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 2014  giugno 16 Lunedì calendario

TV, GUERRA DI RILANCI SUL CALCIO LA SERIE A FA IL RECORD E MEDIASET RISCHIA IL FUORIGIOCO


Bocche cucite in Lega Calcio, nessun commento dall’advisor Infront e un’assemblea di Lega che sarà cruciale e deve ancora essere fissata ma per cui si parla di lunedì 23 giugno. Sky e Mediaset che affilano le armi e si preparano nel migliore dei casi a una trattativa al cardiopalma e nel peggiore a una battaglia legale che potrebbe affondare tutto il giocattolo del pallone italiano. Sullo sfondo di questa folle asta per le partite della Serie A si muove (anche se in modo non ufficiale) pure l’Antitrust. E anche il ministero dello Sviluppo, versante Comunicazioni, guarda con attenzione. Perché da cosa succederà qui potrebbe dipendere anche l’esito dell’asta delle frequenze: quella a cui Urbano Cairo deve ancora decidere se parteciperà o no. Ma la posta in gioco più importante è sul fronte delle tv. Qui si decide dell’equilibrio futuro dei bilanci di Sky, che ha già perso la Champions League, nel triennio che inizierà con la stagione 2015-2016. E la sopravvivenza stessa di Premium, la pay tv di Mediaset, che si sta giocando il tutto per tutto. Con una sola certezza: gli arabi di Al Jazeera oggi non ci sono. Perché se a Cologno Monzese avessero potuto già far conto sui soldi della tv degli emiri non si sarebbero fatti battere da Sky in due pacchetti su tre. E questo spiega anche l’infittirsi delle voci sulla vendita a Telefonica della quota di Mediaset nella spagnola Digital +. Nell’attesa circolano informalmente cifre, voci e ipotesi che nessuno conferma e smentisce e che sono la prova che la partita è ben più che complicata. Un esempio? Una delle fanta-ipotesi scommette che Mediaset finirà per andare sul satellite e Sky sul terrestre. Una follia. Nata da cosa? Dalla voglia di Mediaset di sfidare il “cielo” ma senza averne completamente la forza e affidandosi così ai cavilli. Le offerte del Biscione sembrano infatti frutto più di uno stuolo di avvocati che di una pattuglia di uomini di marketing e di finanza. A questo punto non si può andare oltre senza provare a mettere un po’ di ordine. Venerdì scorso si chiude la presentazione delle buste. Le offerte arrivate sono state 13. Così ripartite (ricostruzione quasi certa ma non ufficiale). Pacchetto A, le otto migliori squadre di A via satellite. Hanno depositato offerte Sky, Mediaset e Fox, che è un altro pezzo del gruppo Murdoch e che in Italia ha canali pay sia su Sky (ovvio) che su Premium, la pay tv terrestre di Mediaset. L’offerta più alta è di Sky con 355 milioni l’anno, ma Mediaset ci è andata vicino offrendo 350 milioni. Pacchetto B, le otto migliori squadre ma sui canali terrestri. Offerte di Sky e Fox e - pare - ben due di Mediaset. Vince ancora Sky con un’offerta monstre di ben 425 milioni mentre Mediaset si fermerebbe a 300. Pacchetto C, le interviste negli spogliatoi e il dopo partita, ci sarebbero solo due offerte di Sky e Fox e nessuna di Mediaset. Ma le due offerte sono entrambe sotto la base d’asta di 66 milioni. Pacchetto D. Le 12 squadre rimanenti ma in esclusiva: sia via satellite che sul terrestre. Quattro offerte: Mediaset, Sky, Fox e anche Eurosport, la tv di eventi sportivi appena comprata da Discovery, il network che in Italia ha trasmesso in esclusiva lo scorso Sei Nazioni di Rugby sul canale D-Max. Vince Mediaset offrendo 306 milioni. Pacchetto E, Internet: nessuna offerta. Nessun operatore ha neanche provato ad offrire anche sotto la base d’asta da tutti ritenuta altissima, 108 milioni, visto che dà diritto di trasmettere via banda larga a pc, tablet, smartphone e tv connesse, solo tre partite a settimana nel gruppo degli incontri domenicali, cioè esclusi anticipi e posticipi. Se ci si fermasse qui, si dovrebbe dire che Sky avrebbe vinto l’esclusiva di fatto delle otto migliori squadre, con la migliore offerta in entrambi i pacchetti, anche se pagando così quasi il doppio di quanto paga oggi tutta la Serie A. E Mediaset avrebbe l’esclusiva delle 12 squadre minori ma pagando ben più di quanto paga oggi per praticamente tutta la Serie A. Si dovrebbe anche dire che la Lega Calcio non potrebbe che essere felice intanto di aver visto il valore del suo campionato salire di almeno il 30% quando mancano da assegnare ancora i diritti esteri, la Coppa Italia e altre cose minori che potrebbero facilmente portare il totale attorno ad 1,3 miliardi di euro. E si potrebbe infine dire che l’advisor Infront Italia e il suo controllante, la holding svizzera Infront Sport &Media, dovrebbe brindare a champagne perché in un solo colpo ha ottenuto due grossi risultati. Ha vinto la scommessa giocata con l’azzardo di impegnarsi su un minimo garantito di 980 milioni (avrebbe dovuto mettere in solido i soldi mancanti se l’asta fosse rimasta al di sotto di quella cifra). E poiché sulla parte eccedente il minimo garantito prende una quota superiore di commissione, con l’eccedenza dovrebbe finire per raddoppiare quasi il ricavo netto sull’operazione e portare a casa un centinaio di milioni. In più si dovrebbe garantire anche il prolungamento del contratto fino al 2021. Ma nessuno ha festeggiato e nessuno ha stappato champagne. Perché molte cose non sono chiare. Da parte di Mediaset si è prima puntato il dito sul fatto che Sky non potrebbe vincere il pacchetto A e B perché questo violerebbe la cosiddetta “No Single Buyer Rule” e Sky fa sapere che secondo loro la regola vale solo nel caso di chi si aggiudicasse tutti e 5 i pacchetti. O, in subordine, tutti i pacchetti con le partite, ossia A, B, D ed E. Poi Mediaset avrebbe puntato il dito contro la doppia presenza di Sky e Fox. Per Sky invece il punto è dato dal fatto che le offerte di Mediaset, e in particolare quella sul pacchetto D, che il Biscione si è aggiudicato, conterrebbero una forzatura: un’offerta condizionata e valida solo nel caso in cui la si potesse abbinare al pacchetto A o B. Come dire: vi diamo 306 milioni per le 12 squadre solo a patto di poter avere tutta la serie A, se no, di quelle sole 12 squadre non ce ne facciamo nulla. O le paghiamo di meno. Ecco il nocciolo della questione. Questa offerta condizionata di Mediaset ha creato imbarazzo. Presidenti e general manager delle squadre non parlano. In Lega c’è imbarazzo. La soluzione che hanno trovato tutti quanti è di dire che le buste sono state sì aperte, ma solo da Infront e che la Lega ufficialmente ancora non le conosce. Tutto questo serve ovviamente a prendere tempo. Chi ha avuto modo di sentire qualche membro della Commissione Tecnica della Lega ha registrato affermazioni del genere «Per noi i pacchetti sono quelli disegnati da Infront. Non c’è spazio per offerte condizionate. Aspettiamo di vedere che cosa c’è davvero scritto nelle buste di Mediaset ». D’altra parte la Commissione Tecnica della Lega è formata da Juve e Inter, Napoli e Roma, la Lazio. E il Milan di Galliani e Barbara Berlusconi, che si può immaginare come voterà. Questa settimana che manca all’appuntamento di lunedì prossimo sarà densa di appuntamenti e incontri, di trattative collettive e individuali. Troppi sono i passaggi in bilico. Per esempio le otto squadre migliori. Non si sa quali siano. Si va per audience non certo per classifica. Certo, ci saranno Juve e Inter, Milan e Napoli. Ma la Roma? In molti scommettono che potrebbe essere la “star” del pacchetto delle dodici minori. Il fatto è che sarà il vincitore a scegliere e a definire chi c’è nelle otto e chi nelle dodici. Ma non conta tanto questo quanto chi gestisce cosa. Sky ha più canali, trasmette più sport e dà una maggiore copertura tv alle squadre rispetto a Mediaset che sul terrestre ha meno canali e non ha un palinsesto settimanale di calcio così forte (almeno fino ad oggi). Ciò si traduce nel fatto che Mediaset si limita a trasmettere le partite, un po’ di pre e post e poco altro. Per gli sponsor dei club è meno appetibile. La Lega, che si trova seduta per ora su una montagna di soldi virtuale, ha il terrore che il giocattolo si rompa. I club del calcio hanno capito che la competizione tra Sky e Mediaset porta loro più soldi. E infatti con Infront avevano fissato un modello che pensavano perfetto: le otto squadre top a tutti e due, ciascuno nel suo, Sky sul satellite e Mediaset sul terrestre. E un po’ di competizione sulle partite minori, date in esclusiva ad uno solo. Sulla carta era perfetto e salomonico. Ma la carta non è la realtà e non ha fatto i conti con un dato nuovo: Mediaset non può più accontentarsi dello status quo perché così continuerebbe a perdere soldi. O al massimo a vivacchiare. Per questo ha sorpreso tutti rilanciando sulla Champions League e innescando così la reazione di Sky, che non può restare anche senza la Serie A e ha infatti messo sul tavolo del nostro campionato i soldi attuali, quelli che ha “risparmiato” dalla Champions e anche un abbondante sovrappiù. Mediaset rischia e come ha già fatto in passato, prova a forzare le regole. Anche se non avendo più la sponda di Palazzo Chigi il gioco sembra stavolta più pericoloso. Infront e la Lega proveranno a ricucire una trattativa: se per loro la presenza dei due sfidanti è positiva, specularmente vedono con terrore un vincitore unico che alla tornata successiva farebbe scendere i prezzi. Ma la porta della trattativa è strettissima. Per adesso hanno iniziato a sollecitare un parere informale dell’Antitrust sulla doppia offerta targata Murdoch. Una specie di preliminare, un’apertura di dialogo in cui far confluire poi, una volta ufficializzata, la richiesta di un parere sulla spinosa questione dell’offerta condizionata di Mediaset. Il tutto per avere una sponda autorevole su cui impiantare la trattativa ed evitare il ricorso ai tribunali. Infront e Lega sperano di arrivare a una spartizione che ridistribuisca tutto, Serie A, Champions League ed Europa League (che è di Sky). Ora, il fatto è che le tv potrebbero anche accordarsi. Ma non certo pagando 1,3 miliardi. Nel grafico in basso, il valore economico dei diritti tv dei maggiori campionati europei nella scorsa stagione Nel grafico nella foto, il risultato non ufficiale delle offerte per i diritti tv delle partite di campionato di calcio di Serie A per il triennio che parte con la stagione 2015-2016 L’ad di Infront Italia Marco Bogarelli.

Stefano Carli, Affari&Finanza – la Repubblica 16/6/2014