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 2014  giugno 16 Lunedì calendario

PENSIONI, GIUDICI IN RIVOLTA RESPONSABILITÀ, SI CAMBIA ORLANDO: “NIENTE PUNIZIONI”


ROMA.
È profondo l’allarme tra i giudici su responsabilità civile ed età pensionabile. Toghe «stupefatte» per come il governo Renzi ha gestito il fine carriera, perché «se il principio è giusto, realizzato così si risolve in un danno». Basti pensare all’azzeramento dei vertici del palazzo di giustizia di Milano (via Canzio, Minale, Pomodoro, Bruti) e alle toghe della Cassazione ridotte della metà. Ma c’è anche «la grave preoccupazione» per le notizie che filtrano dal ministero della Giustizia sulla riforma della responsabilità civile. Per dirla in sintesi, pare già al tramonto la luna di miele tra Renzi e le toghe, e non bastano i super poteri a Cantone per indorare la pillola.
Due fatti importanti delle prossime ore sono documentabili. Rodolfo Maria Sabelli, il presidente dell’Anm, chiederà oggi un incontro urgente al Guardasigilli Andrea Orlando per parlargli di entrambe le questioni «perché non possiamo accettare misure punitive, ai limiti, se non oltre la costituzionalità e la ragionevolezza, che assestano un colpo grave al funzionamento degli uffici e che rischiano di compromettere i processi».
Al Csm si muove Riccardo Fuzio, il presidente della commissione Incarichi direttivi, che chiede «di esprimere subito un parere sul decreto» e ne delinea le conseguenze devastanti, che comporteranno perfino la decadenza di uno dei prossimi candidati alle elezioni dello stesso Csm.
E il Guardasigilli Andrea Orlando? Com’è nel suo stile, con chi gli ha parlato, sdrammatizza. Innanzitutto perché «questo governo non è contro i magistrati, e quello che sto facendo in via Arenula lo dimostra». A partire dalla responsabilità civile, dove il ministro è orientato a intervenire con le modifiche al testo Buemi che, in commissione Giustizia al Senato, è già in fase di emendamenti.
«Orientato» è la parola giusta, perché per ora Orlando «sta a guardare» e se dovesse rendersi conto che, com’è avvenuto alla Camera per l’emendamento Pini che introduce la responsabilità diretta dei giudici, la discussione dovesse volgere al peggio, è pronto a un intervento con un suo disegno di legge.
I paletti del ministro sono già chiari: «Il problema principale è sbloccare il filtro arbitrario previsto dalla legge Vassalli che produce l’assurdo di soli 6 ricorsi in tutto il 2013».
Nessuna decisione invece sull’ipotesi, fatta dagli uffici legislativi, di una procedura accelerata se si configura un dolo grave, per la semplice ragione che in quel caso ci sarebbe una responsabilità penale per la toga in questione.
Altro paletto certo è un aumento della rivalsa dello Stato sul giudice, oggi un terzo dello stipendio, ma che verrebbe portata al 40 o addirittura al 50%. Ma Orlando garantisce che «non ci sarà mai una responsabilità diretta».
Sul ddl del Senato assicura il dem Felice Casson: «Finora, con M5S, abbiamo sventato i tentativi dei forzisti per introdurre la responsabilità diretta integrale o per alcuni casi, ma la vecchia legge dell’88 va sottoposta a un serio tagliando perché il filtro è troppo rigido e la rivalsa troppo debole».
Con Orlando, Sabelli metterà i suoi tre paletti: «No a una legge che limiti l’interpretazione del diritto, no alla responsabilità diretta, no all’uso di una pregressa azione civile per rivalersi su di noi».
Ma è sull’età pensionabile che lo scontro rischia di infuocarsi.
Il primo allarme è arrivato dal presidente della Cassazione Giorgio Santacroce («Ufficio ridotto a metà»). A Milano una falcidia. Sabelli mette in fila tre questioni: «Innanzitutto la scopertura degli uffici, oltre 200 posti, e la difficoltà di coprirli per l’effetto a catena che si determina. Poi la disparità di trattamento tra chi ottiene la proroga di due anni e chi no. Nel novero anche le conseguenze gravi sulla pensione per una categoria che entra in servizio tardi».
Orlando dà garanzie: «In sede di conversione, mi impegno a verificare l’impatto sugli uffici». Ancora: «Sono intenzionato a togliere il blocco dei 4 anni di permanenza che un magistrato deve garantire per ottenere un incarico direttivo». Ma il Csm «deve garantire tempi rigidi per nomine e trasferimenti». L’allarme resta. E nessuno dimentica che l’età pensionabile fu portata a 75 anni quando Berlusconi voleva trattenere una toga della Cassazione che riteneva utile, né che fu fatta una norma ad hoc per bloccare Caselli. Ma qui si rischia, nell’ordine, di lasciare gli uffici senza capi, di bloccare i processi, di intasare i Tar per i ricorsi dei non direttivi che non potranno restare in servizio come i capi. Dicono che Orlando si sia battuto fino all’ultimo per una gradualità anno per anno, ma che non l’abbia spuntata.

Liana Milella, la Repubblica 16/6/2014