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 2012  ottobre 14 Domenica calendario

ISTRUZIONI PER DIVENTARE INTELLIGENTI

All’inizio dell’estate i quotidiani di tutto il mondo annunciavano che le donne avrebbero superato gli uomini in intelligenza. L’ha detto James Flynn, scrivevano i giornalisti che avevano sentito dire trattarsi di uno dei massimi esperti di misura del quoziente di intelligenza (QI). Peccato che il nostro non avesse scoperto un tale fatto, e che si sia anche dispiaciuto – ma questo nessun giornalista l’ha riportato – per la manipolazione. Si è solo visto che in alcuni paesi, per la prima volta, le donne danno risultati pari o leggermente superiori agli uomini in test di intelligenza che valutano le capacità logiche-astratte. Il dato consente solo di dire che anche per loro vale l’effetto Flynn. Si tratta della scoperta, negli anni Ottanta, che nei paesi industrializzati, durante il Novecento, le prestazioni nei test di intelligenza che misurano le capacità logiche e di astrazione sono aumentate di 3 punti ogni anno. Col passare degli anni le persone a parità di età diventavano sempre più brave e conseguivano punteggi progressivamente più alti. Per questo i test vengono rinormalizzati periodicamente. Le prestazioni in altri tipi di test, che valutano altre capacità cognitive, non hanno registrato gli stessi miglioramenti.
Concepire una qualche superiorità cognitiva di un genere rispetto all’altro, o di una nazione o di un’etnia è biologicamente insensato. La genetica ci dice che come specie siamo molto più identici che diversi, e che la neurobiologia dimostra che il cervello umano è straordinariamente plastico sul piano anatomo-funzionale. È quindi ragionevole ipotizzare che le differenze medie nelle prestazioni cognitive dipendano soprattutto dalle esperienze. Le differenze genetiche individuali ci sono, e contano. Ma il contesto è altrettanto importante dei geni nella determinazione dei tratti complessi, come l’intelligenza. Flynn ha dimostrato, senza negare per motivi ideologici l’esistenza di un fattore g (intelligenza generale) scomponibile ma costantemente rilevabile attraverso i test psicometrici, che le differenze tra etnie o generi o nazioni si possono meglio spiegare senza invocare, appunto, la genetica. In particolare, egli è diventato, partendo come filosofo morale, uno dei massimi esperti di test di intelligenza proprio per confutare la scoperta pubblicata da Albert Jensen nel 1968, e che scatenò veementi reazioni, che i neri conseguono risultati inferiori nei test di intelligenza. Dopo aver verificato che il dato era vero, ha dimostrato che ciò non ha a che fare con la genetica, ma con le condizioni familiari ed educative in cui maturano cognitivamente i bambini. Analizzando i fattori implicati nella produzione dell’effetto che porta il suo nome, egli ritiene che le condizioni di vita della modernità (famiglie meno numerose, dove, oltre a frequentare la scuola, i bambini interagiscono con genitori più istruiti e disponibili al dialogo) abbiano incrementato la diffusione nel corso del Novecento di un’intelligenza di tipo nuovo. Non più utilitaristica e legata all’esperienza diretta, bensì fondata sulla capacità di generalizzare, astrarre e ragionare ipoteticamente. Nei suoi libri ricorda le scoperte del neuropsicologo Aleksander Luria, cioè che i contadini analfabeti non sapevano astrarre, ovvero classificare sulla base di similarità, e usare il ragionamento ipotetico.
Are we getting smarter? è un aggiornamento sull’effetto Flynn. Le ultime scoperte confermano il ruolo dei fattori ambientali nelle differenze di genere e razziali, rilevano importanti incrementi del QI in diversi paesi in via di sviluppo e un arresto dell’incremento nei paesi scandinavi. Inoltre, Flynn segnala che il vocabolario degli adulti, grazie all’istruzione post-secondaria, nell’ultimo mezzo secolo è migliorato più di quello dei giovani, e ciò crea problemi di comunicazione tra le generazioni e un isolamento culturale degli adolescenti che non è mai esistito prima nella storia. Un capitolo riguarda le conseguenze dell’effetto Flynn nelle sentenze di condanna a morte negli Stati Uniti. Poiché la sentenza non si applica in caso di ritardo mentale, cioè se il condannato ha un QI inferiore a 70, a seconda che il test somministrato sia sorpassato o aggiornato il QI del condannato può risultare superiore o inferiore a 70. L’esecuzione può quindi dipendere non dall’effettiva esistenza di un ritardo mentale, ma dall’effetto Flynn.
Il messaggio più importante è che la transizione a un’intelligenza che fa uso di astrazioni, e quindi potrebbe apparire di tipo scientifico, in realtà significa solo che le persone hanno acquisito capacità di usare il ragionamento ipotetico. Non che hanno capito il funzionamento delle procedure di cui fa uso la scienza. Infatti, sbagliano nei giudizi su diverse questioni di carattere tecnico-scientifico, usando regolarmente la capacità di astrazione e ragionamento per difendere insensatezze. Gli esempi son quotidiani se pensiamo ai dibattiti sull’energia, gli ogm, l’efficacia delle cure,eccetera.
Dato che l’impatto della cultura scientifica sul miglioramento dell’intelligenza non ha effettivamente diffuso gli strumenti concettuali necessari per capire il mondo moderno, Flynn ha scritto anche How to improve your mind. Si tratta di una guida a venti astrazioni di uso comune nella ricerca accademica, che serve conoscere per pensare in modo critico.E migliorare anche la pertinenza dei giudizi e delle scelte morali. Sono ragionamenti usati per impostare gli studi sperimentali e non cadere vittime di ragionamenti fallaci. Flynn ritiene indispensabile uscire dall’università sapendo usare la logica insieme al criterio di falsificabilità, sapendo come si crea un campione, cosa sono un gruppo di controllo e una percentuale, cosa sono l’effetto placebo e il QI. E anche come funziona il mercato, o a evitare la fallacia naturalistica, così come gli abbagli cognitivi che son dietro le varie forme di relativismo (culturale, epistemologico e storico) e di antirealismo. Il pensiero critico, per Flynn, non usa mai argomenti che fanno appello alla natura (come dire che qualcosa non va bene o è pericoloso perché sarebbe innaturale; o viceversa) o a un intervento divino (il disegno intelligente per spiegare l’evoluzione).
Leggere Flynn è un piacere intellettuale abbastanza unico. È un filosofo che si misura sia con i grandi temi del pensiero sia con le questioni più empiriche della ricerca sociale. E tutti i suoi ragionamenti portano inesorabilmente alla conclusione che l’attacco alla scienza, e la difesa di posizioni antirealiste e relativiste da parte di vasti strati della cultura occidentale, non solo umanistica, rappresenta la principale minaccia a quelle conquiste cognitive grazie a cui proprio in occidente sono maturate le ideee e le pratiche di libertà e responsabilità di cui andiamo così tanto orgogliosi.