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 2008  dicembre 04 Giovedì calendario

MILANO

Nella partita sul raddoppio dell’Iva per gli abbonati di Sky, adesso è arrivato un segnale anche dal centro dell’impero cui fa capo la pay tv italiana. Rupert Murdoch, presidente e amministratore delegato di News Corporation, avrebbe infatti preso carta e penna per scrivere direttamente a Silvio Berlusconi. Così riferiscono fonti newyorkesi vicine al colosso multimediale Usa. Nessuno conosce in dettaglio i contenuti della lettera, ma pare che i toni non siano particolarmente cordiali. Tantopiù che, solo pochi giorni fa, Murdoch si era ritrovato di fronte a un’altra notizia inattesa, sempre proveniente dalle aziende che fanno capo al premier italiano. Risale al 24 novembre, quando la Fininvest, cioè la holding della famiglia Berlusconi, ha annunciato di avere in mano il 3% di Premiere, la pay tv tedesca di cui il magnate australiano-americano ha il controllo con il 25% del capitale. Il pacchetto azionario è stato acquistato in diverse tranche negli ultimi 13 mesi e, nelle intenzioni espresse dall’amministratore delegato Pasquale Cannatelli, è destinato a essere aumentato fino al 5%. Fininvest ha subito messo in chiaro che si tratta di un investimento finanziario e che non ha alcuna intenzione di chiedere un posto nel board dell’emittente. Ma a Murdoch, quella mossa avrebbe comunque provocato un po’ d’inquietudine.
Del resto, gli alti e bassi hanno sempre caratterizzato i rapporti fra il gran capo di News Corp e Silvio Berlusconi. E’ stato così fin dall’inizio, nel ’95, quando l’imprenditore italiano incontrò Murdoch per discutere di un’eventuale cessione di Mediaset. Una trattativa che tornò d’attualità nel ’98, poi ripresa nel 2001 e nel 2004. Con Murdoch che, in ogni occasione, è rimasto a bocca asciutta.
La vicenda dell’Iva per Sky segna dunque uno dei tanti «bassi » della loro storia. E che Murdoch non sia disposto a gettare la spugna è evidente. Basta osservare l’atteggiamento tenuto in questi giorni dal vertice della pay tv italiana: dalla campagna d’informazione sull’«aumento delle tasse per 4,7 milioni di famiglie italiane», fino all’invito a tutti gli abbonati a inviare messaggi di protesta al governo. Con il risultato che soltanto ieri mattina l’ufficio stampa del Tesoro si è visto arrivare oltre 2 mila email di utenti indignati. Senza contare le puntualizzazioni con cui l’emittente ha replicato alle dichiarazioni del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. L’offensiva è continuata anche ieri. Sky ha infatti diffuso un nuovo messaggio, con spot di 15 e 30 secondi, in cui ha messo in fila i prodotti che in Italia godono di un regime Iva agevolato: «dalle uova di struzzo ai francobolli da collezione, dal latte ai tabacchi grezzi, dai prodotti editoriali su carta stampata al canone Rai». «Se credete che la decisione di raddoppiare l’Iva sul vostro abbonamento sia sbagliata, scrivete una mail al Tesoro », è tornata a sollecitare. E anche la nota con cui la Ue ha dichiarato «chiusa» la vicenda è stata utilizzata dall’emittente per precisare che la stessa Commissione di Bruxelles avrebbe in realtà preferito dal governo italiano una scelta diversa, quella di applicare a tutte le emittenti televisive digitali un’aliquota Iva del 10% anziché del 20%. «La Commissione – recita la lettera inviata lo scorso 12 aprile da Bruxelles all’esecutivo – è del parere che le trasmissioni via etere (Dvb-T, il cosiddetto digitale terrestre
ndr) debbano essere soggette a un’aliquota ridotta identica a quella applicata alle stesse trasmissioni che utilizzano le piattaforme tecniche Dvb-C e Dvb-S (cioè le tv via cavo e satellitari) e che questo aspetto della legislazione italiana debba essere modificato».
Giancarlo Radice