amministrative perde la poltrona di sindaco e fonda una nuova forza politica, "La Rete", fortemente osteggiata dalle gererchie ecclesiastiche siciliane, ma con il sostegno di un autorevole gesuita come padre Bartolomeo Sorge.
I successi di Orlando a Palermo ma anche di Enzo Bianco a Catania, anticipano e accompagnano la stagione dei sindaci di centro-sinistra a livello nazionale: Rutelli e Veltroni a Roma, Castellani e Chiamparino a Torino, Cacciari a Venezia, Bassolino a Napoli. Ma anche l’irrompere sulla scena politica di Silvio Berlusconi e l’avvio di un robusto declino dei partiti del centro-sinistra è raccolto e amplificato subito dalla Sicilia. Basti ricordare il "cappotto" con il quale nel 2001 l’alleanza di centro-destra stravinse le elezioni politiche nell’isola, fino al disastro elettorale segnato nelle ultime elezioni regionali dal Pd e dalla sinistra nel suo complesso.
Sarebbe azzardato concludere che il caso Lombardo sia una pura e semplice riproposizione (50 anni e passa dopo) del caso Milazzo. Ma qualche somiglianza forte si coglie sin d’ora: nel 1958 si divideva in Sicilia e a Roma la Dc; oggi si dividono, in Sicilia e a Roma, i più autorevoli capi del Pdl. Senza contare i contenuti per i quali Lombardo ha deciso di rompere: il mancato rispetto del patto con Berlusconi «per la rinascita dell’isola». Come evidenzierebbe la vicenda dei fondi per le aree sottosviluppate. In fondo, autonomismo e indipendentismo non sono solo patrimonio della Lega e del Nord. Pur senza citare il separatismo di Finocchiaro Aprile, Lombardo lo ha già ricordato.

MILAZZISMO E OLTRE
Milazzismo? Siamo tra il 1958 e il 1960. Silvio Milazzo (nelle foto in alto a sinistra), in forte disaccordo con l’allora presidente della sua Dc nonché presidente del Consiglio Amintore Fanfani (nella foto in alto a destra), vara in Sicilia una giunta sostenuta da comunisti e missini. Poco dopo fallisce a Roma tra scontri di piazza il governo Tambroni, monocolore Dc sostenuto esternamente dal Msi: è l’avvio della stagione di centro-sinistra. Nel 1962 proprio Fanfani forma il suo quarto governo, questa volta di coalizione (Dc, Psdi e Pri con l’appoggio esterno del Psi), iniziando così l’esperienza delle maggioranze di centro-sinistra. Finisce l’epoca del centrismo. All’inizio degli anni Novanta è ancora la Sicilia il laboratorio politico nazionale: il democristiano Leoluca Orlando (nella foto in basso) inizia a Palermo la stagione di successo che lo porterà a essere eletto sindaco nel 1993 dopo aver lasciato la Dc e fondato la Rete, prodromo dell’Ulivo prodiano