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 2014  giugno 22 Domenica calendario

MONDRIAN TRA LE RIGHE MILIONARIE

Cinque righe nere, un rettangolo rosso e uno blu. E poi del grigio che fluisce otticamente nel bianco. Il tutto per il valore stimato di 13-18 milioni di sterline. Certo, perché quella geometria essenziale, che sublima la bellezza avvicinandola alla pura ragione, è uno dei risultati più alti dell’arte del secolo scorso. La tela di Piet Mondrian Composition with Red, Blue and Grey del 1927, battuta domani all’asta serale Impressionist & Modern Art di Sotheby’s a Londra, è qualcosa più di un quadro.
Misura 68,5 centimetri in altezza e 53 di base. A renderlo speciale non sono però le dimensioni, notevoli rispetto alle tele solitamente più ridotte del pittore olandese, morto a New York proprio settant’anni fa. Sono piuttosto la sua storia critica e collezionistica, unite al dato statistico dei passaggi di opere di Mondrian sul mercato, rarissime rispetto ad altri maestri del secolo scorso. La maggior parte delle sue tele ha ormai raggiunto la cosiddetta destinazione finale, quella di un museo, e restano pochi i dipinti ancora in mano privata. Niente a che vedere con la presenza frequente di un Picasso per esempio, di cui nella stessa serata londinese sono messi all’incanto ben nove opere, tra le quali un Ritratto femminile cubista stimato 4-6 milioni di sterline e L’Atelier quotato 2-3 milioni.
Tra i top lots della vendita di Sotheby’s il Mondrian è secondo solo a una tela con Ninfee di Claude Monet, dipinta nel 1906, 88,5 x 100 centimetri, valutata dai 20 ai 30 milioni di sterline.
Questa Composizione del ’27, che segue di soli due anni la Composition 1 della Kunsthaus di Zurigo del 1925, ha un capitolo svizzero anch’esso nella propria storia, perché fu acquistato nel ’59 dal padre dell’attuale proprietario presso il mercante e collezionista Ernst Beyeler, fondatore, tra l’alto, di Art Basel che chiude ora i battenti della sua 44esima edizione.
Questa voce di "provenance" per gli intenditori suona come una garanzia: morto a 88 anni nel febbraio 2010, Beyeler aveva attraversato da protagonista i decenni del Novecento. Si racconta di una sua vista all’atelier di Picasso a Mougins nel 1957, che si concluse con l’acquisto di ben 26 lavori, tra cui Le Sauvatage del 1932 esposta nella sede della sua Fondazione alle porte di Basilea.
Ma la storia della tela è ancora più affascinante se si procede a ritroso negli anni. Rimasta presso l’artista fino alla sua morte, fu lasciata in eredità a uno dei suoi migliori amici, Harry Holtzman, artista anch’egli. È lui ad accoglierlo sul molo a New York quando Mondrian sbarca nell’ottobre del ’40, dopo che il suo studio londinese è stato distrutto dai bombardamenti nazisti; è lui a insegnargli un po’ di inglese, ogni giorno; a fargli ascoltare quanto più jazz possibile, e il famoso boogie-boogie di Ammons, Johnson e Lewis che ispirerà i lavori americani dell’olandese.
Anna Orlando