Tonia Mastrobuoni, La Stampa 16/6/2014, 16 giugno 2014
“BERLINO QUARTIER GENERALE DELLO SPIONAGGIO USA IN EUROPA”
Una nuova valanga di informazioni dall’archivio dell’ex collaboratore dell’Nsa Edward Snowden si è abbattuta ieri sulla Germania e rischia di mettere in serio imbarazzo il governo Merkel. L’attuale numero in edicola dello «Spiegel» rivela una serie di fatti inquietanti. Primo, da decenni i servizi di sicurezza americani utilizzano le basi militari nella Repubblica federale per le loro attività di spionaggio, tanto che i vecchi, temibili colonnelli della Stasi scrivevano prima della caduta del Muro, magari non senza una punta di ammirazione, che «il Nsa archivia ogni segnale, conversazione, eccetera attorno al globo, sia di nemici, sia di alleati».
Ma dopo l’attentato del 2001 alle Torri gemelle, l’attività di sorveglianza degli americani nel Paese della Merkel è diventata talmente frenetica, estesa e penetrante, che «Spiegel» definisce il proprio Paese ormai «il più importante punto di appoggio» delle spie statunitensi. In sostanza, il quartier generale dell’Nsa in Europa. Più precisamente, «le attività di sorveglianza – scrive il settimanale dopo aver studiato i documenti forniti da Snowden, rifugiato ora a Mosca – sono presenti nella Repubblica federale come in nessun altro Paese d’Europa». E «non servono solo a garantire la sicurezza, ma a conquistare il totale controllo», tanto che nel 2007 i servizi contavano «almeno una dozzina» di punti d’appoggio in Germania.
Al di là della plateale irritazione manifestata dalla cancelliera quando «Spiegel rivelò che il suo telefonino è spiato da Washington da anni, è ovvio che diventa sempre più complicato per il governo sostenere – come fa ad oggi – che non ne sapesse nulla. Il settimanale dimostra, carte alla mano, che la collaborazione con i servizi segreti, il Bundesnachrichtendienst, è stato strettissimo in tutti questi anni e particolarmente dal 2001. Il sospetto è infatti che dopo gli attentati a New York la Germania «sia diventata la testa di ponte per la caccia all’uomo contro i terroristi», cioè abbia fornito informazioni per far arrestare e uccidere sospetti, ma anche che i servizi di sicurezza statunitensi e la Cia «abbiano esaminato dati e informazioni raccolti in Germania per le operazioni con i droni». Dunque, delle due l’una: o i servizi tedeschi sono deviati o il governo sapeva.
I punti di appoggio più importanti dell’Nsa in Germania sono luoghi off limits per eccellenza: basi militari americane – a Wiesbaden, Stoccarda, Magonza, Griesheim o Bad Aibling – ma anche il consolato a Francoforte e l’ambasciata a Berlino. I collaboratori sono circa 200, «agenti e diplomatici» ai quali vanno aggiunti quelli non meglio precisati di imprese private che spiano per conto degli americani. E i materiali non sono solo di metadati come vengono chiamati in gergo, cioè chi contatti chi, quando o dove, ma anche contenuti di email, conversazioni, eccetera.
Per capire come è potuta diventare così capillare l’attività dell’Nsa, occorre sapere che nel 2003 Washington mandò le spie in Germania per poter controllare più da vicino i sospetti terroristi in Africa; l’attività fu estesa ben presto all’Europa «perché i terroristi ogni tanto si fermavano qui». E infine, anche se la legge proibirebbe lo spionaggio di cittadini tedeschi, con la scusa della «lotta al terrorismo», l’Nsa e i suoi alleati in Germania hanno potuto aggirare anche quella, estendendo la sorveglianza a chiunque. Adesso sta al governo chiarire quanto sapesse.
Tonia Mastrobuoni, La Stampa 16/6/2014