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 2014  giugno 16 Lunedì calendario

I MOLTI PATTI RUSSO-TEDESCHI E IL FUTURO DELL’UNIONE EUROPEA


Mi sembrano evidenti sia l’irreversibile declino dell’impero del nostro Occidente (Europa occidentale e America del Nord), sia il fatto che i prevalenti interessi degli Stati Uniti non sono più orientati prioritariamente verso l’Europa (i diversi atteggiamenti nei riguardi
di Putin sull’attuale questione Ucraina, con gli Usa più punitivi e l’Europa più dialogante, ne sono i segni più recenti). Penso quindi sia ragionevolmente giustificato ritenere molto verosimile che, nell’ambito
di riposizionamenti geopolitici globali, in un futuro non lontano si possa realizzare una nuova e potente Europa, estesa dall’Atlantico agli Urali, a prevalente conduzione russo-germanica, essendo, in tale area, la Russia il Paese più ricco di risorse naturali e la Germania il più grande Paese industriale.
Lei che pensa ?
Giovanni Cama

Caro Cama.
Nella storia dei rapporti russo-tedeschi vi è una sorprendente alternanza tra fasi di grande prossimità e drammatici scontri. I cavalieri teutonici soggiogarono con la forza le popolazioni slave dell’Europa centro-orientale, ma i coloni tedeschi, all’epoca della Grande Caterina, dettero un prezioso contributo allo sviluppo dell’agricoltura nelle terre attraversate dal Volga. La Germania dichiarò guerra alla Russia il 1° agosto 1914, ma l’impetuosa crescita dell’economia russa nei decenni precedenti era dovuta principalmente alle industrie tedesche; e una lunga sequenza di unioni matrimoniali aveva fatto dei Romanov una dinastia ormai prevalentemente germanica.
Con il trattato di Brest Litovsk del 1° marzo 1918, i tedeschi, vincitori sul fronte orientale, imposero dure condizioni di pace alla Russia di Lenin e Trotsky. Ma quattro anni dopo, a Rapallo, i due Paesi stipularono un accordo segreto che avrebbe consentito alla Repubblica di Weimar di addestrare il proprio esercito in Russia e di aggirare così le clausole del Trattato di Versailles. Con un altro trattato – quello fra Molotov e Ribbentrop del 23 agosto 1939 – i due Paesi avrebbero rifatto insieme, con grande vantaggio per entrambi, la carta geografica dell’Europa orientale. Ma il 22 giugno 1941 la Germania invase l’Unione Sovietica, assediò Leningrado, giunse alle porte di Mosca e sotto le mura di Sebastopoli, sino al momento in cui la battaglia di Stalingrado rovesciò le sorti del conflitto.
Tralascio gli avvenimenti successivi, caro Cama, e mi limito a ricordare che non vi è un passaggio decisivo della storia russa, politico o sociale, in cui la Germania e la sua cultura non siano state un necessario punto di riferimento. La prima rivoluzione comunista fu a Leningrado nell’ottobre del 1917, ma la lingua della III Internazionale, sino alla Seconda guerra mondiale, fu il tedesco.
La sua tesi, quindi, non è priva di un certo fondamento. Ma la prospettiva di una Europa in cui l’asse franco-tedesco verrebbe sostituto da un asse tedesco-russo è improbabile per altre ragioni. A dispetto di coloro che sostengono il contrario, la Russia è certamente europea. Ma non soltanto. E’ anche una grande potenza asiatica, fiera della sua storia imperiale, costretta dalla geografia e dalle risorse naturali delle sue province asiatiche a considerare le frontiere orientali non meno importanti di quelle occidentali. Quando Silvio Berlusconi, nei suoi incontri con Vladimir Putin, non perdeva occasione per auspicare l’ingresso della Russia nell’Ue, il presidente russo accennava un sorriso di cortesia, ma non raccoglieva l’invito. Possiamo e dobbiamo avere con la Russia rapporti cordiali, ma l’Europa, di cui vogliamo l’unità, è un’altra cosa.