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 2012  aprile 05 Giovedì calendario

Cucchiarelli ha scritto un instant book su fatti successi 43 anni fa – Adriano Sofri non ha mai ragione, è una legge della natura, ma stavolta si misura con chi ha persino più torto di lui

Cucchiarelli ha scritto un instant book su fatti successi 43 anni fa – Adriano Sofri non ha mai ragione, è una legge della natura, ma stavolta si misura con chi ha persino più torto di lui. Cioè con Paolo Cucchiarelli, autore del Segreto di Piazza Fontana, Ponte Alle Grazie, pp. 698, euro 19,80, il grottesco centone sulla strage del 12 dicembre 1969 al quale si è molto, ma molto liberamente ispirato il regista Marco Tullio Giordana per il suo ultimo film, Romanzo della strage, assai discusso da politici, magistrati e gazzettieri. Cucchiarelli ha un’idea dei misteri italiani da Area 51, con servizi segreti e Men in black che fanno ciao ciao con la manina da tutte le parti. Per esempio ipotizza (be’, più che ipotizzare fantastica) che quel giorno, in piazza dell’Agricoltura, a Milano, le bombe fossero due: una farlocca (per non allarmare Pietro Valpreda, che la portò di persona sul posto) e una devastante (portata sul posto, come in un B-movies con Bruce Willis e Sylvester Stallone, da un sosia, dicesi un sosia, di Valpreda). Già l’ipotesi, per chiamarla così, suona un po’ à la Fu Manchu: una di quelle cose che si vedono nei film citati più sopra e che si leggono nei romanzi di Sax Rohmer o di Edgar Wallace. Se a questo s’aggiungono gli strafalcioni veri e propri, «fratelli» che non sono nemmeno parenti tra loro, donne in taxi (anzi «belle bionde», come scrive Sofri) trasformate in bombaroli identici a Valpreda, cioè ballerine che diventano ballerini, Adriano Sofri ha buon gioco a beffeggiare «l’inchiesta» di Cucchiarelli nel suo istant book 43 anni (quanti ne sono passati dall’inverno della strage) che si può scaricare da Internet all’indirizzo www.43anni.it. Per capirci: Il segreto di Piazza Fontana è giornalismo d’inchiesta in caricatura (un po’ come se Tutti gli uomini del presidente non fosse stato interpretato da Dustin Hoffman e Robert Redford ma da Barney e Fred dei Flintstones). È in buona sostanza, sempre per capirci, lo stesso giornalismo sciatto e diffamatorio che nei primi settanta alimentò la campagna di Lotta continua contro il commissario Luigi Calabresi. Una campagna giornalistica - modello di troppe analoghe campagne successive - che lo condannò puramente e semplicemente a morte. Nel libro di Cucchiarelli c’è tuttavia almeno un’«ipotesi» che non è uno strafalcione: il commissario Calabresi, si legge nel Segreto di Piazza Fontana, non era presente quando Giuseppe Pinelli volò dalla finestra della questura milanese. Posso sbagliare, naturalmente, e se sbaglio io sbaglia anche l’ex presidente della commissione stragi Giuseppe Pellegrino che lo dice in un’intervista al Corriere della sera, ma dev’essere questo, agli occhi di Sofri, lo strafalcione vero, il solo che conti: se Calabresi non c’era, se non ha buttato lui (o ha lasciato buttare da qualcun altro) Pinelli dalla finestra, allora Pinelli potrebbe essersi davvero suicidato e la sola cosa combinata da Adriano Sofri nella sua scialba vita, cioè la campagna giornalistica su Calabresi assassino di Pinelli e sulla «strage di stato», diventa la tragica ridicolaggine che hanno sempre sostenuto i nemici delle buone cause. Se Luigi Calabresi è innocente, i suoi persecutori (e assassini, non dimentichiamolo) sono dei poveri idioti.