Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  dicembre 04 Giovedì calendario

STEFANO VESPA PER PANORAMA, 4/12/2008

Afghanistan: economie di guerra Missioni all’estero La Finanziaria taglia i fondi alla difesa. Ma il ministro promette più soldi e assicura: «Nessun rischio in più per i nostri soldati».
« guerra piena, siamo ai limiti della sicurezza». Edmondo Cirielli, presidente della commissione Difesa della Camera, inquadra senza fronzoli la situazione in Afghanistan e dunque i rischi quotidiani per i soldati italiani. Sicurezza significa avere fondi adeguati, ma è l’intero settore della difesa che sarà esaminato con il microscopio.Nel 2008 il miliardo di euro stanziato per le missioni non è bastato e lo stato maggiore ha dovuto prelevare altri 350 milioni dal bilancio ordinario che nel 2009, visti i tagli previsti dalla Finanziaria, sarà molto magro: dallo 0,96 allo 0,87 per cento del pil (la media europea è 1,42). Il ministro Ignazio La Russa non si sbilancia: «La cifra per l’anno prossimo non è ancora decisa, stiamo verificando l’importo realmente necessario e su quello non transigeremo. Potrebbe essere una via di mezzo fra quanto stanziato per il 2008 e quanto speso». Il finanziamento, forse nell’ultimo Consiglio dei ministri di dicembre, sarà annuale. «Di sicuro» aggiunge La Russa a Panorama «baderemo alla qualità della vita dei soldati e dei mezzi, che sono già ottimi».La vera partita si giocherà per il futuro. Spiega il ministro: «La difesa consulterà il tesoro e lo sviluppo economico puntando a un settore che sia equiparato alle risorse disponibili. L’importante sarà conoscerle in anticipo». Questo significherà una riduzione degli uomini (anche se scendere dall’attuale modello di 190 mila a uno di 140 mila è per ora un’ipotesi) e altre economie, come un unico centro di spesa per le quattro forze armate. Una riforma che La Russa conta di compiere in tre fasi: «Mi auguro che la prima coinciderà con la Finanziaria del prossimo anno. Ma l’addestramento non diminuirà e ho avvertito i vertici militari: prenderò provvedimenti in caso di piagnistei». Il Parlamento è sensibile sulla sicurezza: lo testimonia l’ordine del giorno presentato da Cirielli alla Camera il 19 novembre e approvato con 458 voti su 481 presenti, nel quale si sollecita il governo a tutelare i militari in missione. In Afghanistan la situazione è davvero complessa. Il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto è appena tornato da lì e pensa che «sarebbe utile spostare gran parte dei 600 uomini che abbiamo a Kabul nella zona di Herat».Nell’area ovest guidata dagli italiani ci sono situazioni diverse. A Herat la maggioranza non è pashtun, bensì hazara. Sono ariani e perseguitati dai talebani, al contrario della zona di Farah, dove le battaglie sono all’ordine del giorno. A Herat la storica predisposizione degli italiani al dialogo sta avendo ottimi risultati. Così, mentre le diplomazie si interrogano sull’opportunità di mandare più militari, un attento analista come Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali, invita i politici «a non inseguire sogni di combattimento. Sarebbe più utile premere sugli alleati perché adottassero anch’essi il dialogo con le popolazioni. il modo migliore per contare di più in sede Nato». Basti ricordare che nel distretto di Surobi, a sud di Kabul, gli italiani hanno avuto un morto (il maresciallo Giovanni Pezzulo) e qualche ferito. Il 5 agosto sono subentrati i francesi (tutt’altro che dialoganti) che hanno subito decine di attacchi e molte vittime: 10 morti e 20 feriti solo nell’agguato del 19 agosto. Qualcosa vorrà pur dire.