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 2012  ottobre 14 Domenica calendario

UNA GIUNGLA DI PATRONATI SINDACALI. LO STRANO CASO DEL NUMERO TRENTA — E

siamo a trenta. Il trentesimo patronato ha visto la luce il 25 settembre 2012, grazie a un decreto firmato dal ministro del Lavoro Elsa Fornero. Giusto qualche giorno prima che il governo del quale fa parte decidesse di tagliare di 30 milioni l’anno i contributi a quelle organizzazioni. Un mondo che negli anni è diventato una giungla, come ha fatto chiaramente intendere ieri il vicepresidente dell’Inas, il patronato della Cisl, Gianni Tiburzi: «Non è più tollerabile una situazione in cui si aggirano istituti di nicchia che operano più in funzione dei propri risultati economici che per i cittadini». Parole pesanti, considerata la funzione dei patronati. Sono strutture di emanazione sindacale che hanno il compito di assistere cittadini e pensionati nei rapporti con la pubblica amministrazione: per questo ricevono anche contributi pubblici.
Contributi che spetteranno in un prossimo futuro, sempre che le condizioni alle quali il ministero del Lavoro ha concesso l’autorizzazione vengano rispettate, anche a Famiglia Italiana. Questo è il nome del trentesimo patronato. L’ha promosso la Conflavoratori, una sigla sindacale fondata nel 2003 dall’ex segretario generale della Cisal Giuseppe Carbone. Un sindacalista piuttosto sui generis, almeno a giudicare dai suoi molteplici interessi. Tanto sui generis da domandarsi fino a che punto si siano spinte le verifiche dei funzionari di Elsa Fornero. Per esempio, Carbone possiede insieme a un cittadino rumeno, Ion Anghel, una società che si chiama esattamente come il patronato: Famiglia Italiana. Ma nell’oggetto sociale ci sono cose come «la commercializzazione nei settori dell’energia e del gas, delle assicurazioni e della finanza...», oppure «la distribuzione e la diffusione di convenzioni relative a progetti inerenti carte fedeltà...», o ancora «l’organizzazione di eventi e congressi». Per esempio, a Carbone fanno capo un paio di società agricole calabresi, il ristorante birreria «C’entro» a Palmi, in provincia di Reggio Calabria, una società di consulenza fiscale privata e un paio di agenzie di viaggi, una delle quali porta anch’essa l’insegna del patronato: Famiglia Italiana travel. In entrambe compare come azionista, accanto a lui, la signora Domenica Bagalà, assistente parlamentare del deputato del Pdl Mario Valducci, uno dei fondatori di Forza Italia. La stessa che figura responsabile dei servizi del sindacato Famiglia Italiana (c’è anche un sindacato che si chiama così) nonché presidente del Caf della Conflavoratori. Si potrebbe andare avanti chissà quanto, descrivendo il dedalo di sigle e di attività che ruotano intorno al sindacalista Carbone. Ma ci limitiamo a suggerire una visita al sito internet di Famiglia Italiana.
Per dovere di cronaca va ricordato che Carbone era stato coinvolto lo scorso anno nel progetto «Al servizio degli italiani». Un’associazione del Pdl, con Silvio Berlusconi presidente onorario, che puntava ad aprire migliaia di centri in Italia: una via di mezzo fra le sedi di partito e il patronato. A gestire l’operazione, Michela Vittoria Brambilla. Erano state anche costituite un paio di società con denominazione identica. Che però, a giudicare dagli atti, non sarebbero mai decollate. Al pari del sodalizio, che si presenta appassito, con Carbone. Ma dal marzo del 2011, quando era partita l’operazione, sembra passato un secolo.
La prima società, «Al servizio degli Italiani srl», era al 100 per cento del Pdl: nel consiglio di amministrazione, oltre a Carbone, anche la deputata Mariarosaria Rossi, fedelissima del Cavaliere. Il capitale della seconda «Al servizio degli Italiani srl», creata per assolvere a una funzione tipica dei patronati, quella di Centro di assistenza fiscale, era invece suddiviso fra l’associazione del Pdl (51%) e la Conflavoratori (49%). Presidente, Alessandro Taverna. È uno dei responsabili della sigla sindacale, nonché azionista al 50% di una società di servizi (nel cui consiglio di amministrazione compare anche Carbone) insieme alla «2B Team srl» dei fratelli Marco e Cristian Casella. Il primo dei quali è stato responsabile esteri dei Giovani della Libertà nonché per sette anni addetto stampa di Berlusconi. La loro azienda è impegnata nella produzione di audiovisivi per il Pdl: ma nel 2010, secondo quanto raccontato da Riccardo Bocca sull’Espresso, aveva anche ottenuto dalla Rai due contratti del valore globale di quasi un milione e mezzo di euro per la produzione di parti di Uno Mattina.
Sergio Rizzo