Elena Tebano, Corriere della Sera 16/6/2014, 16 giugno 2014
GREENPEACE PERDE 3,8 MILIONI SCOMMETTENDO SUL CALO DELL’EURO
«Le intenzioni erano buone, la valutazione non lo è stata altrettanto». Il portavoce di Greenpeace International Mike Townsley spiega così l’«errore di un dipendente» che ha portato l’associazione ambientalista a perdere 3,8 milioni di euro a causa di un investimento finanziario sbagliato. Eppure all’origine della perdita milionaria (resa pubblica dal settimanale tedesco Der Spiegel ) non c’è stata solo la «valutazione sbagliata» di una persona, che nel frattempo è stata licenziata, ma anche una serie di controlli mancati da parte dell’organizzazione. Che ora ha deciso di correre ai ripari. Anche per evitare di perdere la fiducia — e quindi le donazioni — dei suoi iscritti.
«È vero, un membro del nostro team finanziario ha firmato un contratto di cui non sapevamo niente — ammette Townsley al telefono dal Messico, dove si trova per una campagna sulle energie rinnovabili —. E la nostra inchiesta interna ha rilevato che non sono state seguite le procedure di autorizzazione previste. Ma appena lo abbiamo scoperto, abbiamo cambiato le regole, rendendole molto più severe. Nel caso dovessimo sottoscrivere un altro contratto simile, ed è molto improbabile, d’ora in poi ci vorrà l’autorizzazione del board esecutivo internazionale» ha aggiunto Townsley, che però non ha voluto rivelare né l’identità né la nazionalità del dipendente coinvolto.
L’operazione che ha causato il buco da 3,8 milioni di euro, soldi donati dai sostenitori dell’associazione in tutto il mondo, riguarderebbe una sorta di «assicurazione» sui cambi monetari: «I nostri fondi — spiega Townsley — provengono da circa 40 Paesi diversi. Ogni ufficio nazionale li gira a Greenpeace International, che ha sede ad Amsterdam e li deposita su un conto in euro. Poi vengono trasferiti in circa 20 Paesi nella moneta locale per investire sulle varie campagne», aggiunge.
Il rischio finanziario arriva qui: le oscillazioni nel valore delle diverse valute possono infatti portare a delle perdite economiche, che gravano sul bilancio di Greenpeace International. Per tutelarsi l’associazione sottoscrive così contratti assicurativi con broker specializzati. Quello che ha portato alla maxi perdita (spalmata tra l’anno scorso e i primi mesi del 2014) scommetteva sul ribasso dell’euro. Ma invece non c’è stato. Ora l’organizzazione sembra pronta a tornare indietro e a rinunciare a molti di questi contratti. Intanto, però, non chiederà i danni all’autore del costoso «errore»: «Da quello che risulta dalla nostra inchiesta interna, sembra che abbia agito in buona fede», insiste il portavoce Townsley.
Il budget di Greenpeace International è di circa 300 milioni di euro all’anno. Viene impiegato in una serie di campagne, da quelle contro i cambiamenti climatici, a quelle per salvare le foreste pluviali e l’Antartico. E la perdita denunciata nei giorni scorsi ne tocca poco più dell’1%. La notizia, però, ha suscitato scalpore, soprattutto in Germania, uno dei Paesi che, con oltre 580 mila iscritti, raccoglie più fondi per Greenpeace.
Adesso l’organizzazione è preoccupata soprattutto di «non tradire la fiducia dei suoi sostenitori»: «Capiamo la loro delusione: sappiamo di dover loro delle scuse ma faremo tutto il possibile per evitare che un errore del genere si possa ripetere — garantisce Townsley —. E non toglieremo un centesimo a nessuna delle nostre campagne: ripianeremo la perdita risparmiando nei prossimi due-tre anni su infrastrutture e sugli equipaggiamenti». Come quelli dell’Artic Sunrise, la nave impegnata nelle battaglie contro le piattaforme petrolifere appena rilasciata dalla Russia, che a settembre aveva arrestato tutti i membri dell’equipaggio.