Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
In base a quello che ha deciso ieri il consiglio federale del Carroccio, l’assemblea regionale lombarda sarà sciolta ai primi dell’anno prossimo e ad aprile si voterà insieme per la Regione e per le politiche. L’appoggio leghista a Formigoni è stato ritirato, un dc intelligente come Gianfranco Rotondi ha detto che di lui «ci sarà bisogno a Roma», e insomma l’avventura al Pirellone del Celeste – come lo chiamano -, una faccenda che dura dal 1995, sembra arrivata alla fine.
• La Lega quindi ha cambiato idea. Ancora venerdì Formigoni parlava di patto solidissimo, altrimenti cascano anche Piemonte e Liguria…
C’era un apparente contrasto tra il segretario lombardo, Matteo Salvini, e il capo leghista Maroni. In ogni caso, la base leghista l’ha fatta da padrona, sbandierando una sola parola: ramazza. Cioè: quando c’è di mezzo la ’ndrangheta, non c’è altra possibilità che la ramazza. Altro ragionamento leghista di ieri: noi gli diamo il sostegno e lo teniamo in piedi un altro po’, poi la situazione, gia deterioratissma, finisce di liquefarsi e lui è costretto ad andarsene lo stesso. A quel punto risulta che noi leghisti siamo quelli che lo hanno sostenuto fino all’ultimo. La questione vera è che Formigoni a questo punto è magari innocente, ma piuttosto impresentabile. Lo stesso sindaco di Milano lo ha invitato a togliersi di mezzo. E neanche Berlusconi, che ha in mente di azzerare tutto e sogna di non pagare lo scotto dell’immoralità dilagante da tutte le parti, è disponibile a dargli una mano. Nessuno crede alla minaccia dell’altro giorno: le giunte di Piemonte e Veneto non cadranno. Il rischio di consegnarle al Pd è altissimo.
• Tutto questo avviene per la faccenda Zambetti.
Sì, ricordiamo. Domenico (Mimmo) Zambetti, assessore lombardo alla Casa, che stando alle intercettazioni che lo riguardano si sarebbe fatto eleggere in Regione grazie a quattromila voti comprati dalla ‘ndrangheta al prezzo di 50 euro l’uno. Il pm Giuseppe D’Amico è andato a interrogarlo nel carcere di Opera venerdì scorso e s’è sentito dire: risponderò alle domande, ma non oggi. Sto troppo male. Zambetti ha poi aggiunto: non ho mai pagato denaro per avere voti, non sapevo che i due con cui ho parlato (Pino D’Agostino ed Eugenio Costantino) fossero i portavoce delle cosche calabresi Morabito-Bruzzaniti di Africo e Di Grillo-Mancuso di Limbadi. Quindi, l’imputato nega e sarà bene che i magistrati vadano al processo con qualcosa in più delle intercettazioni, dato che due tizi a colloquio nel chiuso di un’automobile possono dire qualunque cosa di chiunque. Vorremmo qualche notizia in più, per esempio, su questi condomìni, su queste cooperative che i calabresi sostengono di avere in pugno, al punto da potergli ordinare «Vota questo!» oppure «Vota quello!» senza tema di essere smentiti. Zambetti i quattromila voti li ha avuti.
• Esiste un futuro politico per Formigoni?
Come vuole che risponda a una domanda simile? Non si sa nemmeno se esiste un futuro politico per il Popolo della Libertà o per il centro-destra attuale, qualunque sia il nome con cui si presenterà al voto. I leghisti vogliono che si dimettano immediatamente tutti i consiglieri rinviati a giudizio e non sembrano troppo interessati al rimpasto, con dimezzamento (o quasi) del numero di assessorati, che Formigoni aveva approvato ieri. Vogliono che si approvi il bilancio e si cambi la legge elettorale. Dopo di che scioglimento e voto.
• In che senso vogliono cambiare la legge elettorale?
La sa la storia del “listino”? Un gruppo di eletti il cui ingresso al Pirellone era legato alla vittoria del loro governatore. Cioè una lista bloccata di fedelissimi, che i partitit (ricordiamo a proposito una presa di posizione di Cicchitto) vorrebbero replicare nelle nuova legge elettorale nazionale, in modo da garantire l’ingresso in Parlamento ai rispettivi caporioni. Nel listino di Formigoni c’era, per dirne una, la Minetti. Ora la Lega vuole che questo listino venga tolto di mezzo prima che si vada al voto. Una riforma non semplice, perché poi bisognerà garantire in qualche altro modo al governatore eletto la maggioranza del suo parlamentino.
• Ho sentito che la Lega vuole anche fare un referendum.
I capi leghisti hanno allestito 1.360 gazebi per raccogliere le firme sulle tasse, da tenere per il 75% sul territorio, e per sottoporre a referendum l’euro e l’Imu. Le giornate dedicate a quest’iniziativa sono il 20 e il 21 ottobre, cioè sabato e domenica prossimi. In quell’occasione verrà sottoposta a referendum anche la decisione di mollare il Celeste. Formigoni intanto ha detto: «Se la Lega ha cambiato posizione, ce ne spiegherà le ragioni. Ragioneremo insieme, questo è il momento in cui ognuno deve essere chiaro. Il Pdl è pronto ad assumere la responsabilità delle proprie scelte e anche io come presidente farò le mie». Formigoni non vuole né un appoggio esterno né una giunta a tempo.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 14 ottobre 2012]
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