Marco Iaria, La Gazzetta dello Sport 22/6/2014, 22 giugno 2014
MA L’ITALIA È UN AFFARE: 70 MILIONI L’ANNO
Amata, odiata, scintillante, inguardabile. Gira e rigira, la Nazionale fa sempre parlare di sé. E non passa mai di moda. È un’azienda atipica, una macchina da soldi da oltre 70 milioni annui che resiste alla crisi e rimane viva e vegeta al di dà dei risultati. Certo, contro l’Uruguay possono andare in fumo 6,6 milioni di premi Fifa per il passaggio agli ottavi. Ma la fuga degli sponsor non ci sarà. Lo dimostra la tenuta dei contratti sottoscritti dopo il fiasco in Sudafrica: i 55 milioni di introiti dai partner commerciali del quadriennio 2007-10 sono stati confermati, anzi si è arrivati a quota 56. Lo sponsor tecnico Puma, con un atto di fede, aveva firmato fino al 2014 addirittura un decennio prima assicurando in questo ciclo 75 milioni, comprese forniture, royalties e 2 milioni di bonus per il 2o posto europeo: +23% rispetto al 2007-10.
Sponsor e tv «Siamo soddisfatti, ci sono aziende legate a noi da tanti anni, che condividono iniziative di co-marketing e progetti sociali. La Nazionale rappresenta tutto ciò che c’è di positivo nello sport, trasmette valori di solidarietà e fair play, è trasversale», spiega Benedetta Geronzi, responsabile marketing della Figc. Dal punto di vista commerciale l’Italia è 5a nel ranking mondiale: di un altro pianeta il Brasile, con 107 milioni di entrate annue; poi Inghilterra (78), Germania (61) e Spagna (50). C’è molto da fare su merchandising e licensing, partiti da poco, si sta puntando forte sul digitale: 2,7 milioni di likers su Facebook; 3,5 milioni di visualizzazioni nell’ultimo mese su YouTube; oltre un milione di contatti per www.vivoazzurro.it. Anche il contratto con la Rai, sottoscritto dopo la precoce uscita del 2010, ha registrato una crescita: dai 115 milioni del 2007-10 ai 120 del 2011-14. Nel tempo l’audience è rimasta costante, con picchi in occasione dei grandi eventi. Sponsorizzazioni (131 milioni) e diritti televisivi (120) rappresentano il core business della Nazionale: il giro d’affari del quadriennio attuale, pari a 286 milioni (71,5 medi all’anno), si completa coi premi Fifa e Uefa (29 totali: 20 Euro 2012; 2 Confederations; 7 Mondiale 2014, per ora) e i ricavi della biglietteria per le gare casalinghe e delle amichevoli all’estero (6). Soldi benedetti per il movimento calcistico: il 40% del fatturato della Federazione.
Interesse Colpisce l’attaccamento della gente alla squadra, testimoniato dalla ricerca di Repucom sull’interesse verso la Nazionale da parte della popolazione del rispettivo Paese. Negli ultimi anni l’Italia ha mantenuto il secondo posto, ma se nel 2011 aveva davanti la Germania (75% degli interessati contro 61%), nel 2013 è stata superata dalla Spagna (65% contro 58%). «A differenza di altri mercati – dice Marco Nazzari, managing director di Repucom Italia –, la passione verso gli azzurri resta costante e molto alta, indipendentemente dalle performance. La Nazionale è considerata un’istituzione e la sua immagine non viene scalfita né dagli scandali né dalla scarsa competitività internazionale dei club. Anzi, diventa una forma di riscatto per i tifosi. E per gli sponsor è uno dei pochi investimenti con un’attrattiva e una redditività certe».
Futuro Il 31 dicembre termina il quadriennio e tutto si azzera, tranne la partnership con Puma, già rinnovata fino al 2018. È stato preparato il bando per l’advisor commerciale (quello attuale è Rcs), nei prossimi mesi si saprà. Sul fronte tv ci sarà una rivoluzione. Dal 2014-15 i diritti delle gare ufficiali sono centralizzati dall’Uefa: la Figc, che continuerà a gestire le amichevoli, si aspetta maggiori entrate. Perché l’azzurro tira sempre.