Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
A un tratto, Grillo e Casaleggio si dichiarano disposti a discutere con Matteo Renzi della legge elettorale. Hanno firmato insieme il testo apparso ieri su www.beppegrillo.it, nel quale leggiamo quanto segue: «Correva il gennaio 2014. Renzie e i giornalai chiedevano a gran voce che il M5S andasse a “vedere le carte” della legge elettorale di Renzie, se no il Paese andava a sbattere. Altrimenti Renzie con chi altro poteva fare la legge se non con Berlusconi? E Berlusconi fu! [...] Il M5S avviò a gennaio una discussione on line con gli iscritti, seguita da un voto, su ogni singolo punto possibile di una nuova legge elettorale con l’aiuto del professor Giannuli. La legge M5S è stata quindi depositata in Parlamento e siamo arrivati prima della legge elettorale di Renzie e Berlusconi, primi con il passo della tartaruga, ma della democrazia partecipata [...] Ora sono avvenute due cose che hanno cambiato lo scenario: il M5S ha una legge approvata dai suoi iscritti (e non discussa a porte chiuse in un ufficio del Pd in via del Nazareno) e Renzi è stato legittimato da un voto popolare e non a maggioranza dai soli voti della direzione del Pd. Quindi qualcosa, anzi molto, è cambiato [...] Se Renzi ritiene che la legge M5S possa essere la base per una discussione comune, il cui esito dovrà comunque essere ratificato dagli iscritti al M5S, batta un colpo. Il M5S risponderà».
• Ma allora cambia tutto. Dico: soprattutto dalle parti di Berlusconi e di Alfano: se il M5S è pronto a parlare con Renzi, non c’è più bisogno dei loro voti...Grillo e Casaleggio non hanno mica detto che sono pronti ad appoggiare il governo. Hanno detto che sono pronti a discutere della legge elettorale. Però con un’impostazione difficile da accettare per il Pd: sostengono che il testo base da cui far partire la discussione deve essere il loro. A naso direi che per i democratici è inaccettabile. Gli scenari possibili sembrano due: Grillo accetta di discutere partendo dal testo del Pd così come s’è andato formando dopo l’accordo tra Renzi e Berlusconi; oppure si butta via tutto e si ricomincia daccapo. Questa seconda soluzione presuppone una presa di posizione, da parte di tutt’e due, di forte impegno politico e la vedo, almeno al momento, poco alle viste. Certo per Berlusconi, Alfano e gli altri dell’ala moderata della maggioranza sono comunque problemi.
• Come mai questa improvvisa svolta dei due leader grillini?
Deve essere la conseguenza della perdita di consensi rispetto alle politiche. E anche delle molte critiche recapitate a Grillo dagli internauti, il suo popolo di riferimento. Sabato c’è stato anche un piccolo ripensamento sul sindaco di Parma, Pizzarotti, messo idealmente fuori dal movimento per aver acceso l’inceneritore senza prima consultarsi con i cittadini: sabato il duo Grillo-Casaleggio ha chiarito inaspettatamente che non intende togliere a Pizzarotti il diritto di usare il simbolo dei 5 Stelle. I due, accusati molte volte per aver detto «no» a tutto, hanno evidentemente calcolato che il non-dialogo non porta molto lontano.
• Reazioni del Pd?
Ieri Renzi era a Pontassieve, dove abita. I cronisti lo aspettavano all’uscita dalla messa. Alla domanda su Grillo ha risposto: «Non parlo di niente». Di reazioni, per ora, ce ne sono poche. Maurizio Martino, ministro democratico delle politiche agricole: «Bisogna andare a vedere le carte, verificare fin dove vuole arrivare e sperare che non sia un bluff». Michele Emiliano, ex sindaco di Bari e segretario del Pd pugliese: «Sono felice». Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd: «Siamo pronti a confrontarci con tutti. Prendiamo atto con soddisfazione che Grillo e Matteo Salvini (segretario del Carroccio, ndr) stanno tornando sui loro passi, cercando il confronto con il Pd». La Serracchiani: «Bisogna vedere come Grillo, dopo l’annuncio, intende passare alla prova dei fatti».
• Si incontreranno in streaming o no?
Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, già indicato da Grillo come facente parte della delegazione (con i due capigruppo e Danilo Toninelli che ha scritto la legge elettorale grillina), ha già detto che non ci sarà bisogno dello streaming. Guerini invece lo vuole. Sono solo le prime schermaglie (lo streaming, comunque, è meglio lasciarlo perdere).
• Com’è fatta la legge elettorale grillina?
È un proporzionale costruito sul sistema spagnolo e su quello svizzero. Senza premi di maggioranza e senza sbarramenti, ma con circoscrizioni abbastanza piccole per premiare e sbarrare naturalmente. Il fatto davvero nuovo è che prevede non solo le preferenze, ma anche le non-preferenze: si possono cancellare dalle liste dei candidati i nomi di quelli che non si vogliono a nessun costo vedere in Parlamento.
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