Stefano Salis, Il Sole 24 Ore 14/10/2012, 14 ottobre 2012
SALANI, 150° DA COPERTINA - «E
c’erano naturalmente le copertine indimenticabili di Carlo Chiostri». Guglielmo Tognetti, oggi vice presidente della casa editrice, sta spiegando come mai Mario Spagnol, verso la fine degli anni 80 – quando la società era ormai in liquidazione – decide di comprare, insieme a Luciano Mauri, la gloriosa Salani e di incorporarla nell’allora piccolo, nascente, gruppo editoriale. E la frase sulle copertine la butta lì così, ma, certamente, quei «manufatti cartacei» (per dirla con Giorgio Lucini), sebbene di fattura industriale, non sono un elemento neutrale. Ci saranno anche i ragionamenti economici, di sicuro, ma conta anche, se non di più, il fattore nostalgia. Salani è le copertine di Carlo Chiostri, è le edizioni di Pinocchio con le sue figure, è la Primula Rossa, I ragazzi della via Paal, La teleferica misteriosa... È l’Inferno con le illustrazioni di Dalì e la Bibbia tradotta dai testi originali a cura del Pontificio Istituto Biblico... Insomma: Salani è nel pieno del l’immaginario editoriale e culturale degli italiani. Un pezzo di storia – della storia di tutti noi, anche di quelli che i libri non li hanno mai letti – che non si può scalfire, anche se fallisce. Ma è un patrimonio che va protetto, valorizzato, rivitalizzato. Spagnol compra e annni dopo, non troppi per la verità, Salani, marchio ormai rinvigorito e di ottima salute, sarà il bollino con il quale i ragazzi italiani conosceranno uomini che piantano alberi, gabbianelle, occhi del lupo, fantastici personaggi come Matilda (se vi capita, andate a Londra a vedere lo strepitoso musical che è stato tratto dal racconto di Dahl) e, ovviamente, quel l’icona planetaria che è Harry Potter.
Ecco: forse legare Pinocchio e Harry Potter, come fa la mostra che viene inaugurata questa settimana al Castello Sforzesco di Milano per festeggiare i 150 anni della Salani, è facile pensando alla forza che hanno avuto nel nostro immaginario, ma è più bello prendendo l’angolazione della struttura visiva di questi libri. Di fortissimo impatto emozionale, capaci di legare padri e figli e nipoti alla lettura e a quegli oggetti, seriali ma unici al tempo stesso. Sono, gli estremi della mostra, i due mostri sacri della letteratura dell’infanzia e dell’adolescenza. Davvero li separa un intero mondo e a pochi editori al mondo deve essere capitata la notevole fortuna – e bravura – di pubblicare due classici così, come dire, inoppugnabili. Il filo che li unisce, racconta, nemmeno tanto in controluce, cosa siamo diventati, che percorso abbiamo fatto, quali sfide ci attendono: non male per una casa editrice, capace di sfornare, evidentemente, libri belli e popolari allo stesso tempo: un connubio finalmente in atto.
L’esposizione milanese, curata da Giorgio Bacci, nasce da un precedente progetto, voluto dagli attuali proprietari della Salani: il riordino di uno straordinario archivio che, con la collaborazione della Normale di Pisa, è oggi visitabile gratuitamente al l’indirizzo www.artivisive.sns.it. Circa 30mila (!) disegni preparatori per le edizioni illustrate dalla fine dell’Ottocento a oggi. Si parte dai librettini illustrati con i quali inizia Adriano Salani nella Firenze dell’epoca. Un vero centro culturale, con case editrici solide, fermento artistico, attenzione alla cultura popolare e a quella alta che in quegli anni ha pochi pari: basti citare nomi di concorrenti quali Giunti o Bemporad, la stagione delle Giubbe Rosse, della prosa d’arte, delle riviste, della Seeber... Si arriva, attraverso la «Biblioteca dei miei ragazzi» (1931: celeberrima) a collane attuale come «Gl’Istrici» e al maghetto della Rowling.
Nella mostra questa storia è ripercorsa con attezione, rispetto e, perché no?, meraviglia: ancora non ci saziamo gli occhi di quei libri, così belli e importanti. Il catalogo, ovviamente, costituirà d’ora in poi un punto di riferimento per chi vorrà saperne di più e approfondire la questione. E se Ada Gigli Marchetti ri-racconta con perizia la vicenda biografica-editoriale di Adriano & figli, non poteva essere che Paola Pallottino, massima conoscitrice dell’illustrazione italiana, a redigere le schede dei «pittori di carta» (Alligo docet) della casa editrice; una storia, questa, compendiata, «dalla ciappola al digitale», in 86 schede che lasciano ancora l’acquolina in bocca. Ma anche il saggio di Walter Fochesato, che si propone di tracciare una storia letteraria della Salani, «dalle Fate a Hogwarts», è indispensabile. Perché l’idea che vi è sottesa – ed emerge nitida dalle parole di Luigi Spagnol, presidente di Salani e Maria Grazia Mazzitelli, direttore editoriale, nell’intervista iniziale già citata– è che la bellezza del libro può e deve andare insieme nel testo e nell’illustrazione, nel contenuto e nella confezione editoriale. Una pratica sempre meno ricorrente e sempre più necessaria, in un’epoca in cui la «smaterializzazione» del libro rende, invece, la fisicità della carta un elemento vincente. Almeno per quelli abituati, come noi, a riconoscere nei libri forme cartacee nobili. Per i «nativi digitali» siamo sicuri che ci saranno altre emozioni e altre strutture di organizzazione del pensiero. Eppure l’intuizione di uno Spagnol che non può non rimanere stregato dalle copertine dei suoi libri di infanzia, ci dice che quei miracolosi oggetti che ci hanno accompagnato fin qui, li terremo ancora un bel po’ nelle nostre vite. Volete la prova e vi interessa quell’emozione? La mostra al Castello Sforzesco vi aspetta.