16 giugno 2014
Tags : Yara Gambirasio
Arrestato Massimo Giuseppe Bosetti: il Dna dice che è lui il killer di Yara
• Oltre al dna, a carico di Bossetti ci sono altri indizi di colpevolezza. Secondo indizio: il telefono cellulare di Bossetti aggancia la cella di via Natta a Mapello, la sera della scomparsa di Yara (era il 26 novembre 2010, la ragazzina era uscita di casa alle 17.30 per andare in palestra, il tragitto è di poche centinaia di metri) alle 17.45. Poi sta zitto fino alle sette della mattina dopo (però poteva essere scarico) Terzo indizio: il fratellino di Yara, nel luglio del 2012, racconta che la sorella gli aveva confessato di «aver paura di un signore in macchina che andava piano e la guardava male quando lei andava in palestra e tornava a casa percorrendo la via Morlotti. L’uomo aveva una barbettina come fosse appena tagliata, e una macchina lunga grigia». Yara glielo fece vedere una volta che erano in chiesa. Natan dice che era «cicciotello» e mercoledì scorso, quando gli hanno mostrato le foto, non ha riconosciuto Bossetti. Il giudice ritiene che sia comunque «un indizio che merita di essere approfondito». Se però quello che dice il fratellino è vero, come si spiega che Yara sia salita sull’«auto lunga e grigia»? Bossetti non può averla costretta a forza, perché a quell’ora la zona della palestra di Brembate Sopra è piena di gente (lo hanno verificato i carabinieri andando un anno dopo sul posto, alla stessa ora dello stesso giorno). Quarto indizio: l’autopsia su Yara dice che la bambina aveva nei polmoni polvere di calce proveniente da un cantiere e nelle scarpe aveva piccolissimi residui di materiali usati nell’edilizia. Bossetti fa il muratore e quel pomeriggio transitava nella zona in cui scompare Yara proprio mentre faceva ritorno dal cantiere di Palazzago, dove aveva lavorato con la calce tutto il giorno. Di più: gli esami scientifici su quelle polveri estratte dal cadavere di Yara le certificano incompatibili con altri luoghi, dove pure la ragazza avrebbe potuto respirarle: la sua casa, la palestra, la piscina, lo sterrato attiguo al campo di Chignolo d’Isola dove fu ritrovata senza vita. E ancora: sulle scarpe di Yara ci sono anche «piccole sfere di ferro-cromo-nichel». Anche queste «proprie di attività legate al mondo dell’edilizia» [Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport , Fiorenza Sarzanini, Cds].