Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  ottobre 14 Domenica calendario

Luca Bono, l’enfant prodige della magia - Questa volta il trucco non c’è: a vent’anni Luca Bono da Chieri, Torino, è a Parigi per ritirare il Mandrake d’or, l’oscar della magia

Luca Bono, l’enfant prodige della magia - Questa volta il trucco non c’è: a vent’anni Luca Bono da Chieri, Torino, è a Parigi per ritirare il Mandrake d’or, l’oscar della magia. Se la bacchetta magica non è servita per la maturità (l’ha rinviata per non perdersi i mondiali di Blackpool ma assicura che non ci rinuncia), i suoi numeri di poesia, ironia e colombe lo hanno ormai consacrato enfant prodige dell’illusionismo italiano. Erede di Arturo Brachetti, suo maestro e mentore, ma non di Harry Potter. «Sono troppo giovane» dice ridendo e nascondendo con difficoltà una timidezza che sulla scena conferisce ai gesti e allo sguardo una leggerezza degna dei più grandi. Racconta che sì, i suoi amici hanno cominciato quasi tutti con il maghetto di Pudlard, ma che lui, invece, ha cominciato a causa del go kart. Immobilizzato a letto per un mese in ospedale dopo un incidente, ha finito per appassionarsi ai giochetti che gli proponeva il fratello maggiore per passare il tempo. Alla passione si è unito un talento naturale che lo ha portato in un meno di un abracadabra dal titolo di campione italiano di magia a soli 17 anni, alla tournée Brachetti & Friends fino ai mondiali e poi all’Oscar parigino. Ieri era al casino di Enghien per un’esibizione prima della grande serata di domani al teatro des Bouffes Parisiennes. Anche se riesce a tirar fuori una colomba dallo schermo piatto di un computer, Luca non si è montato la testa. E minimizza perfino l’Oscar: «Non sono l’unico ad essere premiato». In realtà è la consacrazione. Che arriva prestissimo. Lui non se n’è nemmeno accorto: tre o quattro ore di «allenamento» al giorno passano senza fatica. «L’importante per un mago - dice - è non prendersi troppo sul serio. Dietro le quinte ridiamo e scherziamo moltissimo tra colleghi». Debuttando sulla scena internazionale, è rimasto particolarmente impressionato dai coreani, mostri di tecnica. Meno di poesia. «Noi europei cerchiamo di trasmettere un’emozione, è difficile, ma ci proviamo ». A vent’anni, Luca ha già una sua idea della magia, che con Harry Potter entra poco. «Vorrei che ci fosse una storia, vorrei che la ragazza trafitta dalle spade in una scatola non fosse soltanto una ragazza trafitta dalle spade che alla fine salta fuori sana e salva». Per ora la celebrità è arrivata dal primo numero - e dal primo trucco - da lui completamente messo a punto. Un ragazzino chatta al computer con la sua ragazza, lei scompare, dal monitor viene fuori una colomba, e il ragazzino si trasforma (in meno di due secondi) in mago. Voilà. Il trucco c’è, ma di sicuro non si vede, e alla prestigiosa trasmissione francese «Le plus grand cabaret du monde» cui è stato invitato un mese fa, il numero gli è già valso una standing ovation. Di colombe Luca ne ha sei, non ha dato un nome a nessuna ma, assicura, le riconosce senza esitare e senza trucco.