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 2012  aprile 05 Giovedì calendario

Marchionne: “Fiat azienda globale L’Europa non è l’unico orizzonte” - Il 2011 ha cambiato la Fiat per sempre, con lo spin off e l’acquisizione della quota di maggioranza di Chrysler: oggi è un gruppo automobilistico completamente nuovo»

Marchionne: “Fiat azienda globale L’Europa non è l’unico orizzonte” - Il 2011 ha cambiato la Fiat per sempre, con lo spin off e l’acquisizione della quota di maggioranza di Chrysler: oggi è un gruppo automobilistico completamente nuovo». Calibra le parole John Elkann, presidente della Fiat, aprendo l’assemblea degli azionisti. «L’Italia e l’Europa sono importanti - gli fa eco l’amministratore delegato Sergio Marchionne - ma noi siamo globali». Insomma, la Fiat che archivia i conti, lusinghieri, del 2011 e si appresta ad affrontare la sfida dei prossimi anni, partendo da un 2012 difficilissimo e controverso, chiede libertà di azione in un contesto di mercato mondiale. «Siamo il settimo gruppo automobilistico mondiale, non siamo più un player marginale - incalza il manager italo-canadese -. Oggi Fiat è un’azienda globale, una multinazionale che macina profitti». Vende 4 milioni di auto, è presente in 44 paesi e opera in 140, ha 155 stabilimenti, 9 marchi e 197 mila dipendenti. La situazione italiana (ed europea) si contraddistingue però per un pesantissimo calo di vendite. I volumi nel nostro Paese sono precipitati a livelli che non si vedevano da decenni. Il mese di marzo è stato il peggiore dal 1980. «Ecco perché - spiega - pretendere che le scelte della Fiat vengano fatte solo in ottica italiana è una visione ristretta e pericolosa, che ci condannerebbe all’isolamento e alla scomparsa». E del resto, i due terzi dei dipendenti Fiat sono ormai all’estero. Dal Lingotto avvertono: attenzione, non è un messaggio per preparare un disimpegno verso l’Italia. Elkann ricorda gli investimenti decisi e confermati dal gruppo: Pomigliano, Mirafiori, Grugliasco, resi possibili proprio grazie agli sbocchi sui diversi mercati che una Fiat multinazionale ha saputo costruire negli ultimi anni. «La Fiat ha sempre cercato di trattare questo Paese con profondo rispetto, senza chiedere nulla e senza condizionare nessuno - si accalora Marchionne -. Credo però che anche la Fiat meriti lo stesso trattamento». Applaudito dagli azionisti, l’ad ricorda le parole del premier Mario Monti: «La Fiat ha fatto grande il Paese e il Paese l’ha fatta grande». E ancora, sempre Monti: «Chi gestisce la Fiat ha il diritto di scegliere per i suoi investimenti le localizzazioni più convenienti. Non ha nessun dovere di ricordarsi solo dell’Italia». Poi Marchionne attacca, senza nominarla, la Fiom. Ricorda che «ci sono ancora antagonisti che, per ragioni a noi incomprensibili, stanno facendo di tutto per ostacolare il progetto». Le chiama «forze esterne» e dice secco: «Se riusciranno a impedire che venga realizzato non ci resterà che prenderne atto. Non saremo noi a quel punto i responsabili delle conseguenze». In conferenza stampa rincara la dose. «Stiamo osservando con attenzione lo sviluppo delle cause legali intentate dalla Fiom e stiamo valutando l’impatto sulle decisioni che abbiamo preso». Quindi, l’inevitabile affondo: «Se dovessimo trovarci in una posizione in cui non possiamo gestire la nostra realtà industriale, seguendo i principi degli accordi sindacali che abbiamo firmato, questo sarebbe un’evidenza chiara del fatto che è impossibile continuare il progetto e risanare la nostra rete industriale». L’Italia, sostiene il leader del Lingotto, ha la grande occasione di rientrare in un disegno globale, beneficiando della possibilità di esportare in mercati extra-europei. Ma è una scelta che deve fare, appunto, il Paese. «Ciò non significa che l’Italia e l’Europa abbiano perso importanza, ma non sono più l’unico orizzonte». Le cifre, del resto, parlano chiaro. Il 52% del risultato operativo 2011 è stato generato dai mercati Nafta e dagli Usa, mentre da Canada e Messico arriva il 45% dei ricavi. Per quest’anno il Lingotto conferma gli obiettivi con ricavi superiori a 77 miliardi di euro, un utile della gestione tra 3,8 e 4,5 miliardi, un utile netto tra 1,2 e 1,5 miliardi e un indebitamento tra 5,5 e 6 miliardi. Le aspettative per Nord America, America Latina e AsiaPacifico - Marchionne ne è sicuro - non andranno deluse, mentre l’indebolimento del mercato europeo ha generato dubbi sui piani di sviluppo del gruppo fino al 2014. Marchionne prevede però di poter articolare appieno gli impatti derivanti dalla situazione economica nell’Eurozona sul piano fino al 2014 in ottobre, in occasione della comunicazione dei risultati del terzo trimestre dell’anno. Poi però aggiunge: «Puntiamo al break even delle attività in Europa nel 2014».