Francesco Alberti, Corriere della Sera 22/6/2014, 22 giugno 2014
DELL’UTRI ALLA BATTAGLIA NEL NOME DEI LIBRI (IN CELLA)
DAL NOSTRO INVIATO PARMA — È pronto alla trattativa, combattivo come ai bei tempi. E pure «molto arrabbiato». Ma non per i prossimi 7 anni che dovrà trascorrere nel carcere di via della Burla, dopo la sentenza definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, e nemmeno per le modalità dell’estradizione che l’ha portato una settimana fa da Beirut, passando per Roma, qui, in questo istituto di massima sicurezza che di pezzi grossi ne ospita e ne ha ospitati (dal boss di Cosa Nostra, Bernardo Provenzano, al suo predecessore Totò Riina, passando per l’uomo del crac Parmalat, Calisto Tanzi). Niente di tutto questo: Marcello Dell’Utri, 72 anni, più che un braccio destro per Silvio Berlusconi nell’ultimo ventennio, la sua personalissima partita intende giocarla su ciò che ha di più caro da sempre: la lettura, i libri, lo studio. Per una volta non è con i giudici che se la prende, ma con il regolamento penitenziario che prevede per ogni detenuto la concessione di due libri o, in alternativa, di un volume e di un vocabolario. Poco, pochissimo, per un bibliofilo come Dell’Utri. Che, come ha raccontato ieri all’Ansa l’amico e parlamentare di Forza Italia, Elio Massimo Palmizio, non solo ha deciso di diffondere urbi et orbi la sua protesta, ma pare addirittura disposto ad aprire una sorta di negoziato con le autorità del carcere fino ad arrivare in caso di rifiuto al digiuno (non letterario, ma gastronomico). Parole di Palmizio: «Marcello sarebbe disponibile a rinunciare alla tv e all’ora di socialità pur di riavere parte dei suoi libri. Se non riuscirà ad ottenerli, considerando tra l’altro che già riceve poca carta e che non può usare le sue penne perché contengono alcol, allora farà lo sciopero della fame come ha già annunciato alle guardie: "un conto è espiare la pena, altra cosa subire una tortura psicologica"».
Da vedere come finirà. Di certo, in un carcere come questo, dove il regime del 41 bis ha fatto vacillare i delinquenti più scafati, la notizia di un detenuto che digiuna per mancanza di cultura non potrà non fare il giro delle celle. Anche perché, a sentire l’amico Palmizio, legato a Dell’Utri dai tempi di Publitalia, le condizioni carcerarie dell’ex senatore, nonché tra i fondatori di Forza Italia, sono tutt’altro che all’acqua di rose: «Marcello (cardiopatico e reduce da un intervento, ndr ) è detenuto in infermeria in regime non di media, ma di alta sicurezza, praticamente un gradino sotto il 41 bis. Se lasciasse l’infermeria, si vedrebbe ridurre le telefonate e le visite». Palmizio ha anche visitato la cella dell’ex parlamentare: «È singola con bagno privato, doccia e una tv praticamente inutilizzabile, essendo inserita in una sorta di gabbiotto per evitare atti di autolesionismo». Le sue condizioni fisiche? «L’ho trovato bene, ma questa storia dei libri non la manda giù…». Aggiunge uno dei suoi legali, Giuseppe Di Peri: «Lui non parla con nessuno, guarda poca tv, i libri sarebbero un grande passatempo». Molto di più: ossigeno puro. Nella sua movimentata vita, Dell’Utri si è sempre ritagliato un notevole spazio nel mondo della cultura: presidente di fondazioni, organizzatore di eventi, ideatore di settimanali. Una personalità versatile: per qualcuno (vedi i magistrati che lo accusano di aver fatto da intermediario tra Berlusconi e mafia), fin troppo. Non sarà semplice adattare il regolamento penitenziario alle esigenze di lettura dell’ex senatore, che appena arrivato a Parma aspirava a diventare il bibliotecario del carcere. L’obiettivo è fargli avere almeno 5 libri al colpo: dose minima per evitare l’astinenza.