Roberto Casati, Il Sole 24 Ore 14/10/2012, 14 ottobre 2012
VISIONE IPERSUBLIME
Prima di leggere oltre, osservate la foto qui accanto e cercate le parole per descrivere che cosa rappresenta. Vi può aiutare l’informazione che non si tratta di una foto ritoccata in photoshop; cosa che molti trovano sorprendente, e che contribuisce al suo interesse. (Ci rivediamo tra un paio di minuti.)
Sono certamente parziale, ma è una delle immagini più straordinarie di tutti i tempi. Rappresenta il decollo dello shuttle Atlantis la sera del 7 febbraio del 2001, ripreso da Patrick McCracken della Nasa. La navetta è già lontana. A un certo punto il pennacchio di fumo esce dall’ombra della Terra, intercetta i raggi del sole, prende i colori del tramonto (in realtà, per lo shuttle è un’alba) e risplende nel cielo. La colonna di fumo impedisce alla luce del sole di illuminare una vasta porzione dell’atmosfera e proietta un’ombra verso l’orizzonte. È la vigilia del plenilunio: la Luna - la chiazza bianca sulla destra dell’immagine - è praticamente opposta al Sole rispetto alla Terra, l’ombra sembra puntare verso di lei e colpirla.
Dopo aver detto che si tratta di un’immagine straordinaria, vorrei dire i tanti perché. Anzitutto lodo un certo valore pedagogico di questa fotografia, che il sito della Nasa non manca di rilevare. Il valore risiede nel fatto che la foto ci permette di ragionare sui fenomeni in questione; non parla da sé, ma mette in moto concetti e riflessioni e discorsi. Possiamo inferire molte cose se esaminiamo la foto. Non vediamo bene se la Luna è piena, ma dato che l’ombra punta nella sua direzione, sappiamo che questo può avvenire soltanto se è opposta al Sole, quindi deve essere piena o quasi. Altre cose ancora potrebbero venir dedotte. Per esempio, che se fossimo prossimi all’eclisse di Luna, l’ombra della colonna di fumo punterebbe veramente verso la Luna (che dovrebbe essere più vicina all’orizzonte: perché l’ombra sia visibile nell’atmosfera, il Sole deve essere appena tramontato, e quindi la Luna appena sorta). Avremmo così una rappresentazione in piccolo del meccanismo dell’eclisse di Luna, con il cono d’ombra generato dal fumo a imitare il ben più grande cono generato dalla Terra. Vediamo altresì l’altezza dell’atmosfera misurandola sul metro del pennacchio; notiamo che l’atmosfera ha una sua densità, tale da ospitare al suo interno l’immenso buco scuro nella luce. Vediamo come i venti in bassa quota hanno già cominciato a dissolvere la colonna di fumo, rendendola tortile. La foto parla di tempo e di spazio, rappresenta un evento e la sua complessa geometria in divenire.
La foto ha poi un valore storico, documenta un’impresa. Ma guarderei al di là della semplice registrazione di uno dei tanti lanci di un oggetto in orbita avvenuti nell’ultimo mezzo secolo. Mi interessa un risultato certamente minore dal punto di vista della storia e del progresso tecnologico, che però dà da pensare. È un risultato per così dire metafisico. Se le ombre sono oggetti, vediamo qui probabilmente l’oggetto più grande mai prodotto dagli esseri umani; più grande del già immenso pennacchio di fumo, visto che i raggi del sole sono praticamente tangenti all’atmosfera.
Non è che dobbiamo necessariamente misurare le imprese umane sulla scala della semplice dimensione fisica, anche se è chiaro che siamo tutti sensibili alle grandi opere o almeno ad alcune di esse: quattro o cinque delle Sette Meraviglie antiche erano piuttosto cospicue, le Piramidi sono piccole montagne. Qui però siamo di fronte a una dimensione che trascende la scala architettonica o persino paesaggistica e si iscrive nell’ordine astronomico. Da questo nasce, in parte, il terzo valore dell’immagine, quello estetico.
Kant riteneva i grandiosi e perturbanti spettacoli della natura una sfida concettuale non meno perturbante: ne siamo attratti ma fatichiamo a renderci ragione di questa attrazione. Tempeste, arcobaleni e cime innevate non hanno la bellezza di un quadro o una statua, sono sublimi; in un’epoca in cui la natura non era ancora addomesticata come lo è oggi, apprezzare consapevolmente la sua magnificenza richiedeva categorie nuove. Una ancor più nuova categoria sembra imporsi per l’estetica dell’oggetto-ombra proiettato dai fumi di Atlantis. Se da un alto è un artefatto, una cosa artificiale, d’altro lato lascia attoniti per le dimensioni cosmiche che gli sono proprie. Sollecita contemporaneamente due modi di apprensione, l’apprezzamento per la bellezza degli artefatti e quello per il sublime della natura, con in più la consapevolezza dell’enormità prometeica di questa associazione: è proprio perché è un artefatto che la dimensione lascia sgomenti, ed è di converso mozzafiato che una cosa inserita nell’ordine astronomico sia artificiale. Fa quindi particolare impressione che il raggio d’ombra sia indirizzato verso la Luna; è una coincidenza certo, la Luna avrebbe potuto non essere all’appuntamento il giorno del lancio; e tuttavia senza volerlo vediamo un’intenzionalità, un mirare alla Luna.
O forse non possiamo accettare tanta tracotanza, e non sarà allora la Luna che invia con la sua luce notturna un raggio d’ombra verso la Terra, a fulminare il sogno di Icaro? Parlerei di una categoria dell’ipersublime per l’estetica degli oggetti artificiali a scala cosmica; anche se per il momento non ci sono molti candidati.
Resta che questo valore estetico non si impone come un’emozione o la reazione immediata quando si contempla un’opera; è invece legato al ragionamento, all’osservazione dei dettagli, alla ricostruzione della scena e alla consapevolezza della storia che l’ha resa possibile. Conta anche il fatto che il suo oggetto sia effimero; tra pochi minuti l’ombra scomparirà al tramontare definitivo del Sole, e poco più tardi anche il fumo si dissolverà. Alla fine l’immagine non sfigurerebbe nel genere della vanitas; la proiezione dell’immensa ombra, nata come prodotto collaterale, involontario, di un’impresa tecnologica straordinariamente ambiziosa, finisce con l’eclissare quest’ultima, e tanto maggiore è l’ironia di quest’eclisse quanto minori sono gli enti che dovrebbero testimoniarne: uno sbuffo di fumo, un’ombra.