The Economist, 4 dicembre 2008, 4 dicembre 2008
La stretta creditizia in corso in Gran Bretagna ha mostrato che c’è un buco nell’infrastruttura del credito inglese: da un lato ci sono le grandi banche, dall’altro agenzie con pochi scrupoli e squali dei prestiti
La stretta creditizia in corso in Gran Bretagna ha mostrato che c’è un buco nell’infrastruttura del credito inglese: da un lato ci sono le grandi banche, dall’altro agenzie con pochi scrupoli e squali dei prestiti. In mezzo niente. Il governo sta tentando di convincere i colossi finanziari a trattare meglio i piccoli risparmiatori, ma alcune piccole comunità locali si stanno organizzando da sole, dopo avere constatato che i loro cittadini e le loro piccole imprese sono in balìa degli eventi e non possono aspettare che le banche si accorgano che esistono. Quindi vengono organizzati servizi finanziari locali. Il 26 novembre il consiglio della Contea dell’Essex ha discusso un piano teso a creare la ”Bank dell’Essex”, che potrebbe finanziare piccole compagnie assieme alla Banca europea per gli investimenti. Nella regione del Surrey si sta invece valutando la possibilità di lanciare la Surrey Save, una credit union (sorta di banca di credito cooperativo). In monte altre località inglesi sta risorgendo una rete di banche locali controllate dalla popolazione, un sistema che era stato distrutto nel periodo del consolidamento tra i grandi gruppi bancari inglesi. Tre quarti delle 550 credit union inglesi hanno meno di 2.000 membri, ma alcune sono molto grandi. Ad esempio la Scotwest di Glasgow ha 21 mila membri.