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 2012  ottobre 14 Domenica calendario

VIVA LA TRIPPA DI SANSONE

Sono sempre più convinto che nelle lettere ai giornali si trovino pezzi d’Italia, di realtà, di miseria e nobiltà che chiedono un approfondimento, una chiamata in causa, una campagna di stampa, un’interrogazione parlamentare (per quel che vale). Si è scritto molto, giustamente, di Paralimpiadi, di diversamente abili o disabili, ed era un contesto sportivo. Su Repubblica di venerdì un lettore di Lecce segnala che con la legge di stabilità si crea una situazione di disabilità relativa. In altre parole, il lavoratore o lavoratrice che deve assistere un coniuge o un figlio disabile ha diritto ai permessi giornalieri senza trattenute, mentre chi deve assistere un genitore, un fratello/sorella o un altro parente potrà fruire dei permessi giornalieri (tre al mese) ma con una trattenuta del 50 %. La macelleria sociale sta continuando, la si può vestire di parole inglesi ma resta macelleria sociale.
Non ci sono molte notizie allegre, in settimana. La più comica e spiazzante è l’attribuzione del Nobel per la pace all’Unione europea. A Tokyo si è riunito il G9 del gusto: i soliti noti (Ferran Adrià, il rivoluzionario), qualche emergente, qualche imbucato. Italia rappresentata da Massimo Bottura, che è
proprio bravo. Relaziona il Corsera: “Gli chef del futuro, i veri professionisti ovviamente, non sapranno solo di cucina e gastronomia. Ma dovranno padroneggiare solidi fondamentali di chimica, biofisica, ecologia, nutrizionistica e dietologia. Dovranno anche essere dei bravi manager, saper lavorare in squadra, pianificare, organizzare e comunicare. Non ultimo, dovranno aver studiato antropologia, sociologia e storia e avere insomma un ampio retroterra culturale senza il quale domani non ci potrà essere alta cucina”. Già la parola manager mi crea reazioni allergiche, poi penso all’echidna. Posso ammettere che esistano bravi manager ma vigliacca terra se ne ho mai incontrato uno. Ed è abbastanza difficile incontrare l’echidna se non si va in Oceania. E’ anche abbastanza difficile incontrare un manager se non si frequentano luoghi da manager, il cui anagramma gastronomico viene meglio in francese: à manger. E comunque, se questa è l’alta cucina del futuro e tutti questi studi dovranno fare i suoi portabandiera, ditemi quando comincia il futuro e io
intanto faccio scorta di salami piacentini e pecorini di Gavoi, in silenzio. Senza polemizzare, sia chiaro.
Polemici fischi hanno accolto la decisione di Ventura di richiamare in panchina l’attaccante Sansone, durante la partita con l’Udinese. In casi del genere, i calciatori fanno i furbi, ringraziano i tifosi per la dimostrazione d’affetto, stanno attenti a non sbilanciarsi troppo. Invece, intervistato da Tuttosport, Sansone dice: «Non bisogna fischiare Ventura, lui fa solo il bene del Toro e io devo ancora migliorare molto. La serie A è diversa dalla B, qui i difensori entrano sul pallone e non sulle gambe». La sincerità di Sansone emerge anche nella risposta a una domanda gastronomica: «Qualcosa di Torino le è entrato nel cuore? Come se la cava con gli agnolotti?». Risposta: «Male, non mi piace la pasta ripiena. Mentre a una bella trippa non rinuncio». E’ il primo calciatore in attività che dichiara passione per la trippa. Basta e avanza per un 7,5. Non si vede invecchiare nel calcio: «Piuttosto potrei aprire un agriturismo con una
piccola vigna. Mi alzo presto, porto il cane a fare una passeggiata, sto con la mia famiglia. Non chiedo altro».
Con la famiglia, e dietro al bancone di un bar di Sezze, sta Filippo Simeoni. L’Unità è stata tra i pochissimi quotidiani a sentire Simeoni, dopo il crollo dell’immagine di Armstrong. “Mi ha rovinato”, è il titolo. Sì, ma col suo comportamento da boss mafioso, in una tappa del Tour 2004, Armstrong ha anche puntato i riflettori su Simeoni, uno dei tanti che facevano fatica a stare coi primi e “si curavano”, per dirla nel loro gergo. Con una differenza sostanziale: al processo di Bologna Simeoni fu l’unico a fare nomi e cognomi. Il dottor Ferrari fu condannato in primo grado a 11 mesi e 21 giorni per frode sportiva ed esercizio abusivo della professione di farmacista. Da lì cominciarono i guai di Simeoni, che non ha dimenticato: «Solo io ho avuto il coraggio di dire la verità. C’era un muro di omertà. Quelli che sono stati zitti se la sono cavata, io che ho fatto il mio dovere ho pagato con una squalifica». Di 6 mesi, poi diventati 9 per decisione dell’Uci. Per Simeoni la giustizia è diventata l’agiustizia (alfa privativo), che è diversa dall’ingiustizia. E’ un gioco di
parole ma non è un gioco.