G.Po., la Repubblica 4/12/2008, 4 dicembre 2008
MILANO
«Riorganizzeremo vendendo parti della società e terremo quanto ci aiuta nell´Iptv business», ha detto Franco Bernabè durante la sua presentazione a Londra del nuovo piano industriale di Telecom. Il manager ha inoltre sottolineato che «malgrado la recessione le attività stanno andando bene e, anzi, meglio dei nostri obiettivi, che già erano ambiziosi».
C´è ovviamente molta attenzione da parte del mercato e dei media verso quello che sarà il futuro del polo televisivo che ruota intorno a La7 e Mtv. Un polo che riesce a coagulare circa il 3-3,5% di share, livello non sufficiente a coprire i costi attraverso la raccolta pubblicitaria che è stata confermata in appalto alla Cairo Communications. Bernabè da quando è stato nominato al vertice di Telecom non si è occupato direttamente della controllata media ma ha nominato un suo uomo di fiducia, Giovanni Stella, che ha annunciato un severo programma di riduzione dei costi per cercare di far rientrare il deficit della società nell´arco di qualche anno. Ma la strada è ancora lunga e l´approdo finale ancora molto incerto. Dove si vuole andare a parare?, è la domanda che si fanno in molti. Dalle parole di Bernabè di ieri si capisce che alcune attività potrebbero essere vendute, in particolare quelle non legate allo sviluppo dell´Iptv, cioè la televisione che arriva nelle case degli italiani attraverso il cavo di rame o la banda larga. Dunque, in base a questo ragionamento, non vi sarà alcuna cessione delle strutture in analogico e dell´attività che riguarda i contenuti di La7 e Mtv, poiché tutto ciò potrà risultare funzionale allo sviluppo dell´Iptv. Ciò che invece potrebbe uscire dal perimetro del gruppo è l´attività del digitale terrestre, cioè quelle strutture sulle quali sono stati fatti consistenti investimenti e che cominciano a dare i loro frutti. Nelle scorse settimane è già stato venduto al gruppo Airplus Tv il segmento delle carte premium, cioè la pay tv che aveva in portafoglio i diritti di alcune squadre di calcio. Ora Stella potrebbe mettere sul mercato anche tutte le strutture del digitale terrestre e vedere se esistono compratori e a quale prezzo. Così come la controllata Apcom, l´agenzia di stampa che ha un accordo internazionale con l´Associated Press e per la quale già da qualche mese si sta cercando un compratore. Bernabè ha parlato nel cda di martedì di queste possibili dismissioni affiancandole a quelle più consistenti della tedesca Hansenet e della cubana Etecsa in modo da mostrare ai rappresentanti degli azionisti la volontà di far cassa con le attività non ritenute strategiche. Inoltre Bernabè sa benissimo che le due tv in portafoglio a Telecom ricoprono anche una valenza politica che in alcuni casi può tornare utile e in altri risultare controproducente. Quando Berlusconi va in consiglio dei ministri e ordina ai suoi collaboratori di non presentarsi più al Crozza-show può essere un problema nel momento in cui si è chiesto al premier di intervenire a favore del gruppo presso il governo argentino per risolvere la grana di Telecom in quel paese. E non a caso Bernabè ha ringraziato pubblicamente Berlusconi durante la presentazione agli analisti per il supporto fornito dal governo in quella causa. Dall´altra i vertici di Telecom non possono assecondare più di tanto il Berlusconi-azionista di Mediaset, il quale ha tutto l´interesse a tenere La7 nel limbo del 3% funzionale all´idea di pluralismo nel sistema tv italiano. E se non si esce dall´angolo i conti di Ti Media sono destinati a rimanere in rosso.
(g.po.)