Diego Longhin, la Repubblica 4/12/2008, 4 dicembre 2008
Il Comune pensa di vendere la Mole, il simbolo della città. Ma non solo: nell´elenco dei "gioielli di famiglia" da cedere figurano i teatri Regio e Carignano, oltre al Borgo Medievale, nel parco del Valentino, in riva al Po
Il Comune pensa di vendere la Mole, il simbolo della città. Ma non solo: nell´elenco dei "gioielli di famiglia" da cedere figurano i teatri Regio e Carignano, oltre al Borgo Medievale, nel parco del Valentino, in riva al Po. La soluzione ha dell´incredibile, ma sarebbe colpa del bilancio, in difficoltà. E per chiudere si potrebbero adottare soluzioni estreme. La cessione del simbolo della città permetterebbe al Museo del cinema di rafforzare il suo patrimonio e di indebitarsi con le banche. Così il Comune potrebbe tagliare i contributi all´ente. E il meccanismo varrebbe anche per altre fondazioni culturali: il Regio, lo Stabile e la Fondazione Musei. Non c´è nulla di ufficiale, nemmeno una lettera tra l´amministrazione guidata da Sergio Chiamparino e i vertici delle fondazioni, ma a dar corpo alle voci che si rincorrono da giorni ci ha pensato il vicepresidente del consiglio comunale, Michele Coppola, esponente di Forza Italia. In un´interpellanza chiede chiarimenti al primo cittadino e agli assessori sulla cessione del simbolo della città e degli altri gioielli immobiliari, «sperando di essere smentito, anche perché è scellerato immaginare uno scambio del genere: sostituire i contributi chiedendo di approvare un´alienazione di beni così importanti per la collettività per far indebitare ancor di più le fondazioni e diminuire i trasferimenti». Una vendita che sarebbe a titolo gratuito, sempre secondo le voci. Anche i presidenti degli enti culturali, come il sovrintendente del Regio, Walter Vergnano, e la numero uno della Fondazione Musei, l´ex sindaco Giovanna Cattaneo Incisa, parlano di indiscrezioni. Ma si sarebbero già confrontati sulla questione, sempre informalmente, per capire di che cosa si tratti e quali sarebbero i contorni dell´operazione. Non si tratta di immobili di poco conto, ma di pezzi pregiati, a partire dalla Mole, su cui pesano anche vincoli. Una cessione non sarebbe un intervento semplice. A dar corpo alle voci, però, ci pensa l´assessore alla Cultura, Fiorenzo Alfieri. «Non ci vedo nulla di strano - spiega - il Comune ha degli impegni finanziari con gli enti, impegni che non è detto si riescano a mantenere a partire già da quest´anno. Cedendo il patrimonio che le fondazioni hanno già in gestione si permette alle stesse di indebitarsi e di far fronte alle spese anche per realizzare i cartelloni degli spettacoli». Nulla di strano. Ma la Mole sarà messa in vendita? «Non so se sarà la Mole - dice l´assessore - già in passato si sono fatte operazioni del genere. E poi il Museo del cinema è partecipato dal Comune e dalla Regione. Non si cede a un privato. Nulla è stato deciso, se ne è solo discusso». E poi attacca l´esponente di Forza Italia: «Anche a Verona per il deficit dell´ente lirico il Comune ha ceduto degli immobili con l´avvallo del ministro Bondi e del suo capo di gabinetto, Nastasi, nominato commissario della fondazione Arena». I colleghi di Alfieri, però, bocciano quelle dell´esponente azzurro come «fantasie». Il titolare del Bilancio, Gianguido Passoni, cerca di rimettere ordine. «Non facciamo né vendite alla Totò né cessioni gratuite - spiega - chi sostiene questo, a iniziare da Forza Italia, lo fa solo per strumentalizzare e per ragioni politiche, sparando nel mucchio». Solo giochi politici, per accreditarsi nel mondo della cultura, alla vigilia di una delicata riunione sul bilancio. E aggiunge: «Si è aperta solo una discussione, molto tecnica, per rafforzare il patrimonio delle fondazioni, ipotizzando di modificare il diritto d´uso trentennale che gli enti hanno rispetto agli immobili in diritto di superficie, facendo chiarezza su questioni che riguardano la manutenzione».