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 2012  aprile 05 Giovedì calendario

PDL PRIMO PARTITO, IDV SOTTO LO SBARRAMENTO SE SI ANDASSE AL VOTO CON IL NUOVA SISTEMA

Uno dei compiti principali — e, secondo i sondaggi, più richiesti in questo momento dalla popolazione — attribuiti ai partiti mentre il governo tecnico procede con le riforme, è il varo, possibilmente unitario, di una nuova legge elettorale, al posto dell’attuale, unanimemente definita una «porcata». I leader delle tre forze politiche principali si sono riuniti e hanno stilato una prima bozza di accordo al riguardo, nella quale vengono delineati i principi ispiratori del nuovo ordinamento. Per quel che si comprende si tratta sostanzialmente di un ritorno al proporzionale con (forse) una soglia di sbarramento ai partiti più piccoli per impedire un eccessivo frazionamento delle rappresentanze parlamentari. Nel suo insieme, ciò comporta un sostanziale abbandono del sistema bipolare sperimentato in questi ultimi anni, forse non necessariamente del bipolarismo come tale. Una conseguenza importante dell’ipotesi messa a punto dai tre leader è che l’elettore non conoscerà più con certezza il governo sostenuto dal suo voto, ma dovrà lasciare, come un tempo, la scelta dei governi agli accordi e alle mediazioni tra i partiti dopo le elezioni, sulla base dei risultati di queste ultime. Tuttavia i margini di mediazione potrebbero essere diversi se il sistema individuasse un partito vincitore anziché una coalizione.
Naturalmente, è impossibile prevedere oggi quale sarà l’assetto parlamentare prodotto dalle nuove elezioni con questo sistema di voto poiché le scelte future dei cittadini sono ignote persino a una gran parte di questi ultimi, dato che nei sondaggi sulle intenzioni di voto, quasi metà degli intervistati dice di non sapere per che partito optare o di essere tentato dall’astensione.
Ma può essere egualmente interessante testare le indicazioni per il nuovo sistema elettorale sui risultati delle ultime consultazioni del 2008. Come sarebbe andata allora se si fosse votato già col nuovo sistema? Berlusconi avrebbe vinto lo stesso? La simulazione che proponiamo tenta di rispondere a questi quesiti ovviamente con un limite: basandosi sui risultati del 2008 la base di partenza presenta per definizione margini minori o maggiori comunque a favore di Berlusconi. Inoltre bisogna cambiare ottica: non chiedersi se c’è, come ieri c’era con l’ampio premio della legge, una coalizione vincente, ma solo un partito. In alternativa al vecchio premio di coalizione, si sta pensando a un premio più modesto (ipoteticamente di 36 seggi) da attribuirsi al partito che ottiene più voti (forse anche al secondo).
Ma prescindiamo per ora da questo premio e esaminiamo i risultati elettorali passati applicando la proporzionale pura e ipotizzando una diminuzione del numero dei deputati (abbiamo per ora limitato la simulazione alla Camera) a 500 invece dei 630 attuali, cioè con la soglia della maggioranza assoluta a 250. Assumendo una soglia di sbarramento al 4%, il Pdl sarebbe come partito più votato il perno del sistema. Tuttavia non si può dire che la governabilità sarebbe favorita e neanche l’alternanza: infatti le alternative sarebbero solo una riedizione dell’intesa Pdl-Lega con un solo seggio di maggioranza, una coalizione ancora più eterogenea con l’Udc o, a quel punto, la più probabile riedizione della Grande Coalizione attuale. Viceversa il Pd non otterrebbe la maggioranza neanche alleandosi contemporaneamente con l’Idv e l’Udc.
Con l’introduzione di una soglia di sbarramento più elevata (5%), Di Pietro perderebbe, secondo i risultati del 2008, la rappresentanza parlamentare. Di fatto se ne avvantaggerebbe il centrodestra: il Pdl potrebbe governare da solo con la Lega con 264 seggi e decidere se allearsi con l’Udc o dar vita a una Grande Coalizione rinnovata. Un risultato comunque appeso al fatto che qualche partito significativo resti sotto lo sbarramento.
Se ora si introduce l’ipotesi di un premio di maggioranza, il quadro si fa più roseo per il primo partito, nel nostro caso per il Pdl. Che non arriverebbe a disporre delle maggioranze attuali, ma potrebbe godere di un discreto vantaggio: infatti sarebbe da solo a 226 o 236 seggi, perno decisivo di un bipolarismo ristrutturato sul partito più grande, in grado di allearsi o con la sola Lega o con la sola Udc. Nel caso di un premio di maggioranza ripartito tra il primo e il secondo partito, la posizione dominante sarebbe assai più esigua.
Sin qui il computo effettuato per semplicità su base nazionale. Ma come si sa, vi è anche l’ipotesi di distribuire i seggi, applicando il sistema d’Hondt su base circoscrizionale. Come si vede dalla tabella, ciò avvantaggerebbe a sua volta i partiti maggiori e renderebbe forse sovrabbondante l’introduzione di un premio di maggioranza. Almeno, in questo caso, si tratterebbe di un computo «naturale» e non di una forzatura dei risultati. E comunque il Pdl recupererebbe il ruolo di partito-perno.
In definitiva, il nuovo ordinamento elettorale tende a rendere più rilevante il ruolo delle forze intermedie, rappresentate qui dall’Udc. Tuttavia possiamo dire che gli esiti sarebbero molto diversi: la distribuzione nazionale dei seggi alla tedesca col solo sbarramento (le prime due colonne) e quella corretta col premio ai primi due partiti (la quinta e la sesta) indebolendo il primo partito tendono a riprodurre abbastanza naturalmente la Grande Coalizione attuale, tendono al Monti-bis. Invece il premio al solo primo partito (terza e quarta colonna) e la soluzione simil-spagnola dell’assegnazione circoscrizionale tendono a rendere il primo partito il perno del sistema, rilanciando il bipolarismo su nuove basi. Insomma, non tutti i proporzionali si equivalgono.
Renato Mannheimer