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 2014  giugno 22 Domenica calendario

ILVA, GNUDI CHIEDE 60 MILIONI SUBITO

SALVATAGGI –

MILANO Piero Gnudi batte subito cassa per l’Ilva. Il neo commissario straordinario ha bisogno di soldi per gestire l’attività corrente del gruppo siderurgico. Gli servono 60 milioni in tempi stretti: metà luglio. Per questa ragione, nel pomeriggio di giovedì scorso, Gnudi, affiancato da alcuni top manager della società, secondo quanto risulta al Messaggero ha incontrato a Milano per la prima volta i rappresentanti delle tre principali banche creditrici: Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Popolare. I creditori, però, hanno subordinato la risposta ad alcune condizioni, tra le quali la garanzia che la linea straordinaria sia in prededuzione, cioè goda di una scorciatoia nel rimborso rispetto agli altri debiti. Di solito la prededuzione rientra nelle procedure concorsuali, come il concordato in bianco. Gnudi si è riservato di verificare l’esistenza di questa corsia preferenziale all’interno del decreto della sua nomina da parte del Consiglio dei ministri del 6 giugno. L’esito della verifica verrà comunicato a stretto giro. D’altronde è interesse del professionista bolognese, due volte ex ministro, ex presidente Enel, consigliere dell’attuale ministro allo Sviluppo Federica Guidi che ha contribuito alla sua nomina, stringere i tempi.
Secondo la Centrale rischi della Banca d’Italia, aggiornata ad aprile scorso, l’Ilva ha un totale accordato dalle banche di 1,3 miliardi, di cui 1,1 utilizzati. Di questi ultimi, 503 milioni sono nella forma autoliquidante e 692 a scadenza. In attesa di una revisione del piano predisposto dal suo predecessore Enrico Bondi - mai varato per le difficoltà di dialogo con i Riva e le banche - il neo commissario ha bisogno di avere i soldi per acquistare la merce. Ne ha bisogno in tempi rapidissimi.
NUOVI SOCI IN RITARDO
I 60 milioni sono stati chiesti sotto forma di smobilizzo di portafoglio. Intesa Sanpaolo, principale creditore, si sarebbe mostrata più disponibile chiedendo soprattutto la presenza del requisito della prededuzione per aprire il rubinetto. Le altre due banche vorrebbero, oltre alle assicurazioni sulla restituzione in via prioritaria, anche ragguagli sul nuovo piano, al quale è legato l’avvento di nuovi soci in grado di apportare capitale fresco. Ma su questo tassello, Gnudi non avrebbe fornito certezze: ha però confermato l’interesse di ArcelorMittal manifestato di recente anche al ministro Guidi oltre a quello manifestato dai gruppi Arvedi e Marcegaglia.
Nel piano Bondi era previsto che a fronte di 4,1 miliardi di investimenti al 2020, 1,8 miliardi fossero di equity dai soci e 1,5 miliardi di prestiti dalle banche. I Riva, che hanno il 61,62% di Ilva tramite Riva Fire, sono della partita anche se consapevoli che da soli non possono reggere l’intero sforzo. Anche gli Amenduni, soci al 10%, potrebbe partecipare al riassetto, ma servono azionisti con le spalle larghe. va detto che Gnudi ha fornito qualche segnale incoraggiante sulla salute dell’Ilva: a maggio il margine operativo sarebbe stato quasi a break-even mentre mediamente registra una perdita mensile di circa 70 milioni.

r. dim.