Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La faccenda dell’Iva sugli abbonamenti Sky sarebbe chiusa. L’Europa ha detto che le sta bene la soluzione Tremonti-Berlusconi – cioè portare l’imposta sul valore aggiunto dal 10 al 20 – e tanto basta.
• Quindi non ci sarà un ripensamento?
Direi di no. Ieri c’è stato tutto un palleggiamento di responsabilità, il cui senso francamente mi sfugge, palleggiamento che ha tirato in ballo persino il governo Prodi e l’ex ministro Visco. Il quale è stato sentito dalla Stampa e ha detto che pressioni per portare l’Iva di Sky al 20 vi furono. Ha fatto capire che vennero proprio da Mediaset, ma che lui e Prodi non si sognarono nemmeno di dar retta a quelle richieste e anzi presero in considerazione l’ipotesi di abbassare l’Iva anche a Mediaset e alla Rai. Perché il problema – è sempre Visco che parla – non era di portare l’Iva di Sky al 20 per cento, ma di far pagare ai tre soggetti concorrenti la stessa Iva, in modo che non ci fossero sperequazioni.
• Figuriamoci se Prodi avrebbe fatto questo favore a Berlusconi.
Ma guardi che per le aziende di Berlusconi il problema dell’Iva si pone, in maniera molto contenuta, solo per il digitale. I clienti Mediaset vedono Canale 5 e il resto senza pagare niente, dunque non corre nessuna Iva. E per la Rai il canone (che nel 2009 verrà aumentato di un euro e mezzo) è in realtà una tassa sul possesso dell’apparecchio. vero però che Mediaset si dava da fare perché questo vantaggio dell’Iva dimezzata a Sky non fosse concesso. La commissione europea dice di aver ricevuto un reclamo nell’aprile del 2007. Non dice chi fosse a reclamare, ma non è difficile immaginare che si trattasse proprio di Mediaset. Questo reclamo diceva: questa Iva al 10 per cento non è giusta. Il 29 gennaio 2008 Prodi dovette assicurare l’Europa che le varie Iva sarebbero state allineate (il suo governo era appena andato per aria) e l’11 aprile – due giorni prima del voto – Bruxelles scrisse a Roma sollecitando l’applicazione di «un’Iva ridotta identica» del 10% tra Sky e digitale terrestre Mediaset». Dopo questo c’è l’intervento di Tremonti, che invece di ridurre tutti al 10, ha portato Sky al 20. Aveva diritto di farlo e non capisco perché senta il bisogno di cercarsi una copertura a Bruxelles.
• Berlusconi è furibondo.
E’ furibondo perché Sky lo martella dagli schermi. Avrebbe perso tre punti secchi – lui personalmente, non il governo – negli indici di gradimento che si fa consegnare tutti i giorni. Ce l’ha con la D’Amico, che si prepara a massacrarlo domenica prossima in un momento di massimo ascolto. due giorni che il Cavaliere ha ricominciato a tuonare contro le sinistre con una foga che non si sentiva da un pezzo. Murdoch e le sinistre alleate contro di me, il conflitto di interesse di Veltroni che sarebbe pappa e ciccia con Sky…
• E’ vero?
Murdoch è un editore di estrema destra in tutto il mondo e in particolare negli Stati Uniti, dove la Fox è stata una sostenitrice di Bush molto faziosa. In Italia i rapporti con Berlusconi sono andati bene fino al 2003, e nel 2001 vi fu anche una lunga trattativa per indurlo a comprarsi Mediaset, trattativa fallita per l’opposizione dei due primi figli del Cavaliere. Dopo il 2003, buio. Murdoch è di destra, ma si fa gli affari suoi: se non può avere amico il presidente del Consiglio, perché il presidente del Consiglio è anche un suo concorrente (caso unico al mondo), andrà a cercare appoggi all’opposizione. Ai tempi di Prodi, aveva tra i suoi consulenti gente del Professore e se li portò alle trattative con Tronchetti ai tempi della faccenda Telecom, faccenda finita, come ricorderà, male. Senza farla troppo lunga: un tycoon non sta in piedi senza appoggi politici e l’unica sponda disponibile in Italia, in quel campo, è a sinistra. Perciò il nostro magnate, destro ovunque, fa il democratico qui.
• Veltroni ha difeso i tifosi. Una dichiarazione molto forte.
Sì, e il centro-sinistra sta disperatamente tentando di far passare l’equazione: tifosi = popolo = poveri e quindi «aumentando l’Iva di Sky il governo colpisce il popolo, cioè i poveri». Anche la Castellina, anni fa, disse qualcosa a proposito della partita come diritto inalienabile dei popoli. Mah. Bazoli, capo di Banca Intesa, e Profumo, capo di Unicredit, sono tifosissimi (del Brescia e dell’Inter), ma non mi sembrano troppo ”popolo”, almeno nel senso veltroniano del termine. Ieri Riccardo Barenghi, cioè Jena, il velenoso corsivista della Stampa che fu già direttore del Manifesto, ha messo giù questa battuta: «Comunicato del Pd: “La Direzione del Partito si riunirà il 19 dicembre. I lavori saranno aperti dal segretario Veltroni e conclusi dal compagno Murdoch”». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 4/12/2008]
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