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 2008  dicembre 04 Giovedì calendario

CRISTINA BASSI, LUCA DELLO IACOVO E ANTONIETTA DEMURTAS PER PANORAMA, 4/12/2008

Tutte le Rivoli d’Italia Scuole a rischio Quella del liceo Darwin è solo la punta visibile. Secondo i vigili del fuoco, il 60 per cento dei 10 mila istituti monitorati non ha l’idoneità statica. Ma tra mancanza di fondi e intoppi burocratici i lavori avvengono con il contagocce.
Nella scuola Antonello da Messina di Palermo raccolgono l’acqua con i secchi: quando piove le gocce filtrano dal soffitto e cadono sul pavimento. un edificio del Settecento che ospita circa 800 alunni di elementari e medie. Le condutture del sistema di riscaldamento sono state montate nel controsoffitto. Il dirigente scolastico, Piera Messina, parla di una «corrispondenza infinita» di lettere inviate al comune: gli addetti degli uffici tecnici hanno controllato l’istituto più volte, ma i fondi per i lavori sono insufficienti. Non sono gli unici dissesti dell’istituto: un altro edificio del comprensorio è stato finito nel 2002, eppure le macchie di umidità hanno già invaso alcuni muri. Gli insegnanti, inoltre, aspettano la consegna di un terzo stabile, attrezzato con laboratori: le opere di ristrutturazione sono iniziate a luglio dopo quattro anni di attesa. «Nel vecchio edificio prevediamo un intervento immediato: il problema era l’impermeabilizzazione del tetto» dice Marcello Caruso, assessore alla Pubblica istruzione. E per le infiltrazioni nell’edificio nuovo? «Ci rivarremo sulle imprese che hanno eseguito i lavori» replica l’esponente della giunta comunale. Un caso limite? Non proprio: ritardi, distrazioni, carenze di budget colpiscono a macchia di leopardo molte scuole della Penisola. Ma quanti sono gli istituti come quello di Rivoli in cui il crollo di una controsoffittatura ha ucciso il diciassettenne Vito Scafidi?Le statistiche più recenti indicano un grave ritardo sulla sicurezza. Il sindacato dei vigili del fuoco Confsal ha monitorato 10 mila edifici scolastici: il 60 per cento non ha il certificato di idoneità statica e il 75 per cento è privo della documentazione per la prevenzione incendi. A Milano le due sedi del liceo linguistico Manzoni, circa 40 aule, qualche problema l’hanno avuto: scarafaggi nei sottoscala, riscaldamento rotto, cedimenti di finestre, un buco nel soffitto della biblioteca. stato il comune del capoluogo lombardo a fondare lo storico istituto milanese nel 1884; adesso è in costruzione una nuova sede nella zona di Loreto, ma sarà agibile tra un anno e mezzo. Nel frattempo vanno a rilento i lavori nel vecchio stabile. «Non abbiamo comunque problemi di carattere strutturale» rassicura il preside Giuseppe Polistena, aggiungendo che «il proprietario dell’edificio è il Pio albergo Trivulzio e ha provveduto alle certificazioni di staticità e sicurezza». Da due annni il liceo Boccioni di Milano è interessato da un intervento di messa a norma: «Saranno tempi ragionevoli perché si lavora per settori, in modo da permettere l’attività scolastica» spiega il preside Giuseppe Como. Gli alunni sono più di 1.000 e molti sono stati spostati in una succursale per consentire il rinnovo degli impianti: «I bagni non erano sufficienti e le vie di scarico obsolete» precisa Como. D’altronde un edificio del 1935, ex Istituto nazionale per sordomuti e diventato scuola da 25 anni, ha bisogno di un restauto completo: di 1,3 milioni di euro sarà il costo per l’interno e altrettanto per l’esterno. E i certificati di staticità? «Ma chi è che li ha? A Milano neanche i privati, al massimo avranno l’agibilità» commenta Como. «Durante la ristrutturazione è cambiata la destinazione d’uso di molte parti dell’edificio e così abbiamo fatto fare prove statiche di carico. tutto in regola». Nel 2007 sono stati oltre 100 mila gli infortuni nella scuola: 90 mila tra gli studenti e 12 mila fra i docenti. Le normative ci sono (come il Testo unico sulla sicurezza approvato lo scorso aprile), eppure talvolta restano lettera morta. Così le falle nel sistema di prevenzione si moltiplicano. Per esempio, le prove di evacuazione dovrebbero avere luogo almeno una volta l’anno. Secondo un decreto del ministero dell’Interno, inoltre, ogni aula non dovrebbe ospitare più di 26 persone. Ogni anno il dirigente scolastico deve compilare una valutazione dei rischi dell’istituto: le carenze riscontrate devono essere trasmesse in un documento alla provincia (nel caso degli istituti superiori) o al comune (per medie, elementari, asili). Eppure, dopo le segnalazioni, alcuni presidi devono scontrarsi con l’indisponibilità di fondi o con lungaggini burocratiche. Quella dell’istituto Pacinotti, nel quartiere Prati fiscali di Roma, per esempio, è una storia che va avanti dal 1998. Dopo ogni temporale l’acqua allaga una palestra e gli alunni dell’istituto superiore devono rinunciare alle attività sportive. «Ho inviato alla Provincia di Roma lettere con fotografie» ricorda Valeria Santagata, dirigente scolastico del Pacinotti, «ma l’assessorato alla Scuola sostiene di non avere fondi a sufficienza e quello allo Sport dice che non è sua competenza». Dagli uffici della provincia replicano che gli interventi sono «già calendarizzati», ma i tempi non sono ancora noti. Situazione simile a Palermo: se da un lato sono circa 700 mila euro le risorse a disposizione del comune per effettuare le operazioni di manutenzione, dall’altro sono circa 230 gli immobili adibiti ad asili, scuole materne, elementari e medie che l’ente deve monitorare. Di questi edifici circa il 60 per cento è stato esaminato e messo a norma, il 35 per cento è in attesa di lavori, «ma la capacità di indebitamento del comune è molto ridotta e oggi il nostro problema è reperire le risorse» spiega l’assessore alla Pubblica istruzione Marcello Caruso. Oltre alla manutenzione ordinaria molti stabili (soprattutto quelli del centro storico) avrebbero bisogno di una revisione straordinaria, e anche se «sulla sicurezza non abbiamo problemi» commenta l’assessore, i fondi non permettono un lavoro completo. Così, se alcuni rispondono alle norme del testo unico sulla sicurezza, altri non hanno i requisiti per ottenere il certificato cpi antincendi. Difficile, poi, parlare di sicurezza quando la maggior parte delle scuole è stata costruita prima degli anni Ottanta. La scuola elementare di Fognano (Parma), 150 alunni e sette classi, ha qualche problema dagli anni Sessanta. Come il tetto in eternit: in parte è stato cambiato quando ci si è accorti che le infiltrazioni d’umidità avevano raggiunto la palestra. Un compito che gli operai avrebbero dovuto svolgere in breve tempo, lavorando anche durante i finesettimana. «Ma l’avvicinarsi del brutto tempo, i costi elevati per gli straordinari e soprattutto la paura di alcuni genitori che i lavori si svolgessero mentre i bambini erano in classe ha fatto rinviare i lavori alla prossima estate» spiega il direttore Giuliano Pisi. Per ora è stata risanata solo la parte più danneggiata. Anche alla scuola materna di Garbatola (in provincia di Milano), del 1960, 100 bambini, il tetto è in eternit: « cemento amianto, ma è in buono stato» spiega Ambrogio Cozzi, responsabile dell’ufficio dell’assessorato ai Lavori pubblici del Comune. Non sono casi isolati: secondo Legambiente quasi il 18 per cento degli edifici scolastici deve essere bonificato dall’amianto.Nella scuola materna di Ospitaletto (Brescia) è caduto un pezzo di controsoffitto durante la notte, lo scorso giugno, senza fare feriti: un elettricista dopo un lavoro non aveva fissato bene la parte della controsoffittatura e così ha dovuto pagare di tasca propria il danno fatto. «In realtà era solo 1 metro quadrato di intonaco» puntualizza il sindaco Giorgio Prandelli. «Le nostre scuole elementari e medie hanno tutte il certificato di agibilità. Non so quanti comuni possano esibire questi documenti». Il liceo classico Asproni di Nuoro certo non può. L’edificio è stato costruito nel 1932 per 100 alunni, ma oggi sono 750 gli iscritti e solo le tre classi liceali (450 alunni) sono rimaste nella sede centrale, «le due classi del ginnasio da oltre 50 anni sono ospitate in locali di fortuna» spiega Delio Caporale, dirigente scolastico. Nell’ultimo rapporto della onlus Cittadinanza attiva, che ogni anno stila un rapporto sulla sicurezza delle scuole, sono finiti nel mirino anche tre istituti di Lamezia Terme. Il liceo classico Fiorentino ha un cortile inagibile, la materna Leopardi ha un solo bagno per bambini, docenti e collaboratori scolastici, la scuola d’infanzia di Bucolia è a rischio di infiltrazioni. In compenso l’amministrazione comunale si è mobilitata subito: ha stanziato 90 mila euro per la messa in sicurezza degli stabili e i bambini, nell’attesa del trasferimento in un altro istituto, aspettano a casa. «Non si è mai tranquilli, bisogna fare tutto quello che si può» sospira il sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza. Non è soddisfatto Pietro Rammacca, preside dell’istituto comprensivo di Bagheria (Palermo). Qui nel 2007 è caduto un pezzo di soffitto, nessun ferito ma tanta paura. «Quel giorno mi sono sentito miracolato, ma dopo la caduta si doveva fare un intervento strutturale che non è avvenuto» racconta il dirigente scolastico. E così oggi, a distanza di un anno, mancano la palestra, l’auditorium e le facciate. «Siamo mortificati» si giustifica Rammacca. Carenza di fondi, burocrazia, edifici vetusti, certificazioni incomplete, incompetenze e distrazioni mettono troppe scuole in difficoltà. Quando giorni fa i ragazzi di Rivoli, compagni di Vito, hanno scritto su un cartello: «Ci ammazzate a scuola, prima di ucciderci in fabbrica», nessuno è riuscito a convincerli che quello slogan era eccessivo.