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 2012  ottobre 14 Domenica calendario

IL RE SOLE E LA DEMOCRAZIA PERBENISTA

Anche quando arrivano le assoluzioni, perché alla fine non tutti i peccati sono reati, quella specie di stolida verginità morale che la politica richiede ai suoi rappresentanti odierni non sembra essere alla portata di DSK, per ovvi motivi. Si rassegni, il vecchio satiro, a un tramonto sereno e all’amaro piacere di scrivere le sue memorie, attività prediletta da tutti i grandi proscritti. Visto che siamo in Francia, l’esempio più calzante non è quello di Casanova, ma del Cardinale de Retz, sublime gaglioffo e insigne collezionista di amanti, trasformatosi nell’esilio in un grande scrittore. Ma a cacciare Retz in un castello di campagna, costringendolo a fare i conti con un tempo libero spaventosamente sterminato, era stato Luigi XIV in persona, che lo odiava e non lo nascondeva. In questi tempi di tediosa virtù, a fare le veci del Re Sole è subentrata l’opinione comune, che non è un grande sovrano ma un animale subdolo e informe, coi suoi tristi ritornelli: un uomo pubblico, ci viene ripetuto, non si può permettere inclinazioni e piaceri al di fuori di certi limiti, stabiliti dal più suscettibile perbenismo. È il trionfo del modello americano, che fa di ogni fumatore un assassino in pectore e di ogni adultero un nemico della società. Ci vorrà molto tempo a valutare la portata di questa autentica catastrofe culturale, di questa assurda confusione dei livelli della realtà. Ma bisogna fin da ora iniziare a chiamare le cose con il loro nome. Quell’uomo o quella donna senza vizi al quale dovremmo affidare il nostro destino, vengono premiati solo in base a ciò che non hanno. Mai e poi mai, nella storia umana, la mancanza di vizi ha trasformato i cretini in persone intelligenti, i pavidi in coraggiosi, i mediocri in speciali. Sono verità talmente scontate che quasi ci si vergogna a ricordarle. Eppure, il principale criterio della selezione democratica sta diventando l’adesione a un modello perbenistico, fatto di grigiore e correttezza, simile in tutto il mondo. Molto meglio dei ladri e degli assassini, siamo d’accordo. Ma li rimpiangeremo, gli uomini della vecchia guardia, i marpioni incorreggibili, i bigami, gli scandalosi potenti di una volta. Erano esseri umani, preda dei loro desideri e della loro mortalità. In fin dei conti, i loro erano i peccati di tutti. La morale contemporanea, al contrario, non appartiene davvero a nessuno, ed è proprio per questo che fa paura.
Emanuele Trevi