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 2012  aprile 05 Giovedì calendario

Bonino: “L’autoriforma? Non la faranno mai pronti al referendum” - Senatrice Bonino, i casi della Lega le suggeriscono riflessioni nuove? «No, sempre quelle

Bonino: “L’autoriforma? Non la faranno mai pronti al referendum” - Senatrice Bonino, i casi della Lega le suggeriscono riflessioni nuove? «No, sempre quelle. Cambiano solo i dati di cronaca, quindi adesso che aggettivo vogliamo usare?». Lei quale userebbe? «Insopportabile? Irritante?». Senatrice, glielo chiedo subito: lo avrete anche denunciato voi, ma pure il vostro tesoriere... «Sa quanto mancava? Ottantamila euro. Non milioni. Il magistrato non credeva ai suoi occhi, diceva che era la prima volta che vedeva dei politici entrare di loro spontanea volontà nel suo ufficio. E poi ha aggiunto: ma vi rendete conto che così mi autorizzate a controllare ogni minuzia? E Pannella gli ha risposto: ho tutto con me. E gli ha riempito la scrivania di scatoloni». È il sistema di finanziamento che fa acqua da tutte le parti. «I punti sono due. Primo, la Costituzione inattuata. Secondo, il referendum tradito». Partiamo dalla Costituzione. «Il famoso articolo 49, “tutti i cittadini hanno diritto di associarsi...” eccetera, era nato da un dibattito il cui succo era: col tempo i partiti devono applicare a sé una democrazia interna che è il presupposto necessario alle norme sul finanziamento». Non è mai successo. «Appunto. La nostra è la Costituzione più bella del mondo anche perché è la Costituzione meno applicata del mondo. Dunque, i partiti dovevano diventare soggetti con personalità giuridica, obbligati a depositare i bilanci, con organi dirigenti precisi, in cui fosse indicato chi controlla chi, eccetera. Invece ancora oggi sono organizzazioni private che però prendono un finanziamento pubblico sotto forma di rimborso elettorale». E ne fanno ciò che gli pare, come si vede. «Certo. Allora, prendiamo un caso, l’Italia dei Valori. Nel 2010 dichiara di avere speso 4 milioni di euro per la campagna elettorale ma ne incassa 13 e mezzo. Sono dati della Corte dei Conti. Vogliamo parlare dei numeri della Lega, o quelli che ci danno i giornali sono sufficienti?» Li prendete anche voi i rimborsi. «Noi siamo gli unici che dichiarano di spendere più di quanto incassano. Lo ha certificato la Corte dei Conti». Che cosa vuole dimostrare? «Se spendi meno di quanto incassi, non sono rimborsi elettorali! È un finanziamento pubblico mascherato! Io non voglio accusare nessuno, ma perché la Margherita, o come diavolo si chiama, deve avere duecento milioni in cassa? Che poi tutti i soldi che avanzano per forza che vanno in ristrutturazioni di case, in fondi della Tanzania, in azioni canadesi. Tanto non si può controllare». E qui siamo al referendum. «Lo sanno tutti: nel 1993 una consultazione popolare abolì il finanziamento pubblico che venne subito reinserito con l’intesa di tutti i partiti, tranne i Radicali, e ipocritamente ribattezzato rimborso elettorale. Un euro a elettore, che siano elezioni politiche, europee o regionali. Dal 2002 si distribuiscono 200 milioni l’anno, due miliardi di euro di in un decennio. Ma adesso ci riproviamo». Un altro referendum?! «Da ottobre cominciamo a raccogliere le firme. Prima non possiamo per complicazioni legislative». Sì, ma come si finanzia la politica? «Si può fare qualsiasi cosa, anche dare un rimborso elettorale o persino un finanziamento pubblico, purché i partiti diventino soggetti pubblici con bilanci rendicontabili, di modo che chiunque sia in grado di verificare dove finisce ogni euro versato dallo Stato e di modo che ogni elettore sia in grado di sapere a quanto ammonta e da dove proviene il patrimonio del partito». Ma questo sistema famelico non è in grado di riformarsi. Nel famoso discorso del ‘92 Bettino Craxi disse che la questione non era puramente criminale, che serviva pure un riflessione politica, e la riflessione non ci fu. «Noi a Craxi glielo gridammo, glielo gridò Pannella, che così facevano tutti, tranne uno, il Partito radicale. Però certo, il suo era un invito giusto. Putroppo la misera riflessione che ne seguì sapete a che portò? Ai rimborsi elettorali. E come si autoriforma questo sistema? Oreste Massari dice che lo stato di salute di una democrazia si vede dallo stato di salute dei partiti. Appunto».