Emilio Manfredi, L’Espresso, 4 dicembre 2008, 4 dicembre 2008
Somalia. La Somalia non ha un governo centrale capace di controllare il territorio dal 1991, quando il presidente Siad Barre venne deposto
Somalia. La Somalia non ha un governo centrale capace di controllare il territorio dal 1991, quando il presidente Siad Barre venne deposto. Nelle regioni settentrionali, ex colonia britannica, un accordo tra clan ha garantito la nascita della Repubblica auto-proclamata del Somaliland, non riconosciuta internazionalmente, ma pacifica. Nel resto del Paese (ex Somalia italiana) la lotta per il potere è sfociata in guerra civile. Nei primi anni ”90 fu guerra per il dominio all’interno del clan Hawiye: Ali Mahdi Muhammad, esponente di spicco del sotto-clan Abgal Harti e il generale Mohammad Farrah Aidid, del sotto-clan Habar-Gedir Saad, insieme per cacciare Siad Barre, non trovarono un accordo per la successione. L’intervento delle Nazioni Unite e dell’esercito americano non riportò la pace. Nel ”95 l’Onu ritirò i caschi blu, la Somalia venne abbandonata e il territorio rimase diviso in piccoli feudi. Le conferenze di pace si sono intanto ripetute una identica all’altra: pretenziose e incapaci di formare governi che raccogliessero consensi. L’ultimo vertice, nel 2004 in Kenya, ha dato vita al Governo federale di transizione (Tfg), spalleggiato dall’Etiopia e guidato dal presidente Abdullahi Yusuf, del clan Darod-Majerteen. Il Tfg avrebbe dovuto riunificare la Somalia e portarla a elezioni nel 2009. Ma il governo è rimasto a vegetare a Baidoa, vicino al confine etiope fino al 2006, quando l’Unione delle Corti islamiche (un movimento religioso finanziato da uomini d’affari somali) ha preso il controllo del centro-sud della Somalia. La calma è durata sei mesi. Poi l’Etiopia, minacciata dalla possibile creazione di un vicino Stato islamico, è intervenuta. L’esercito etiope ha sbaragliato gli islamisti e instaurato il governo a Mogadiscio. Molti islamisti sono scappati, altri, come il gruppo di Al Shabab, hanno organizzato la guerriglia che oggi controlla buona parte del Paese.