Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Di tanto in tanto la Guardia di Finanza ci riempie di cifre. Queste cifre vogliono dimostrare: che si sono recuperati tanti soldi dall’evasione fiscale; che si sono sequestrati tanti beni alla malavita; che si sono messi in galera tanti furbi ovvero tanti «evasori totali».
• Noi crediamo a queste cifre? No, perché per la Guardia di Finanza il momento è delicato.
Non abbiamo nessun controllo, ma ci crediamo. Credere alla Guardia di Finanza è doveroso. Le cifre sono queste: oltre 10 miliardi di evasione fiscale internazionale recuperati a tassazione; 2,4 miliardi di beni sequestrati alla mafia, e 413 milioni di valori confiscati; gli evasori totali scoperti sono 3.070. Non ci sono dati sull’evasione Iva (la più dolente), ma sappiamo adesso che la GdF ha scoperchiato il vaso di 2,1 miliardi di frodi, truffe e sprechi di denaro pubblico, di 1,1 miliardi di appalti irregolari, inquisendo 1.435 responsabili di reati contro la Pubblica Amministrazione. Finita la festa per il 240° anniversario dalla fondazione (è per questa occasione che le Fiamme Gialle hanno sciorinato i loro ultimi successi) il presidente Napolitano ha detto: «L’evasione, le frodi fiscali, la corruzione sono minacce subdole, potenti, globali». Il ministro dell’Economia, Gian Carlo Padoan, s’è scagliato contro la pressione fiscale: «È urgente intervenire per contenere l’elevata pressione fiscale che è ostacolo al ritorno a ritmi di crescita in linea con i partner internazionali [...] Un fisco più equo aiuta i cittadini onesti».
• Beh, dipende da lui, no? E da Renzi.
Hanno appena varato un pacchetto di provvedimenti. Sono norme attuative di un decreto di delega approvato in febbraio, quando c’era ancora Letta. In questo decreto, contenente tanta minutaglia, c’è però la storia che dall’anno prossimo ci arriverà a casa la dichiarazione precompilata dal fisco e se la accetteremo non saremo sottoposti a nessun controllo. È una mossa che riguarda trenta milioni di persone. Secondo il Codacons, potrebbe portare risparmi per 1,8 miliardi. Dal 2016, la dichiarazione conterrà anche le deduzioni per la spesa sanitaria. Sono notizie miracolose visto che i numeri che ci riguardano sono incasellati in un centinaio di banche dati che tra di loro non si parlano.
• La semplificazione è una bella cosa, ma quello che vorremmo sentir dire è che ci sarà una bella sforbiciata alle aliquote. Che ne so, un dimezzamento.Non sottovaluti la semplificazione. La Confartigianato ha calcolato che dal 29 aprile 2008 al 28 marzo 2014 sono entrate in vigore 629 norme fiscali, descritte in 41 diversi provvedimenti. Fra queste, 72 possono essere considerate semplificatrici, ma 389 sono di sicuro complicatrici. Quindi «quasi due norme fiscali promulgate su tre aumentano i costi burocratici per le imprese», cioè il nostro Stato ci ha scaricato addosso una norma complicatrice a settimana. Sergio Rizzo ha fatto il conto delle riforme fiscali che si sono succedute dal 1984 in poi. La Visentini (1984), la Tremonti (1994), la Visco (1996), la Tremonti 2 (2003). Ogni riforma ha portato a un aumento della pressione fiscale tranne per quello che riguarda la riforma Visco, che ci avrebbe restituito un poco di respiro diminuendo la pressione di mezzo punto.
• Strano, avevo di Visco un’idea diversa, forse per via di quella battuta del gran nemico Tremonti, «avere Visco alle Finanze è come avere Dracula in un tendone Avis».
Visco, tenendosi dietro le quinte, sta tornando in grande auge, e ha presentato a Renzi una serie di suggerimenti semplificatori o razionalizzatori che, secondo lui, potrebbero portare quasi 20 miliardi di entrate aggiuntive strutturali (cioè non una tantum) nel 2015, 40 nel 2016, 59 nel 2018. Visco suggerisce a Renzi di mettere questi soldi in sgravi Irpef, sgravi sul costo del lavoro, sgravi sulla casa, sgravi sull’auto. Il consigliere economico di Palazzo Chigi, Yoram Gutgeld, e il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, li hanno giudicati «estremamente interessanti». Le proposte di Visco sono sul tavolo di Renzi e di Padoan.
• Sono meravigliato un’altra volta. Visco non era uomo di Bersani? S’è spostato su Renzi?
La Rossella Orlandi, nuovo capo dell’Agenzia delle Entrate, è una creatura di Visco. Renzi l’ha messa in quella formidabile posizione di vertice su suggerimento dell’ex ministro delle Finanze dell’epoca Prodi. Della Orlandi, toscana di Empoli, parlano tutti benissimo, specie per quanto riguarda la lotta all’evasione. Befera, il suo predecessore ora in pensione, era anche lui un uomo di Visco, schieratosi poi però con Tremonti. Visco non gliel’ha mai perdonata. Nel presentare il suo progetto di razionalizzazione, Visco ha detto: «La lotta all’evasione è una guerra di trincea, ma se la si fa seriamente e senza persecuzioni né blitz inutili...». I blitz, quelli con cui Befera ha tormentato per esempio i villeggianti di Cortina. Non sono mai piaciuti neanche a Renzi.
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