Federico Geremicca, La Stampa 16/6/2014, 16 giugno 2014
IL PREMIER SENTE PUZZA DI BRUCIATO MA NON PUÒ SOTTRARSI ALL’INCONTRO
Il cambio di rotta, la correzione - insomma - è evidente: Beppe Grillo chiede a Matteo Renzi (detto Renzie o anche l’ebetino) di sedersi ad un tavolo per discutere di riforme, e non c’è bisogno di aggiungere parola per segnalare la novità. Novità positiva, naturalmente.
E interpretabile addirittura come l’avvio di un graduale e auspicato processo di “scongelamento”: non solo dei rapporto tra Pd e Movimento Cinque Stelle, ma della stessa forza parlamentare dei cosiddetti “grillini”.
L’apertura del più duro degli oppositori di Renzi, è stata però accolta con più di un qualche scetticismo nel quartier generale del premier per l’ottima ragione che il Presidente del Consiglio sarà pure giovane, i suoi collaboratori idem, ma padroneggiando con disinvoltura l’abc della politica e non ci vedono per niente chiaro. Infatti, si sono subito posti un interrogativo.
La domanda è prevedibile e semplice: Beppe Grillo vuole aprire un confronto per fare davvero le riforme (quella della legge elettorale innanzitutto) oppure per portare l’intero pacchetto nel “pantano” tanto temuto da Matteo Renzi? Detta in altre parole: fallita (o comunque non premiata dagli elettori) la via del muro contro muro - quella del “con voi non ci mischiamo”, insomma - non è che si intende provare a raggiungere lo stesso obiettivo semplicemente cambiando tattica?
Alla luce della storia recente, si tratta di interrogativi tutt’altro che oziosi. E rafforzati, anzi, da una singolare coincidenza (e in politica, si sa, le coincidenze generano subito sospetti): anche la “nuova Lega” di Matteo Salvini (pur essa da sempre durissima con il governo) apre a Renzi e si dice pronta ad un confronto sulla riforma del Senato, la modifica del Titolo V e magari la stessa legge elettorale.
Entrambi - cioè sia i leghisti che i “grillini” - fulminati sulla via di Damasco? Il premier sente puzza di bruciato, e ufficialmente si affida all’ironia: prima le riforme non le voleva fare nessuno - ha annotato - adesso è diventata una corsa... Meno ufficialmente, invece, si interroga sui possibili obiettivi delle due opposizioni e riflette, dunque, sulla via migliore da battere.
Naturalmente, da parte del Pd e del governo l’apertura al confronto è dichiarata “massima”: ma massima, come dicevamo, è anche la curiosità di capire se quella annunciata da Grillo sia una sincera disponibilità al dialogo o più semplicemente (e banalmente) una mossa da “vecchia politica”. Ai suoi tempi, Bettino Craxi era solito dire: quando non si vuol affrontare un problema, non c’è modo migliore per farlo che creare una bella Commissione. E oggi Matteo Renzi, quasi alla stessa maniera, è solito ripetere: convegni, seminari, tavole rotonde, commissioni, è trent’anni che si discute di riforme ma si trova sempre il sistema per non decidere mai.
E’ a questo che punta Beppe Grillo? Cioè, portare il confronto dentro un labirinto di tavoli, streaming, confronti e audizioni dal quale non uscirebbero vive né le riforme né il governo in carica? In casa Pd e ai piani alti di Palazzo Chigi il sospetto è forte: ma è evidente che chiudere la porta alla richiesta di “avviare una trattativa” sarebbe certo più rischioso (e meno comprensibile) che andare a vedere le carte che Grillo intende giocare davvero. La partita, dunque, si farà: ma subito, con tempi certi, e senza supplementari...
Non solo. Essendo infatti evidente che l’annunciata svolta “grillina” è il risultato dell’insuccesso elettorale, delle sue cause e della discussione (perfino parzialmente autocritica) che ne è seguita, ecco, essendo evidente tutto questo, Renzi ora vuole che i cinquestelle bevano per intero e pubblicamente l’amaro calice. E’ una sorta di Canossa quella che il premier e il Pd provano a preparare per Grillo ed i suoi parlamentari: e dovrà avvenire via streaming. Sì, via streaming: a parziale riscatto di quel che Bersani prima e Letta poi hanno dovuto subire appunto via streaming...
Federico Geremicca, La Stampa 16/6/2014