Liana Melella, la Repubblica 5/4/2012, 5 aprile 2012
Allarme europeo sui ritardi dell´Italia "Dannosa una prescrizione troppo rapida" – Oltre 40 pagine spigolosamente suddivise in 132 punti
Allarme europeo sui ritardi dell´Italia "Dannosa una prescrizione troppo rapida" – Oltre 40 pagine spigolosamente suddivise in 132 punti. Ecco il rapporto integrale del Greco, il Gruppo degli stati europei contro la corruzione che ha sede a Strasburgo e che da lì monitora le politiche delle singole nazioni contro la corruzione e simbolicamente dà voti e consigli. Un testo atteso e anche temuto perché, per l´Italia, cade in un momento doppiamente delicato: mentre le inchieste sulla corruzione esplodono e mentre il Palazzo della politica esita, traccheggia, segue procedure e incontri da prima Repubblica prima di arrivare a una nuova legge anti-corruzione. Il rapporto del Greco invece, nella sua essenzialità verbale, diventa di per sé un atto di accusa. Esso parte con un dato lapidario. Sotto la voce "Incriminazioni" è scritto che "l´Italia ha firmato la Convenzione penale sulla corruzione il 27 gennaio 1999; essa non è stata ancora ratificata". E ancora, nel paragrafo successivo: "L´Italia ha firmato il protocollo addizionale alla Convenzione penale il 15 maggio 2003; esso non è stato ancora ratificato". Sono fatti determinanti, perché in quella Convenzione e in quel Protocollo c´è un lungo elenco di reati che l´Italia avrebbe dovuto inserire nei suoi codici, ma da allora non l´ha ancora fatto. In aggiunta, il nostro Paese non esce dal nodo scorsoio della prescrizione, sulla quale il Greco consiglia di fare subito "uno studio" per verificare i danni alle inchieste dai tempi troppo stretti dell´azione penale. Servono misure più concrete contro questa tipologia di reato – Corruzione e concussione. Un nodo ancora irrisolto per il Greco. Il quale raccomanda all´Italia di «esaminare in modo approfondito la pratica applicazione del reato di concussione, al fine di accertare il suo eventuale uso improprio nelle indagini e nell´azione penale nei casi di corruzione». Una volta fatto un ampio monitoraggio, il Greco consiglia al nostro Paese di «adottare misure concrete per rivedere e chiarire la portata del reato», ovviamente qualora questo passo si renda effettivamente necessario. Il timore del Greco è che la presunta vittima, il concusso, in realtà sia anch´esso un «reo», in quanto ha ottenuto un «guadagno dall´indebito vantaggio». Il consiglio viene ribadito nonostante le polemiche italiane per il timore che una modifica dell´articolo 317 del codice penale possa arrecare grave nocumento alle inchieste in corso, a partire da quella su Ruby per Berlusconi. Considerevoli i casi perseguiti nonostante le lacune legislative – Dal Greco arriva un esplicito plauso alla magistratura italiana, «nonostante la lacune» di carattere legislativo. Nelle conclusioni il rapporto scrive: «Un numero considerevole di casi di corruzione è stato perseguito in Italia. Ciò è stato possibile grazie al lavoro dei pubblici ministeri e dei giudici, in uguale misura, i quali hanno acquisito una vasta conoscenza nel perseguire e giudicare i reati relativi alla corruzione e hanno contribuito all´elaborazione di un´ampia giurisprudenza in materia». Segue un nuovo allerta sui tempi di prescrizione, definiti «un fattore decisivo che mette a rischio il lavoro stesso dei pubblici ministeri e dei giudici». Chiosa il Greco che «lunghi ritardi nel concludere i casi di corruzione possono rappresentare un problema molto serio nella lotta alla corruzione, soprattutto se essi portano all´impossibilità di celebrare il processo». Le regole guida anti-crimine grave il ritardo sulla ratifica In più punti del rapporto si mette in evidenza come si stia rivelando una grave distorsione giuridica, rispetto alle strategie internazionali di lotta alla corruzione, il fatto che l´Italia non abbia ancora ratificato la convenzione di Strasburgo del ´99. Quel testo resta tuttora, pur a distanza di tanti anni, una vera e propria Bibbia nell´elencare i reati di cui un Paese deve necessariamente dotarsi se vuole consentire ai suoi magistrati e alle sue polizie di scoprire e indagare di commette reati di corruzione. Sono gli stessi reati che adesso il Greco consiglia all´Italia di inserire al più presto nel codice penale: la corruzione attiva e passiva nel settore privato, il traffico di influenze, l´autoriciclaggio, norme più attente a perseguire reati di corruzione commessi da funzionari stranieri. Inascoltati gli appelli Ue restano gli effetti negativi È recidiva l´Italia in fatto di prescrizione. Il Greco ricorda che critiche al nostro Paese sono state fatte nei due precedenti rapporti, dove «si raccomandava di effettuare uno studio approfondito sui possibili effetti negativi della prescrizione sulle sentenze per i reati di corruzione». Adesso il Greco bacchetta l´Italia perché non ritiene che le misure adottate siano state sufficienti per dare corso alla raccomandazione. Che tuttora viene considerata «pendente». E si tratta di un avviso «di estrema rilevanza», rispetto al quale il Greco può soltanto fare una raccomandazione, non emettere un ordine. Per garantire che i processi in Italia «vengano decisi prima della scadenza della prescrizione», il Greco consiglia di fare un´analisi «sul tasso di incidenza negativa» della prescrizione sui casi di corruzione. Quindi di «adottare un piano specifico» per risolvere il problema.