Financial Times, 4 dicembre 2008, 4 dicembre 2008
Il tartufo nero, emblema dell’eccezionalità della gastronomia francese, potrebbe presto iniziare una nuova vita dentro una provetta invece che sotto le radici di vecchie querce e noccioli
Il tartufo nero, emblema dell’eccezionalità della gastronomia francese, potrebbe presto iniziare una nuova vita dentro una provetta invece che sotto le radici di vecchie querce e noccioli. Gli scienziati francesi stanno studiando la possibilità di clonare il tartufo di Périgord, il pregiato fungo conosciuto anche come ”diamante nero” che raggiunge facilmente i 1.000 euro al chilo. Per aprire la stagione del tartufo, la regione francese del Corrèze lancerà oggi un progetto rivoluzionario per il fungo: l’obiettivo è carpire i segreti della produzione del tartufo – il terreno, il clima, gli alberi – per riuscire a risollevare un’industria in crisi attraverso un allargamento della produzione. Il progetto coinvolgerà tartufi di coltivazione da clonare per poi abbinarli a diversi alberi in un centro specializzato; una volta che albero e fungo avvieranno la loro relazione simbiotica saranno piantati all’esterno per maturare naturalmente. All’inizio del decennio la Francia riusciva a produrre 1.000 tonnellate di tartufo all’anno, oggi non supera le 50, tanto che si è resa necessaria l’importazione di poco pregiati funghi cinesi. Molti francesi, però, storcono il naso davanti a quest’idea, i consumatori transalpini infatti non hanno mai amato il cosiddetto ”Franken-food”.