Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La scuola comincia oggi, come tutti gli anni, tra polemiche, manifestazioni e lacune organizzative: soprattutto il problema delle classi senza insegnanti perché si è tardato a nominare i supplenti. La polemica più forte viene da Pierluigi Bersani, che ha chiuso la festa del Pd a Torino con un discorso in cui ha parlato anche di scuola: siamo in presenza – ha detto - del «più grande licenziamento di massa della nostra storia. Al di là dei problemi di prospettiva siamo a una vera e propria emergenza per la scuola, l’università e la cultura». Bersani alludeva alla situazione dei precari, che ieri hanno manifestato a Messina bloccando il traghetto da e per Villa San Giovanni. Idem dall’altra parte dello Stretto, dove gli insegnanti si sono attestati sul viale degli imbarcaderi. Erano due-tremila. Parecchi indossavano t-shirt con le scritte: «Né farabutti né fannulloni, solo lavoratori». Oppure: «Vogliamo un solo licenziato: ministro Gelmini disoccupato». La proposta di molti è di utilizzare i soldi destinati al Ponte sullo Stretto per sistemare questi professori senza posto.
• Come stanno le cose?
Con la manovra triennale decisa nel 2008 senza che nessun professore o studente protestasse (per molti erano appena cominciate le vacanze), Tremonti ha stabilito che entro il 2011 gli organici di personale docente e non docente debbano scendere di 130 mila unità. Nei 130 mila sono compresi anche quelli che sono andati o andranno in pensione e che non sono stati (e non saranno) sostituiti. Quest’anno la riduzione riguarda 12.372 posti (8.711 alle elementari e 3.661 alle medie), mentre nella scuola materna vi saranno 560 maestre in più. Vi saranno anche delle sistemazioni in ruolo, autorizzate dal Tesoro: 1.740 docenti alle medie, 1.681 all’infanzia, 792 alle elementari. Il numero degli studenti iscritti aumenta invece ogni anno, grazie all’apporto dei figli degli immigrati. La tendenza è generale, non voglio imbottirla di dati e mi limito ai numeri della scuola media: nell’anno scolastico 2006-2007 frequentavano questo ciclo 2.572.257 ragazzini, l’anno scorso erano seimila in più, 2.578.650. I dati ufficiali di quest’anno non ci sono ancora, ma dal ministero confermano che l’incremento continua.
• Se i professori diminuiscono ma gli studenti aumentano significa che le classi sono più affollate, no?
Sì, ci sono 3.700 classi in meno ed esistono percio aule affollate di 35 o 37 alunni, benché un decreto ministeriale del 1992 proibisca la formazione di classi composte da più di 25 studenti. Ma non si deve credere, come parrebbe dalle grida di Bersani e dei precari, che “tutte” le classi si trovino in questa condizione. Non ci sono ancora dati definitivi per tutti, ma ho sotto gli occhi, per esempio, le statistiche che riguardano le scuole del Veneto e qui la media è passata da 20 alunni per classe dell’anno scorso a 22 quest’anno. Non dobbiamo dimenticare che la scuola, per decenni, è servita alla Dc prima, e alla classe politica successiva alla Dc poi, per ingraziarsi il popolo attraverso una folle politica di gonfiamento degli organici. Per esempio, i tre maestri nella scuola elementare contrabbandati per una fondamentale rivoluzione pedagogica, mentre non si trattava che di sottogoverno…
• Adesso nelle scuole elementari c’è un solo maestro?
Il maestro unico è stato introdotto l’anno scorso solo nelle prime classi. Quest’anno sarà esteso anche alle seconde. Le compresenze sono state eliminate. Ogni classe ha diritto a 27 ore di scuola a settimana, ma ogni insegnante è tenuto a lavorare per 22 ore. Dalla terza in poi, ferme restando le 22 ore che si richiedono a ogni docente, le classi hanno diritto a ricevere 30 ore di lezione. Il taglio degli organici s’è ottenuto cominciando a diminuire gli orari.
• Non è male fare meno ore di lezione?
In Italia le ore di istruzione previste nella fascia d’età 7-14 anni sono 8.200. La media Ocse è di 6.777. L’unico paese che tiene i ragazzi a scuola per un numero di ore superiore al nostro è Israele.
• Dalle sue risposte sembrerebbe che la scuola italiana va a gonfie vele?
No, affatto. È una scuola arretrata, lassista, dove – generalmente parlando – si insegna poco e si impara ancora meno. I ragazzi escono sostanzialmente impreparati perché da loro, in definitiva, non ci si aspetta niente. E se qualcuno prova a fare sul serio, si trova troppe volte i genitori contro, che non vogliono sentir parlare di bocciature o di brutti voti, che stresserebbero i poveri figli. Quest’anno è stata introdotta la norma che se si fanno più di 50 giorni d’assenza si ripete l’anno infallibilmente. È già qualcosa. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 13/9/2010]
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