Chiara Buoncristiani Libero 4/12/2008, 4 dicembre 2008
Italiani popolo di santi, poeti e scommettitori. La febbre da slot machine, Superenalotto, Bingo e ippica e casinò è arrivata al punto che, nel 2008, si stima che il totale delle risorse raccolte dal gioco pubblico toccherà i 47 miliardi, cioè circa il 4% del Pil
Italiani popolo di santi, poeti e scommettitori. La febbre da slot machine, Superenalotto, Bingo e ippica e casinò è arrivata al punto che, nel 2008, si stima che il totale delle risorse raccolte dal gioco pubblico toccherà i 47 miliardi, cioè circa il 4% del Pil. A fornire i dati sugli incassi del ”gaming” gioco gestito dallo Stato e dall’azienda Monopoli di Stato è Federgioco (l’associazione dei quattro casinò italiani che hanno sede a Venezia, Campione d’Italia, Sanremo e Saint Vincent), sulla base di una stima di Agicos, l’agenzia specializzata nel settore giochi. D’altra parte, la raccolta del gioco pubblico è in netto aumento anche rispetto al 2007, anno nel quale è stata comunque elevata: pari a 42,2 miliardi con entrate erariali di 7,2 miliardi e una spesa pro capite di 700 euro. Un vero e proprio boom favorito dalla deregolamentazione e liberalizzazione di una serie di attività di gioco, aggiunte ai quattro casinò nazionali che fino a quel momento avevano soddisfatto la richiesta del mercato. Non a caso, la maggior parte della raccolta comunque va attribuita agli apparecchi elettronici da intrattenimento che si attestano sui 18,82 miliardi di euro (44,3% del totale). Segue la voce lotterie nazionali e ”gratta e vinci” che, nello stesso anno ha raggiunto 7,95 miliardi con un incremento del 100,4% e una entrata erariale pari a 1,5 miliardi. A seguire ancora in ordine di grandezza di introiti lordi il lotto con 6,1 miliardi, i giochi a base sportiva e ippica con 5,5 miliardi, il Superenalotto con 1,9 miliardi e il Bingo con 1,7 miliardi. Quanto ai casinò, nel 2007 l’incasso totale è stato di oltre 500 milioni di euro. Nel dettaglio, S. Vincent ha registrato 615.093 presenze e incassato 117 milioni di euro, Campione, con 676.356 ingressi, ha fatturato 113 milioni, Venezia con 1.048.527 presenze ha incassato 191 milioni e Sanremo, con 267.646 presenze, 92 milioni. Secondo una recente inchiesta della polizia palermitana è venuta a galla «l’infiltrazione di cosche mafiose in quel mercato nuovo e in rapidissima espansione derivato dalla legalizzazione delle scommesse». Da un’indagine della Guardia di Finanza scattata dopo centinaia di segnalazioni di cittadini truffati si è invece scoperto che 40mila slot in tutta Italia producevano ”fatturato occulto”, scollegato dal circuito dei Monopoli di Stato. Sono solo due aspetti di una situazione che ha portato Mauro Pizzigati, presidente di Federgioco a dare l’allarme: «Siamo preoccupati perchè la sicurezza del gioco, soprattutto contro il riciclaggio di denaro sporco, non è garantita nelle location diverse dai casinò» ha affermato Pizzigati nel presentare ”il documento programmatico sul mercato del gioco in Italia”. Secondo il presidente di Federgioco, infatti, in tutti i locali dove si svolge il gioco pubblico, quindi nelle sale Bingo, nei bar, ecc, «non ci sono adeguati controlli, al contrario di quanto avviene per i casinò, che sono sottoposti a controlli rigidissimi, a cominciare da quello statale da parte del ministero dell’Interno al controllo degli enti locali titolari delle autorizzazioni, nonchè dalla Corte dei Conti». I casinò inoltre sono dotati di telecamere, posti fissi di Polizia e ispettori di sala. per questo che di fronte all’ipotesi di aprire un casinò in ogni regione, Federgioco chiede «di essere partecipe di un processo serio che porti a regole certe». Tra queste, l’eliminazione delle slot nelle location diverse dai casinò, l’albo dei gestori e croupier, il rispetto dei bacini di utenza (con divieto di aprire due casinò vicini). Condizioni che sono state recepite dalla proposta di legge del senatore Antonio Fosson sulla possibilità di aprire nuovi casinò in Italia proprio «in funzione del bacino di utenza». Per la prima volta, la legge, elaborata in collaborazione con Federgioco, introdurrà «la stipula di un contratto nazionale del settore per i dipendenti». «L’idea», ha precisato Antonio Fosson, «è dare una normativa ora assente ai casinò riconoscendo loto l’attività svolta per contrastare il gioco d’azzardo e l’attenzione ad affrontare il gioco patologico in accordo con i Sert. Quest’ultimo problema riguarda 700-900 mila italiani. Un fenomeno aspramente combattuto nei quattro casinò che, in base a convenzioni con le Asl, e attraverso corsi di formazione, riescono a individuare i giocatori «compulsivi» e ad avviarli a terapie farmacologiche o di gruppo.