Fabrizio Forquet, Il Sole 24 Ore 22/6/2014, 22 giugno 2014
CAPOLUPO: NIENTE BLITZ, LOTTA MIRATA ALL’EVASIONE
[Intervista a Saverio Capolupo] –
Comandante Capolupo, oggi (ieri, ndr) avete festeggiato l’anniversario del Corpo, ma questi sono giorni difficili per la Guardia di Finanza…
Occorre innanzitutto ribadire il principio di non colpevolezza per chiunque, fino a un pronunciamento definitivo dell’autorità giudiziaria. Ma, come è stato ampiamente dimostrato anche dalle indagini recentemente condotte dai nostri reparti, la Guardia di Finanza è e sarà inflessibile nei confronti di chiunque agisca nell’illegalità.
Anche se al centro delle indagini ci sono esponenti o ex esponenti del Corpo da lei guidato, come avviene a Venezia e a Napoli?
Noi non faremo sconti a nessuno, ma voglio anche dire con chiarezza che respingiamo attacchi all’istituzione finalizzati a delegittimare il lavoro di 60.000 persone.
Pensa che ci sia anche questo nelle cronache di questi giorni?
Stiamo assistendo a un travisamento della realtà che porta a trasferire strumentalmente eventuali responsabilità di singoli appartenenti al corpo (o ex appartenenti), peraltro tutte ancora da accertare in via definitiva, all’istituzione Guardia di Finanza. Si dimentica, invece, che è proprio la Guardia di Finanza che da sempre, ed in particolare negli ultimi anni, sta sviluppando indagini molto sofisticate e con risultati straordinari.
Si riferisce all’inchiesta sul Mose?
L’indagine relativa al Mose è stata condotta da noi. I circa 100 soggetti indagati, di cui 35 in stato d’arresto e l’individuazione di un articolato sistema di malaffare, sono il frutto di circa 4 anni di investigazioni molto complesse svolte da un nostro Nucleo di Polizia tributaria che ha ricevuto per tale attività i più ampi riconoscimenti da parte della stessa autorità giudiziaria procedente. Non vorrei che tale indagine (così come tante altre sviluppate ogni giorno dai nostri reparti) venisse strumentalmente trasformata per fini che al momento mi sfuggono, in una operazione volta a delegittimare il principale organismo investigativo che combatte il crimine economico-finanziario.
Quanto può influire il cambiamento politico in atto su queste vicende?
La Guardia di Finanza è una forza di polizia al servizio del Paese che opera seguendo le direttive dell’autorità di governo. Posso dirle che ho collaborato con ben 4 ministri dell’Economia e delle Finanze nel pieno rispetto dei reciproci ruoli e competenze. In particolare desidero esprimere il mio ringraziamento al ministro Padoan per la costante attenzione e vicinanza che riserva al Corpo.
Generale, si può avere piena fiducia della Guardia di Finanza?
Sì nel modo più assoluto. Un’istituzione sana che continuerà a garantire, con professionalità e con la massima determinazione, i valori della legalità, compiendo sempre con serenità e rigore il proprio dovere.
Il premier Renzi ha dato indicazioni chiare di un cambio di direzione nella lotta all’evasione. Ha detto che l’Agenzia delle entrate deve essere un consulente del contribuente. Quale sarà il ruolo della Guardia di Finanza?
Noi siamo una forza di polizia e non assolviamo a compiti di gestione o di amministrazione dei contribuenti o di dati che li riguardano. Con l’Agenzia delle entrate collaboriamo bene da anni e sono sicuro che continueremo a farlo con il nuovo direttore, la dottoressa Orlandi, che è una persona che stimo molto, avendo lavorato con lei in Toscana. Ma il nostro lavoro è molto diverso da quello dell’Agenzia. Noi contrastiamo gli illeciti tributari più complessi e insidiosi, che spesso impongono anche l’esercizio dei poteri di polizia giudiziaria.
Renzi ha anche definitivamente chiuso l’epoca dei blitz, tipo Cortina. Secondo il premier sono dannosi.
Approfitto di questa domanda per ribadire quanto da tempo vado sostenendo, ossia che la Guardia di Finanza non fa "blitz". Non è una metodologia d’intervento che condividiamo e, come detto in altre circostanze, faccio presente che il Corpo non ha partecipato al blitz di Cortina. Noi svolgiamo un’attività costante sul territorio, con migliaia di controlli silenziosi, per acquisire informazioni non sempre disponibili nelle banche dati e prevenire e contenere la propensione all’evasione di massa.
Intanto il governo con il decreto Irpef ha alzato l’asticella puntando a recuperare ben 3 miliardi in più dalla lotta all’evasione. Un risultato da centrare anche con la Guardia di Finanza...Come farete?
Nonostante la caduta dei consumi e la crisi economica l’attività di recupero dell’evasione procede con risultati sempre migliori. Questo grazie a un cambio di strategia che ci ha fatto mettere in primo piano la qualità dei controlli rispetto alla loro quantità. Puntiamo sempre di più su un’analisi preventiva di rischio sui soggetti che evadono e concentriamo gli sforzi lì dove ci sono risorse che si possono effettivamente recuperare. Ci concentriamo sempre di più sui fenomeni più gravi e insidiosi: in particolare, l’azione dei reparti sarà indirizzata nei confronti dei fenomeni di evasione internazionale, dell’economia sommersa e delle frodi fiscali. A tal proposito, voglio ricordare che nei primi cinque mesi di quest’anno i reparti del Corpo hanno avanzato proposte di sequestri patrimoniali per reati fiscali per circa 1 miliardo di euro e già eseguito misure ablative per quasi 500 milioni di euro.
Quanto la crisi sta favorendo l’economia in nero?
La crisi finanziaria degli ultimi anni ha comportato una riduzione dei profitti delle imprese nazionali, con conseguente contrazione del gettito per l’erario. In tale contesto, per molti imprenditori marginali è stata sicuramente forte la tentazione di "inabissarsi" nel "nero", allo scopo di ridurre al minimo i costi e massimizzare i guadagni.
Ma esiste l’evasione di necessità?
Nell’area dell’evasione di massa, tendenzialmente realizzata da professionisti e piccole/medie imprese, è possibile rinvenire contribuenti che non ottemperano agli obblighi tributari anche in ragione di contingenti difficoltà economico-finanziarie (cosiddetta "evasione di sopravvivenza"). Sono persone, aziende, che dichiarano ma poi non versano le imposte. Qualcosa di molto diverso da quei 3.070 evasori totali che abbiamo individuato nei primi cinque mesi dell’anno. Ma deve essere chiaro che il "nero", l’evasione, le frodi fiscali alterano sempre le regole di libera concorrenza del mercato e quindi producono ulteriori danni agli imprenditori onesti e coraggiosi che hanno affrontato le difficoltà restando nell’alveo della legalità. Questo le associazioni di categoria lo sanno e, infatti, noi collaboriamo molto bene con loro, a cominciare da Confindustria.
Non c’è solo l’evasione. Lo scandalo del Mose ha posto ancora una volta l’accento sulla necessità di una maggiore tutela anche sul fronte della spesa pubblica. Ma con quali strumenti?
La tutela della spesa pubblica è un obiettivo operativo prioritario della nostra azione, che si pone su un piano sostanzialmente paritetico rispetto al contrasto all’evasione. Per la Guardia di Finanza intervenire sul fronte delle uscite significa colpire chi truffa il servizio sanitario o previdenziale, chi si appropria indebitamente di incentivi e finanziamenti destinati al sostegno del tessuto imprenditoriale, chi pilota fraudolentemente gli appalti pubblici, chi corrompe e si fa corrompere. In questa attività lavoriamo a stretto contatto con la magistratura ordinaria e con la Corte dei conti.
Con quali risultati?
Nel corso delle indagini in materia di danni erariali, abbiamo segnalato, da gennaio a maggio di quest’anno, sprechi e cattivi impieghi di denaro pubblico per oltre 1,6 miliardi di euro. Nello stesso periodo i reparti hanno portato a termine oltre 10.500 interventi volti a verificare la corretta percezione di finanziamenti e incentivi pubblici di natura nazionale e comunitaria, a seguito dei quali sono state scoperte frodi per oltre 550 milioni di euro, con il sequestro di beni e valori per 195 milioni di euro.
Intanto la corruzione continua a infettare l’Italia, indebolendo lo Stato e il mercato…
I fenomeni di illegalità che investono la pubblica amministrazione costituiscono un significativo elemento di criticità per l’Italia, che si riflette in maniera decisiva sulle stesse potenzialità di crescita dell’economia legale. Il nostro impegno nello sviluppo delle indagini di polizia giudiziaria è totale. In questo ambito, nei primi cinque mesi del 2014 sono stati complessivamente denunciati per concussione, corruzione, peculato o abuso d’ufficio, circa 1.435 soggetti, di cui 126 tratti in arresto.
Le ultime inchieste confermano ancora una volta il mondo degli appalti quale settore particolarmente colpito dall’illegalità.
Le attività investigative svolte nei primi 5 mesi del 2014 hanno fatto emergere procedure d’appalto viziate da irregolarità per 1,1 miliardi di euro, nonché responsabilità per connessi reati nei confronti di 374 soggetti, di cui 34 tratti in arresto.
In epoca di spending review la Gdf può fare la sua parte?
La Guardia di Finanza sta da tempo facendo la sua parte. Per fronteggiare il trend decrescente degli stanziamenti di bilancio, infatti, sono già stati adottati provvedimenti di razionalizzazione e riorganizzazione interna. Tra essi cito, ad esempio, le iniziative di carattere infrastrutturale assunte per la riallocazione di caserme in immobili demaniali e il concentramento di più unità operative alla stessa sede (nel periodo che va dal 2009 al 2013 sono stati soppressi ben 72 reparti) che hanno consentito di ottenere consistenti risparmi di natura finanziaria e recuperi di personale all’attività operativa per 900 unità.
Un terzo fronte caldo in Italia è il riciclaggio. Come procedono le segnalazioni degli operatori?
Le segnalazioni di operazioni sospette sono in continuo aumento e dall’inizio dell’anno ne sono state approfondite 10.753 (quasi il doppio rispetto all’analogo periodo del 2013). Più in generale, la lotta al riciclaggio di "capitali sporchi" è stata sviluppata attraverso 309 indagini di polizia giudiziaria e complessivamente sono stati individuati 542 milioni di euro oggetto di riciclaggio e oltre 30 milioni di euro di denaro contante trasferito illecitamente, da e verso l’estero.
Si può fare di più?
Sarebbe auspicabile l’introduzione nel codice penale della norma sul cosiddetto "autoriciclaggio", analogamente a quanto previsto in altri Paesi (Spagna, Portogallo, Svizzera e Olanda). Ciò permetterebbe un più agevole accertamento sul piano probatorio delle condotte di riciclaggio e un più efficace utilizzo delle misure di aggressione patrimoniale (si pensi al sequestro e alla confisca).
Come giudica il progetto di legge sulla voluntary disclosure?
Positivamente. Vi abbiamo contribuito anche noi, del resto, con due nostri ufficiali che hanno partecipato ai gruppi di lavoro. Vedo con piacere, poi, che sulla stampa sta passando una mia proposta: quella di premiare chi usa quei capitali per investire in titoli di Stato e nelle imprese.
Siamo il paese del Made in italy. Come si possono tutelare marchi e prodotti delle imprese italiane?
Per combattere questa minaccia globale, occorre impostare l’azione di contrasto unendo gli sforzi e facendo sistema tra tutti gli attori a vario titolo coinvolti. Sul territorio sono state già positivamente sperimentate delle efficaci iniziative di cooperazione anche con le associazioni di categoria e le Camere di commercio. Ricordo che la Guardia di Finanza, dal 1° gennaio, ha realizzato un’innovativa piattaforma informatica – il Siac (Sistema informativo anticontraffazione) - che, tra l’altro, consente alle imprese titolari di marchi di inserire importanti informazioni di pronta consultazione sui propri prodotti, estremamente utili alle unità operative di controllo per riconoscere, con certezza e tempestività, i prodotti veri da quelli falsi. Nel solo comparto della lotta alla contraffazione, il Corpo ha denunciato, nei primi cinque mesi del 2014, oltre 2.200 responsabili e sequestrato circa 44 milioni di prodotti. È un’attività essenziale per difendere il Made in Italy, ma anche la salute pubblica. Sigarette contraffatte, giochi, utensili prodotti con standard bassissimi sono altamente nocivi. È un rischio reale che va segnalato con la massima chiarezza ai consumatori di questi prodotti.
Fabrizio Forquet, Il Sole 24 Ore 22/6/2014