Il Messaggero 16/6/2014, 16 giugno 2014
LO STATO SPENDE QUASI 100 MILIONI E MOLTI VORREBBERO L’ESAME BREVE
IL DIBATTITO
ROMA Maturità sì, maturità no. Ogni anno, alla vigilia dell’esame di Stato, torna puntuale la polemica sull’utilità di una verifica, così articolata, lunga e, nei fatti, poco economica. Già, perché oltre ai costi sostenuti dagli studenti che, per arrivare preparati all’esame del prossimo 18 giugno, quest’anno hanno speso circa 600 euro extra tra manuali, Bignami e ripetizioni, anche lo svolgimento dell’esame grava – e non poco – su altri portafogli: quelli dello Stato. Al netto delle posizioni apocalittiche e integrate, il 63% dei maturandi, intervistati da Skuola.net, ritiene che l’esame di Stato debba essere quantomeno modificato, snellito, e in sostanza reso più breve. Anche molti docenti non escludono la possibilità di rivisitare la maturità e renderla magari più agevole. E perfino il Movimento cinque stelle aveva lanciato, seppur in maniera drastica, la sua proposta: abolizione dell’esame di maturità.
LE SPESE
Tre giorni di prove scritte, l’intero calendario degli orali, le commissioni d’esame, il corpo docente impegnato nelle verifiche, i costi aggiuntivi di segreteria e quelli del personale scolastico: il ministero dell’Istruzione deve far fronte economicamente a questi impegni. I costi? Oscillano annualmente tra i 65 gli 80 milioni di euro, stando alle rilevazioni compiute da Studenti.it. Una cifra, in sostanza, molto alta per una prova che viene, poi, superata dal 99% dei candidati. Anche gli studenti fanno la loro parte. Tra tassa di diploma e tassa d’esame i maturandi 2013 spesero 13 milioni 378 mila euro. E in tempi di crisi economica e di spending review, sono molti quelli che si chiedono se sia più opportuno utilizzare questi fondi per migliorare il sistema didattico o l’edilizia scolastica.
I COMPENSI
Nel complesso le voci di spesa per l’esame di Stato si possono dividere in tre categorie: i costi per le commissioni d’esame, quelli per la cancelleria e il costo del lavoro dei collaboratori scolastici e della segreteria degli istituti. Per quanto riguarda le commissioni, il corpo docente, deciso ogni anno intorno alla metà di maggio, riceve l’assegno non prima di ottobre e la somma supera i 60 milioni di euro, considerato il fatto che le commissioni d’esame in tutta Italia sono circa 12 mila. Ognuna di queste, chiamata a coprire due classi, si compone di un presidente che percepisce un compenso di 1.249 euro, tre commissari esterni, per un assegno totale di 2.733 euro, e quelli interni, che variano dai tre ai sei membri, per un compenso totale tra i 1.197 e i 2.394 euro. Da aggiungere poi alla lista, anche i costi di cancelleria, che sono coperti dalle singole scuole italiane, chiamate ad acquistare fogli protocollo, toner per le stampanti e fotocopiatrici, fogli bianchi, giacché le tracce telematiche – previste dal DPR del 1998 ma entrate in vigore solo nel 2012 –, devono poi essere stampate e fotocopiate. Per questa voce, la spesa è stimabile intorno ai due milioni di euro.
LE MANSIONI AGGIUNTIVE
Infine, l’unica voce “economica” è quella riguardante il lavoro delle segreterie e dei collaboratori scolastici, impegnati a svolgere durante le prove, mansioni aggiuntive rispetto a quelle compiute nell’intero anno scolastico. Per loro non c’è nessuna retribuzione aggiuntiva, l’assegno, infatti, è di zero euro. Almeno loro, non costano nulla, allo Stato.
C. Moz.