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 2012  aprile 05 Giovedì calendario

Il gotha dell’arte? Stampato da italiani - Cindy Sherman è la foto­grafa più pagata al mondo. Nel maggio 2011 il suo autoscatto Untitled #96 è stato venduto al­l­’asta da Christie’s per 3,89 milio­ni di dollari

Il gotha dell’arte? Stampato da italiani - Cindy Sherman è la foto­grafa più pagata al mondo. Nel maggio 2011 il suo autoscatto Untitled #96 è stato venduto al­l­’asta da Christie’s per 3,89 milio­ni di dollari. Quando l’artista sta­tunitense ha avuto fra le mani la prima copia del suo nuovo libro, intitolato semplicemente Cindy Sherman e sfornato dall’italiana Trifolio, ha scritto una mail di brevità tacitiana: «Wowowo­wowowow! ». Poi ha aggiunto: «It looks totally amazingly gorge­ous! I love it» (È tutto incredibil­mente stupendo! Mi piace). E lo scorso 26 febbraio, all’inaugura­z­ione della sua mostra retrospet­tiva che rimarrà aperta fino al­l’ 11 giugno al Moma, il Museum of modern art di New York, ha vo­l­uto conoscere di persona Massi­mo Tonolli, presidente del­l’azienda di preparazione e stam­pa: «Nessuno dei miei volumi di fotografia è mai stato così bello», s’è complimentata. Poteva accadere solo a Vero­na, la città da dove nel 1917 decol­lò la fortuna industriale del più grande stampatore dell’era mo­derna, Arnoldo Mondadori. Non a caso Tonolli e gli altri due soci della Trifolio, Alberto Adami e Nadia Bottacini, sono stati per molti anni dipendenti della tipo­grafia fondata da Hans Marder­steig, il Michelangelo delle arti grafiche, un tedesco di Weimar che nella città scaligera si fece chiamare Giovanni, alla cui Offi­cina Bodoni, dotata di torchio a mano, Mondadori affidò la pro­duzione dei 46 volumi dell’ Ope­ra omnia di Gabriele d’Annun­zio, voluta da Benito Mussolini e uscita fra il 1927 e il 1936. Il merito dei tre veronesi è di aver messo a punto, con la colla­borazione del fotografo Alberto Cafaro e del tecnico Andrea De Rossi, un rivoluzionario sistema chiamato AreaW4, dove «W» sta per «wide», largo, e 4 per quadri­cromia. Si tratta di un processo di elaborazione dell’immagine che ha consentito di aumentare del 40 per cento il numero delle tonalità di colore riproducibili nella stampa, portandolo da 400.000 a 560.000. «In pratica ci siamo avvicinati il più possibile ai 2,4 milioni di colori percepiti dall’occhio umano», spiega To­nolli. «Il risultato è uno straordi­nario effetto di profondità, che dà al lettore la sensazione di tro­varsi di fronte a foto in 3D. Però la tecnica ti porta sino a un certo punto. Se vuoi andare oltre, ser­ve la passione». E per arrivare al risultato finale vicino alla tridi­mensionalità la Trifolio ha an­che dovuto cambiare i pigmenti degli inchiostri, con una formula quasi alchemica che non viene ovviamente svelata. Pur con un numero di dipen­denti da bottega rinascimentale, appena 13 ma ben preparati e motivati, la tipografia veneta ave­va cominciato a farsi fama fin dal 2000, quando stampò il suo pri­mo libro d’arte, The clandestine mind del fotografo John Dugda­le, pubblicato dall’editore Ste­ven Albahari di Boston, 400 dolla­ri l’edizione normale, 1.800 quel­la di lusso, 6.000 le cinque copie di tiratura speciale che recavano incollate le immagini originali. Poi fu la volta di Lewis Carroll photographer , un volume edito dalla Princeton University che ri­produceva i ritratti (vagamente pedopornografici) scattati dal­l’autore di Alice nel paese delle meraviglie alla sua piccola musa ispiratrice Alice Liddell. Il profes­sor Roger Taylor, curatore del­l’opera, restò per una settimana nello stabilimento di Montorio Veronese a seguire le fasi finali di stampa. E alla fine fu talmente soddisfatto da appuntare nella lettera di ringraziamento una spilla a forma di trifoglio che ri­cordava il logo della tipografia. Da allora l’azienda dà alle stampe una quarantina di volu­mi l’anno. Opere monumentali come il catalogo ragionato del pittore Robert Motherwell, tre to­mi, 1.700 pagine, più di 3 .000 illu­­strazioni, licenziato in questi giorni da cinque esperti inviati dalla Yale University. Non si con­tano i libri degli artisti di fama mondiale usciti dalle macchine piane della Trifolio: dalle mono­gr­afie retrospettive dei pittori Pa­blo Picasso, Andy Warhol, Edgar Degas, Claude Monet, Henry Ma­tisse e George Seurat ai portfolio dei fotografi Adam Fuss, Bruce Davidson, Robert Adams, Carle­ton Watkins, Daido Moriyama, Richard Misrach, Robert McCa­be, Frank Gohlke e Sally Mann. La figlia di Ugo Mulas, Melina, è arrivata a porre come condizio­ne alla casa editrice Electa che una raccolta del padre, La scena dell’arte , fosse stampata dagli ar­tigiani veronesi. I quali alla peri­zia tecnica uniscono un’avvol­gente soavità veneta nelle rela­zioni. «L’Amarone aiuta» sorri­de Tonolli. «Ma anche il tira­misù: Davidson, uno dei grandi della Magnum Photos, ne era ghiotto e nelle due settimane che è rimasto qui ha voluto ogni giorno assaggiarne uno diverso nelle trattorie della zona. Solo che poi gli prendeva l’abbiocco e prima delle 16 non c’era verso di farsi vistare una prova di stam­pa... ». La Trifolio lavora per il 90 per cento con gli Stati Uniti e per l’8 per cento con Gran Bretagna, Francia e Germania. È diventata un punto di riferimento per mu­sei come il Moma e il Whitney di New York,il J.Paul Getty e l’Ham­mer di Los Angeles, il Museum of fine arts di Boston e il Museum of modern art di San Francisco; per le università di Princeton e di Yale; per le gallerie d’arte Fra­enkel di San Francisco e Gago­sian di New York; per gli editori Prestel, Aperture, Schimer-Mo­sel e Rizzoli Usa. «Perché non ab­biamo committenti italiani? Mol­to semplice: le capacità dei tecni­ci creativi e le professionalità estreme interessano soprattutto al cliente americano, disposto a sborsare quel 20 per cento in più che il sistema AreaW4 compor­ta », specifica Tonolli. Insomma, la qualità paga. Tant’è che la Tri­folio non risente della crisi eco­nomica ed è già subissata di com­messe sino al prossimo inverno. Nel frattempo, dopo aver visto il libro di Cindy Sherman, si sono fatti vivi anche i musei Metropoli­tan e Guggenheim di New York. E nella notte degli Oscar i premia­ti hanno ricevuto in dono dal­l’Academy l’ultima monografia di Herb Ritts, L.A. style , stampata dai veronesi per conto del Getty museum. Molto più di una nomi­nation, per Tonolli e soci.