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 2012  aprile 05 Giovedì calendario

Sesso e moschetto, il Duce e il suo Ventennio erotico - Una serie ininterrotta di trionfi, probabilmente un totale di quattrocen­to

Sesso e moschetto, il Duce e il suo Ventennio erotico - Una serie ininterrotta di trionfi, probabilmente un totale di quattrocen­to. Una caccia compul­siva, nata un po’ dall’istinto un po’ dalla volontà di costruirsi attorno un mito, utile quanto altri più politi­ci orpelli a rafforzare il carisma del leader, dell’uomo del destino a cui nessuno può resistere. Una corsa contro il tempo e il fato che si con­cluse come spesso si concludono i sogni di grandezza: tra pillole e tali­smani usati inutilmente per tenere ancora alto lo stendardo della virili­tà. Stiamo parlando del rapporto complesso di Benito Mussolini con le donne. Una corsa parallela a quella della politica in cui il Duce si impegnò per tutta la vita e su cui gli italianihannoromanzato, scherza­to, origliato e sussurrato per un Ven­tennio e oltre. A dar sostanza stori­ca a questo corposo e «formoso» materiale ora si è impegnato Rober­to Olla, giornalista televisivo esper­to di storia ( è responsabile della ru­brica Tg1 storia ). Il risultato è il sag­gio Dux, una biografia sessuale di Mussolini (Rizzoli, pagg. 440, euro 21). Il libro, uscito prima in edizio­ne inglese ( Il Duce and his women ) ha ottenuto Oltremanica un buon successo di pubblico e di critica. Tanto per dire il Guardian ne parla così: «Olla ci regala un ritratto di Mussolini in tutta la sua priapica follia». In Italia l’argomento è più noto e studiato: vi si dedicò Gian­carlo Fusco, col piglio giocoso e guascone che gli era proprio, in Mussolini e le donne (Sellerio), se ne sono occupati saggi e studi, ba­sti ricordare quelli di Roberto Festo­razzi (come La pianista del Duce ). Però in effetti, come puntualizza nella prefazione lo storico Piero Melograni, è forse la prima volta che viene svolta un’analisi così completa che mette in parallelo puntuale lo sviluppo degli eventi politici e la sfera sessuale del fonda­tore dei fasci di combattimento. E in effetti dal libro, oltre a una gal­leria infinita di passioni momenta­nee e brucianti (una sfilza di Eleo­nora H., Giulietta F., Virginia B.) spesso concupite con rabbia emer­gono in modo chiaro i legami che contano. Quelli noti come Angeli­ca Balabanoff- che prese un roma­gnolo dalla buona oratoria ma ma­le in arnese e ne fece un leader del socialismo internazionale- o come Margherita Sarfatti - che inventò il mito del Duce, anche quello sessua­le - e quelli meno noti. Tra questi uno spazio speciale viene dedicato a Madeleine Cora­boeuf, giornalista che abilmente trasforma il fatto di essere finita nu­da nella «stanza segreta» del Duce in una serie di scoop. In piena guer­ra d’Etiopia riesce ad avvicinare il capo del fascismo,non senza esser­s­i prima rigirata l’ambasciatore Di­no Alfieri. Gioca bene le sue carte trasformandosi in una sorta di amante, seppur per breve periodo. Insomma, una di quelle donne con cui il Duce parla. Discorsi e confes­sioni che poi finiranno sulla rivista Liberty con grande spreco di parti­colari (soprattutto erotici): «La­sciandosi trasportare dall’istinto mi balza addosso, e senza che io ab­bia il tempo di pronunciare la ben­ché minima esclamazione vengo cinta dalle sue forti braccia». Come spiega al Giornale Roberto Olla: «I reportage della Coraboeuf non so­no­stati tradotti in Italia, ma sono in­teressanti perché ci permettono di vedere come seduceva e si lasciava sedurre il Duce... Mussolini a certe donne ha dato largo spazio nella sua vita. A un certo punto si può quasi dire che è esistita una corren­te del fascismo che faceva capo a Claretta... Una Claretta che fece di tutto per mantenere il suo appeal sessuale, persino rifornire il Duce di stimolanti, degli antenati del via­gra (si chiamava Hormovin e veni­va p­rodotto da un laboratorio tede­sco della Ruhr e lo ordinava il padre di Claretta che era medico, ndr ) ». E su come questo tourbillon di si­gnore e signorine rius­cisse ad avvi­cinarsi a un capo di governo così fa­cilmente, Olla non ha dubbi: «Mus­solini era un uomo molto solo. Ave­va un suo entourage personale che era cosa diversa dai gerarchi. Anzi molti dei gerarchi venivano trattati con freddezza... E in questa solitudi­ne non c’era nessuno in grado di porgli un freno, soprattutto dopo la morte del fratello Arnaldo...». Quanto al fatto che questo vitali­tà sessuale dagli italiani fosse vista bene: «Era parte del mito ed era invi­diata e malamente imitata dai ge­rarchi. Molti italiani hanno conti­nuato a trovare questa parte della personalità di Mussolini la più sim­p­atica anche dopo la fine della guer­ra. Per lui era in parte una compul­sione, per altri versi la sua natura da maschio latino... Certo, divenne an­che uno strumento di consenso. C’era un ufficio apposito per smi­stare le lettere delle ammiratrici e scegliere le papabili alle udienze. Alla fine una delle sintesi migliori ri­mane quella che fece Claretta: era un uomo a cui piacevano le donne e che piaceva molto alle donne. Nessuno poteva farci nulla». Quin­di tanto valeva farne uno strumen­to di consenso.