Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il governo ha riscritto l’articolo 18, in una forma che è impossibile riportare per intero qui, ma che significa sostanzialmente questo: i licenziamenti discriminatori continuano ad essere impossibili, i licenziamenti per motivi disciplinari saranno vagliati dal giudice che potrà optare per il reintegro o per un risarcimento, i licenziamenti per motivi economici, «nel caso di manifesta infondatezza, anzi insussistenza» (stiamo citando la ministra Fornero) saranno resi nulli dal giudice che disporrà eventualmente il reintegro con un indennizzo pari a 12-24 mensilità (in funzione dell’anzianità di servizio e di altri parametri obiettivi). Il giudice potrà naturalmente confermare il licenziamento, sia nel caso degli economici che dei disciplinari, disponendo l’indennizzo di 12-24 mensilità. Nella versione precedente, il licenziamento per ragioni economiche non era sottoposto al vagliop del giudice e l’indennizzo oscillava tra le 15 e le 27 mensilità. Il sindacato di destra Ugl ha fatto sapere di non essere d’accordo: «Purtroppo le parole del ministro Fornero ci convincono ancora di più a dire di no a questa riforma» ha detto il suo segretario Giovanni Centrella. Raffaele Bonanni, capo della Cisl, è invece soddisfatto: «La raccomandazione fatta da noi al Presidente del Consiglio e che lui raccolse di non far coincidere i licenziamenti economici con eventuali situazioni fraudolente delle aziende è stata chiarita. Ci sarà il reintegro nel caso le aziende tenteranno di portare avanti situazioni fraudolente. Ora è arrivato il momento di rasserenare il Paese come ci chiede il Presidente della Repubblica, ma soprattutto di risolvere i problemi dell’Italia che sono la mancanza di crescita e l’eccessivo peso fiscale. Per questo noi ci mobiliteremo nei prossimi giorni». Di Angeletti (Uil) sappiamo quello che ha detto prima che il nuovo testo fosse noto: e cioè che la ministra Fornero è da licenziare per giusta causa. La ministra gli ha risposto che, su questo punto, saranno gli italiani a decidere. La Camusso (Cgil), prudentissima: «Non voglio dire niente finché non avrò letto il testo.
• Bersani però stavolta è d’accordo.
La dichiarazione del leader Pd è piuttosto esplicita: «Quell’ articolo non è scritto con la mia penna ma è un passo avanti importantissimo e risponde all’ansia che si stava diffondendo tra milioni di lavoratori. Ora ci vuole un percorso celere in Parlamento, con perfezionamenti». Cioè il Pd si riserva qualche margine di dubbio, in attesa anche di capire la reazione vera della Cgil e la volontà del segretario Camusso di tenere a bada la sua ala sinistra (Fiom eccetera)
• Monti aveva concordato con Bersani questo nuovo testo?
Sì, c’era stato un incontro segreto martedì. Per depistare i giornalisti, Monti era arrivato al Senato non a bordo della solita berlina presidenziale con scorta, ma su un auto di cilindrata più modesta e di marca tedesca, e in questo modo non era stato notato. Bersani ha annunciato a tutti che sarebbe andato a Montecitorio, dove in realtà non l’ha visto nessuno. Ha anche rilasciato una dichiarazione: «Sull’articolo 18 non ci sono novità…». In questo modo, depistati i cronisti, i due si sono visti a quattr’occhi nell’ufficio di Monti a Palazzo Madama.
• Alfano e Casini non se la sono presa?
No, Monti li ha chiamati al telefono e li ha informati. «È inutile fare una discussione a tre» ha più o meno detto «che potrebbe magari addirittura complicare le cose. La resistenza viene solo dal Pd, vediamo se ci si può mettere d’accordo e poi ci riuniamo». Monti e Bersani hanno discusso verificando di continuo quello su cui si stavano accordando con le cosiddette parti sociali. Poi, raggiunta l’intesa, hanno convocato un’altra riunione con Alfano e Casini, a cui si sono aggiunti la Fornero, il viceministro Grilli e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Catricalà.
• Le altre parti della riforma?
Sono quelle che già conosciamo. La spina dorsale della legge è questo contratto universale («inclusivo») che prevede il rapporto di subordinazione a tempo indeterminato, risolvibile però con il nuovo articolo 18. Resta la vecchia filosofia, da Monti e Fornero esposta tante volte, secondo cui non è più possibile immaginare di cominciare e finire la propria vita lavorativa restando sempre nello stesso posto.
• C’è la questione dei cosiddetti «esodati», tra i quali 600 di Termini Imerese. A proposito, che cosa sono gli esodati?
Quelli che, prima della riforma delle pensioni, avevano stipulato un accordo per lasciare il lavoro e, appunto, ritirarsi. La riforma però, alzando l’età pensionabile, li ha sorpresi in mezzo al guado: la pensione, che pareva a portata di mano, si è improvvisamente allontanata di qualche anno. Ieri in conferenza stampa la Fornero ha detto che il problema le sta molto a cuore e che si tratta, presumibilmente, di 65 mila persone. Il problema sarà risolto – ha aggiunti - in una settimana, quando si avrà certezza sui numeri: i costi per salvare gli esodati dovranno essere contenuti nei preventivi stilati a suo tempo. «Scaricare lavoratori sul sistema pensionistico come se fosse un grande ammortizzatore sociale non è una buona pratica» ha concluso il ministro.[Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 5 aprile 2012]